Fulvio Collovati, ex rossoblu con 72 presenze all’attivo sotto la Lanterna rossoblu, Campione del Mondo a Spagna ’82, è tornato a parlare ai nostri microfoni. Il tema al centro del dibattito? Cosa ci abbiano detto queste prime sette giornate di campionato.

Parto dalla cima della classifica nel commento a queste prime sette giornate: vi troviamo il Milan. Può lottare per lo scudetto? L’idea è che là in cima ci sarà più bagarre degli anni scorsi

Sì, è senza ombra di dubbio un campionato condizionato dal Covid: è fuori discussione. Ciò non toglie che il Milan merita di essere in prima posizione: lo è stato nel post-lockdown, da squadra che ha fatto più punti, e oggi è maturato e assai regolare. Alcuni giocatori hanno acquisito personalità per merito indubbiamente di Pioli, ma anche di questo centravanti che attira l’attenzione, fa crescere la squadra e si chiama Ibrahimovic. Il Milan può vincere lo scudetto? Io rispondo: e perché no? Non vedo squadre che giochino meglio del Milan. Una squadra capace di perdere 2-0 col Verona, recuperare la partita e quasi vincerla alla fine. Se a gennaio la società si renderà conto di dover rinforzare la squadra, non potendo giocare sempre gli stessi, è un’assoluta pretendente allo scudetto”.

I 241 gol segnati alla settima giornata sono un record assoluto per la Serie A. È un dato legato al Covid oppure al livellamento del fattore campo?

Un po’ è legato al Covid, un po’ alla mancanza di pubblico e quindi di tensione. C’è qualche volta poca concentrazione e il fatto che non ci sia pubblico fa perdere i difensori in alcune disattenzioni. C’è poi, parliamoci chiaro, molta più attenzione alla fase offensiva che non a quella difensiva. Il VAR ha condizionato tutto: l’evoluzione della tecnologia permette agli attaccanti di essere impercettibilmente toccati e i difensori vengono puniti. Per questo motivo i difensori stanno a distanza, sono molto condizionati. Poi la mancanza di emozioni e pubblico, diciamo la verità, ha tolto anche un bel po’ di pàthos”. 

Il Genoa, per la seconda volta in due stagioni, è virtualmente retrocesso alla seconda pausa per le nazionali, terzultimo in classifica. A quale stagione va incontro?

“Rispetto ai miei tempi c’è una possibilità, ovvero sia quella di gennaio. Consideriamo che dopo la sosta si giocherà il 20 novembre e mancheranno 5/6 partite alla sosta di dicembre: dopo ci sarà la possibilità di rinforzarsi. Le squadre che hanno difficoltà rivedranno i loro piani. Il Genoa è una di queste perché non si può pensare di fare ancora affidamento in attacco su un giocatore di 38 anni, seppur bravissimo, come Pandev: quindi andrà rinforzata in avanti e in difesa e andrà preso un centrocampista. Altrimenti siamo sempre lì: non è un caso che ti trovi sempre a lottare per non retrocedere. Significa che qualche errore la società lo ha commesso”. 

In basso alla classifica, forse quest’anno più che altre volte, bisogna fare un’attenzione ancora superiore per evitare la retrocessione? 

Assolutamente. C’è molto equilibrio, e c’è nella parte alta della classifica così come nella parte bassa. Il Torino che pareggia in casa col Crotone, per esempio, è una squadra che ha delle difficoltà. Genoa, Udinese, Torino, Crotone, e alla lunga Benevento e Parma sono 7/8 squadre che lotteranno per non retrocedere. Sapete quanto sia attaccato al Grifone, perché sono stati gli ultimi anni della mia carriera, e anche i più belli. Un po’ d’ansia ti viene sempre a pensare al perché questa squadra non riesca mai a trovare una sua regolarità. I troppi cambiamenti portano a questo: cambiare squadra ogni anno fa andare in difficoltà gli allenatori”. 

In chiusura, visto che hai parlato degli anni più belli della tua carriera vissuti in rossoblu,  vuoi lasciare un tuo saluto ai tifosi del Genoa?

“Coi tifosi del Genoa – e parliamo di fine anni Ottanta e inizio anni Novanta – siamo riusciti a battere il Liverpool in casa sua, ad Anfield, quando era già squadra di grande valore. È stato un momento storico e io sono rimasto affezionato a questa maglia. Perciò saluto e abbraccio calorosamente tutti quanti i Genoani, sperando di uscire quanto prima da questa pandemia di cui, francamente, non se ne può davvero più”. 


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