Il 122° Derby della Lanterna di Coppa Italia è stato il film del campionato di Sampdoria e Genoa. La Samp ha giocato il primo tempo come gli era successo contro il Benevento e il Bologna dominando, ma non chiudendo la partita, e il secondo si è sciolta  quando i tecnici avversari le hanno preso le misure.

Ranieri nella prima parte di partita aveva indovinato tutto: gli esterni alti ad annichilire i quinti di centrocampo o di difesa genoani in tutte  le ripartenze. Ha messo la museruola a Rovella nel ruolo di play, anche perché le condizioni del calciatore non erano al massimo dopo aver avuto per due giorni febbre da gastrite. Rovella che perde due tackle o che non recupera un pallone difficilmente era successo anche in Primavera. Bravo Ranieri a giocare con il doppio play, Silva basso e Verre alto, e prendersi il cuore del gioco. Tutto ciò costringeva il Genoa non partire dal basso alla ricerca di spazi, giocare con baricentro basso   con Scamacca e Shomurodov nel deserto dei tartari.

Maran ha sbagliato la formazione del primo tempo insistendo a giocare con Zajc più mediano che mezzala/trequartista, inchiodando Sturaro a fare il mediano e non a cercare e trovare le sue galoppate in diagonale nella terra di nessuno avversaria.

Nel secondo tempo quello che non si aspettava Ranieri era che la squadra ripetesse le prestazioni del campionato giocate solo per 45 minuti. Maran cambiava tutto il  centrocampo con Badelj in campo e soprattutto Melegoni, quante volte invocato da questa testata nelle scorse settimane. La sfiga perseguita il Grifone: Melegoni l’uomo partita con Scamacca stirato dopo 30′ di gioco.

Il Vecchio Balordo si è compattato con due le linee strette semplicemente distribuendo bene gli uomini sul terreno di gioco, con le giuste caratteristiche generali tecnico-tattiche dei calciatori.

La partita è subito cambiata: palloni rubati a centrocampo, ripartenze o contropiedi fulminei di Pellegrini non più terzino e gol di un Super Scamacca e di Lerager, entrato in campo per Sturaro da pochi minuti, ormai incubo gol per i doriani.

Anche l’ubzeko Shomurodov, dopo aver cercato la profondità inutilmente nella prima parte, ha fatto vedere che può essere utile alla causa e fare la spalla di Scamacca non solo fisicamente ma aprendo spazi e portandogli via il difensore cercando di non pestargli i piedi, come succede al bomber genoano nella Nazionale Under 21 con vicino calciatori veloci.

Maran non ha letto bene  la partita nel primo tempo  venendo meno ad uno dei suoi compiti qualificanti visti in carriera che tante volte avevano offerto un contributo maggiore alla squadra con rapide decisioni a modificare l’andamento della partita e a volte anche il risultato, correggendo le posizioni in campo e i compiti tattici di alcuni giocatori oppure operando le sostituzioni come successo nell’intervallo.

Missione compiuta o non compiuta, una vittoria che fa bene all’autostima del Grifone che si regala un turno difficile ma affascinante in una sola gara con la Juventus.

A questo punto non mettere da parte la paura ma affrontarla dovrà essere il mantra a Pegli. Nessuno si illuda. La squadra rossoblu è ancora convalescente, solo la Samp dei secondi poteva aiutarla a ritrovare la brillantezza di passo e soprattutto di manovra facendo vedere qualcosa da non cambiare per il futuro.

Niente più scuse, poche chiacchere  e levare di mezzo la paura. Tirare fuori la grinta. Maran deve conoscere se sono state recepite le sue indicazioni e i giocatori di averle capite.

La paura si affronta affrontandola, bisogna essere pronti per sostenere le pressioni e avere voglia di capire che cosa sia il calcio per i tifosi genoani, non solo nelle stracittadine giocate come le ultime che danno speranza che il percorso possa cambiare.

Scordiamoci il calcio spettacolo, la priorità adesso è diventare squadra e avere un atteggiamento sempre battagliero. Ci sarà tempo per pensare alla qualità. Se ci sono panni, anche se non sporchi, lavateli dentro lo spogliatoio. Servono calciatori che non hanno paura ma personalità e carattere di reggere le pressioni dentro e fuori dallo spogliatoio.

Il Genoa ha annaspato, crisi di rigetto? Non è una novità nel Genoa e la cura certa nel passato non c’è stata, solo fatiche a portare a casa la salvezza all’ultima giornata. Gli allenatori che si sono succeduti negli ultimi anni hanno dovuto fare i conti con uno spogliatoio perplesso.

Questo non vuol dire che remano contro l’allenatore: si sono lasciati ad inizio agosto facendo saltare per aria un allenatore dalla gioia e dopo è sparito dal radar, come qualche dirigente che non sarà stato un amicone, ma un punto di riferimento per le faccende extra-calcio famigliari.

Allora è certo che se non credi fino in fondo in una cosa non si può fare con passione, che dopo è l’impegno anima e corpo che fa fare i risultati e con quelli arrivano anche la credibilità del tecnico e l’autostima della squadra. Senza diventa un Grifone che si morde le ali e non vola.

Al Genoa è stato difficile negli ultimi anni da parte dei tecnici e chi ci è riuscito è rimasto al palo, pur pagato, a fine obiettivo raggiunto. Probabilmente tutto ciò lo zoccolo della squadra del passato fa fatica a capirlo.

Anche per Maran il compito non è stato facile: lavorare sul campo con 33 calciatori più i primavera che dopo entrano in uno spogliatoio comune. Lo spogliatoio è l’ultimo luogo sacro del calcio. In un mondo privo di regole c’è un posto che impone ancora la propria legge. A buon intenditor non serve la spiegazione.

In grossi gruppi per l’allenatore richiamare attenzione, motivare, chiedere attenzione, organizzare, parlare convincere la squadra dei tuoi principi, delle tue tecniche è difficile, fare il giocattolo Preziosi ogni anno.

La vittoria nel derby deve far non tanto rinascere, ma funzionare l’alchimia, al di là delle parole di facciata di “gruppo”, che contribuisce a far fare risultati. Vincere aiuta a vincere , la vittoria nel derby deve essere la medicina giusta verso il futuro.

La medicina è un’arte anche nel calcio che viene esercitata in attesa di essere scoperta e i Genoani scalpitano per vedere e capire se il derby ha iniziato la cura di guarigione già da lunedì prossimo contro il Parma.