Al termine della gara vinta dal Genoa contro l’Hellas Verona abbiamo chiesto il perché di un’altra stagione con salvezza all’ultimo. Il nostro giro di interviste è proseguito con Maurizio Moscatelli, collega e firma di Tuttosport e ANSA.

Perché il Genoa, di nuovo e dopo le promesse dello scorso maggio, è arrivato a giocarsi la salvezza all’ultima giornata? Cosa non bisogna assolutamente ripetere in vista dell’anno prossimo?

“Il Genoa deve costruire un’ossatura sulla quale costruire la squadra. Ogni anno cambi i giocatori a gennaio e ad agosto e l’ossatura non ce l’hai, non l’hai costruita e quindi devi rispiegare tutto. Poi devi cambiare gli allenatori e diventa sempre un problema. Il Genoa che aveva fatto bene con Preziosi era quello che aveva la sua ossatura, e su quella ha costruito la sua fortuna: i Marco Rossi, il primo Criscito, gli Sculli. Quei giocatori rimasti per un tot di anni. Oggi (ieri,ndr) nel Verona c’erano due giocatori che hanno fatto 100 presenze nel Genoa: Lazovic e Veloso. Nel Genoa trovare un giocatore che abbia fatto cento partite, al di là di chi è tornato, è davvero difficile. Se noi guardiamo, domani la maggior parte di questi giocatori sono prestiti che tornano a casa. Potevano anche fregarsene, perché tanto da domani non saranno del Genoa, e questo è probabilmente il problema.

Da gennaio si sta cercando di fare questo: richiamare i Behrami, i Perin, muovendosi sul voler ritornare sul cuore Genoa, tornare a quello che era. Giocatori che arrivano, rimangono due o tre anni, si immedesimano nell’ambiente e a quel punto possono dare qualcosa in più. Su quell’ossatura poi costruire la squadra, come fanno tutti gli allenatori. Se non sei la big che compra subito i grandi giocatori, senza andare troppo lontano, la Sampdoria di Giampaolo era quella: aveva un suo schema, aveva i suoi giocatori e su quelli ha lavorato.

Quando ne cambiava uno, cercava di costruirne subito un altro già per l’anno dopo. Nel Genoa dev’essere così:  deve lottare per metà classifica, per l’Europa League. Il miracolo Atalanta è una cosa diversa: perché ciò che c’è dietro a Bergamo, a livello economico e industriale, non c’è a Genova. Anche se Bergamo è più piccola, la provincia è un pochino differente. Il Genoa deve costruire un gruppo di giocatori (giocatori buoni), su quello lavorare e farli restare 2/3 anni in modo tale da inserirci poi giovani e qualche buon elemento dall’estero. Non che dopo sei mesi i giocatori se ne vanno, altrimenti diventano davvero pedine che cambi così, senza neanche avere il tempo di affezionarsi“.  


Genoa salvo all’ultima giornata: il pensiero di Marco Callai (Il Messaggero)