La nostra redazione ha raggiunto a Ravenna mister Davide Ballardini, che assieme ai suoi collaboratori è un attento osservatore del calcio italiano ed europeo e continua ad aggiornarsi, in attesa di poter tornare ad allenare in panchina. “Io sono andato anche all’estero a vedere partite e allenamenti – ci spiega nell’intervista – Del resto non possiamo fare a meno della nostra passione, e la nostra passione vuol dire curiosità. E curiosi lo saremo sempre finché ne avremo le forze”.

Mister Ballardini, è sempre un piacere incontrarla. Intanto le chiedo: dopo tre giornate di campionato, questa Serie A cosa ci dice?

“Per me il campionato inizia ora. Le squadre hanno fatto la loro campagna acquisti, si sono messe apposto. Tempo 3/4 partite, da qui in avanti, si vedrà come faranno la stagione. Per me, insomma, il campionato inizia ora”.

Questo vuol dire che giocare le prime giornate del campionato col calciomercato aperto non serve?

“Sì, ma non solo. C’è stata poca pausa ed stato tutto un po’ strano. Le squadre hanno avuto poco tempo per riposare, riprendendo alla svelta, e con questa sosta per le nazionale (e il mercato che si chiuso) si potrà vedere qualcosa di diverso”. 

In chiave campionato, Gattuso ha fatto vedere una sorta di 4-2-4 alla “brasiliana” mentre da Pirlo ci si aspettava qualcosa di diverso.

“Il Napoli dalla metà campo in su ha giocatori bravi e penso che Gattuso ne voglia sfruttare tutta la qualità. Penso che lui abbia usato questa disposizione per sfruttare al meglio i suoi giocatori. La Juventus, rispetto agli anni passati, quest’anno ha cambiato guida tecnica e giocatori che fino all’anno scorso erano punti fermi ora non lo sono più. E hanno preso Chiesa. Per la Juventus penso che il campionato inizia seriemente ora”. 

Come fa la Liguria ad avere tre squadre in Serie A?

“Speriamo che non sia un caso. Oggi è così, ma è successo per altre regioni in passato. Spero non sia un caso e l’anno prossimo spero di rivedere Genoa, Spezia e Sampdoria in Serie A”. 

È un calcio al Covid: quanto potrà incidere questa pandemia?

“Nessuno lo sa, ma se ci sono delle regole…Dobbiamo comunque guardare all’Europa, non all’Italia. Tutti i campionati europei sono iniziati e stanno andando avanti. Dobbiamo guardare soprattutto a livello europeo, non tanto locale. Ci sono delle regole? Le regole vanno rispettate, ed entro le regole le cose speriamo vadano avanti. E nelle difficoltà, che vadano avanti al meglio”. 

La griglia del campionato?

“Per le prime posizioni, per me è l’Inter la squadra più attrezzata e che parte in vantaggio. Credo che l’Atalanta arriverà prima della Juventus. Può vincere lo scudetto? Sì, può lottare per la vittoria. Ha una rosa, una società e una guida che ti fanno dire questo. Inter, Juventus, Atalanta, Napoli, Lazio e Milan sono le 5/6 squadre più attrezzate. Un po’ sotto Roma, Fiorentina, Torino, Sassuolo. Nelle retrovie, le tre che sono salite certamente dovranno lottare fino alla fine. Per le altre squadre, faccio fatica a dire quali potrebbero giocarsi la permanenza in Serie A assieme alle tre neo-promosse”. 

Mister, inutile negarlo: i Genoani la hanno nel cuore, ma un po’ di Genoa è anche nel suo cuore. Come vede questa stagione del Genoa?

“Il Genoa per me ha una squadra forte. Sono due o tre anni che lo dico, ma negli ultimi due anni il Genoa ha sofferto un po’ troppo. Tanta sofferenza, ma quest’anno ci sono tanti bravi giocatori in rossoblu e faccio fatica a pensare ad un Genoa che lotta là dietro”. 

Una curiosità: ma perché Piatek faceva gol solo con lei? Noi l’abbiamo visto segnare dalla prima gara di Neustift e sino all’ultima gara in panchina…

“Intanto bisogna dire una cosa: quell’anno eravamo l’unica squadra a presentare due attaccanti titolari debuttanti in Serie A. Tutti e due molto bravi. Per quanto riguarda Piatek, ricordo un ragazzo straordinario, che non ha mai saltato un allenamento, un ragazzo che aveva una voglia quotidiana di migliorarsi ed era davvero molto affamato. Non so dopo cosa sia successo, ma rimane un giocatore con qualità per fare davvero bene. Per fare davvero una bella carriera. Ha le caratteristiche umane e tecniche per fare una buonissima carriera. Spero che non sia successo nulla, ma che, come accade a tutti gli attaccanti, abbia momenti buoni e altri un po’ meno. Il nostro Genoa, prima di Piatek e Kouamè, era un Genoa assai compatto, solido, umile, serio. Aveva tante buone cose. Con Piatek, Kouamè e Pandev era un Genoa un po’ meno compatto, ma molto pericoloso. Tanto che quel Genoa lì, in sette partite di campionato, fece 12 punti. E magari quel Genoa – l’allenatore sarebbe stato sempre lo stesso, sarei stato io – avrebbe poi trovato, strada facendo, anche la compattezza che serviva, mantenendo quella pericolosità che aveva dimostrato nelle prime sette giornate”. 

Tutti gli allenatori sono un po’ preoccupati nel campionato italiano perché ci sono Allegri, Spalletti, Mazzarri, Ballardini che potrebbero dare qualcosa al campionato. È possibile?

“Per me sono più preoccupati gli allenatori che sono a casa. Allenare è la mia vita e, ad oggi, ad essere poco sereno sono più che altro io: quando alleno sono felice, mi diverto, mi piace quello che faccio essendo la mia passione. Quando non alleno, sono un po’ agitato. Sono più preoccupati gli allenatori che non allenano”. 

Non si fanno più a vedere i giocatori, prima di sceglierli, sul campo. Ormai si scelgono i giocatori dalla televisione, attraverso i network e roba varia. Ma come si fa a decifrare spazio e tempo e profondità che sanno dare i giocatori attraverso la tv? Secondo me è impossibile

“Una prima scrematura viene fatta così, però poi le società serie – che hanno tanti osservatori e capaci – mandano persone a vedere le partite e gli allenamenti. Quindi no, una volta che devi acquistare un giocatore e spendere anche dei soldi stai molto attento alla persona, alle qualità, e vai sul posto a vederlo. In campo, in allenamento e in partita”. 

È un altro campionato da “prima non perdere”. La paura di perdere c’è sempre in questo campionato?

“Siamo italiani, quindi un po’ siamo maestri nella fase difensiva di squadra. è vero anche che ci sono tante squadre brave nella fase offensiva, ma rimane la nostra caratteristica e prerogativa quella di fare bene la fase difensiva. Non è un demerito, ma un merito. Se poi siamo bravi a creare le occasioni da gol, allora significa che uno è davvero bravo. Nelle prime giornate ci sono stati tanti, tanti gol: vuol dire che magari non siamo così bravi in fase difensiva, ma siamo migliorati molto in quella offensiva”.

L’ultima domanda: come studia calcio mister Ballardini? 

Non ci fermiamo mai, siamo sempre a vedere allenamenti e partite. Quando ci sono Serie A e B andiamo a vederle, questa settimana che non ci sono andrò a vedere la Serie C assieme ai miei collaboratori. In settimana vediamo allenamenti di altri colleghi: io, Carlo Regno e Stefano Melandri abbiamo la possibilità di vedere squadre più vicine a casa. Io sono andato anche all’estero a vedere partite e allenamenti. Non possiamo fare a meno della nostra passione, e la nostra passione vuol dire curiosità. Curiosi lo saremo sempre finché ne avremo le forze”. 


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