Non esiste un vocabolo sufficiente a definire la prestazione del Genoa a Reggio Emilia contro il Sassuolo, ci limitiamo a parlare di autentico disastro. Oggi servirà una vittoria nella partita interna contro il Verona per essere sicuri di ottenere la salvezza senza aspettare buone notizie da Lecce.

Il Verona è una squadra piena di ex genoani…

È allenato da Ivan Juric, che insieme a tanti nostri ex nelle fila gialloblù ha ottenuto da molto tempo una meritatissima salvezza e ha messo in mostra un calcio eccellente per tutto il campionato. Il gruppo di ex genoani all’Hellas sono Gunter, Veloso, Lazovic, Salcedo come giocatori e Juric, Paro, Barbero e Ostojic nello staff tecnico. Da Lecce arrivano insinuazioni poco piacevoli sull’impegno di Juric e compagnia per la partita odierna, ma io farei presente al presidente dei giallorossi che il secondo tempo di Udinese-Lecce è stato a dir poco vergognoso e quindi il signor Sticchi Damiani farebbe meglio a tacere e a guardare in casa propria.

Ivan Juric, oltre ad essere un bravo allenatore, è una persona seria, sincera e coerente, e lo stesso si può dire dei suoi giocatori, quindi verrà a Genova per giocarsi la partita e per cercare di vincere, e se dovesse perdere, come tutti noi tifosi rossoblu speriamo, sarà sicuramente per merito della squadra di Nicola. Il Genoa non deve sperare nell’aiuto di nessuno, deve gettare nella gara tutto ciò che ha, deve far dimenticare al suo popolo questo orribile campionato, deve ritrovare tutti quei valori oramai persi. La sua gente non merita figuracce come quella di mercoledì e se tutti, dico tutti, hanno un pizzico di orgoglio e di amore per la gloriosa maglia che indossano, è giunta l’ora di dimostrarlo.

Uno sguardo d’insieme sull’Hellas.

Juric schiera il Verona con il suo classico 3-4-2-1, fatto di pressing continuo in ogni zona del campo e della ricerca dell’uomo contro uomo per tutta la partita. E’ una squadra preparatissima fisicamente, grazie al nostro ex preparatore Paolo Barbero, e pazienza se da parte di tutti gli ” esperti ” del settore considerata era la più seria candidata alla retrocessione in serie B.

L’analisi reparto per reparto. Partiamo dalla difesa.

In porta oggi giocherà Radunovic, che per tutto l’anno è stato il dodicesimo del titolare Silvestri. Radunovic, serbo da anni in Italia, è portiere bravo tra i pali e nelle uscite alte, ma non ha molta dimestichezza con il pallone tra i piedi. I tre difensori sono Gunter come centrale e Rrhamani e Dimarco come “braccini”. Gunter possiede buoni mezzi tecnici, è forte sulle gambe, ha un buon stacco aereo e sufficiente rapidità, Rrahamani, il centrale di destra, ha fisico imponente ma è ugualmente rapido nel breve forte nel gioco aereo e ha da subito avuto un forte impatto nel nostro calcio, Demarco gioca nell’insolito ruolo di marcatore, lui che è un esterno di centrocamp. Questo perché nel Verona vi sono alcuni difensori infortunati e perché Dimarco partecipa sovente alla costruzione della manovra, cosa richiesta da Juric ai suoi difensori. L’ex interista, ha un buon piede mancino, è molto rapido, però non ha una grande statura.

Il centrocampo.

Faraoni e Lazovic sono gli esterni a tutta fascia. Faraoni a destra ha una corsa importante, è abile negli inserimenti con o senza palla, sa farsi valere in zona gol ed è stato uno degli artefici di questa bella stagione del Verona. Lazovic a sinistra ha disputato un campionato super, ha dispensato gol ed assist, ha generato velocità e dribbling in quantità industriale. Lazovic gioca a sinistra anche se è un destro naturale, e ora usa e anche bene il piede mancino, un giocatore dalla crescita esponenziale. Amrabat e Veloso sono i due centrocampisti centrali. Il primo ha forza fisica impressionante e buona tecnica, corre per tutta la partita,, è stato la rivelazione della Serie A e nel prossimo anno vestirà la maglia della Fiorentina, Veloso, uomo faro degli scaligeri, è munito di piede sinistro sopraffino e di una capacità aerobica non comune, i suoi corner e le punizioni sono autentici pericoli: oltre ad essere un ex Genoa, è anche il genero del presidente rossoblù, Preziosi.

L’attacco

Le due mezzepunte sono Borini e Pessina. Borini, arrivato a gennaio dal Milan, si è subito integrato nello scacchiere veronese ed ha subito trovato il giusto feeling con l’allenatore croato, corsa e tempo di inserimento sono le sue qualità migliori, è stato impiegato in diversi ruoli. Pessina, ex Atalanta, non ha una qualità per cui eccelle, ma è bravo a fare tutto. Anche lui è molto pericoloso negli inserimenti.

Di Carmine, la punta centrale, cresciuto nel settore giovanile della Fiorentina dove era considerato un predestinato, si è un po’ perso nel percorso di crescita, probabilmente per colpa di un carattere particolare, ora sembra abbia riacquistato sicurezza e fiducia. E’ abile in acrobazia, con Juric ha avuto qualche difficoltà all’inizio, ma il mister con la sua intransigenza gli ha fatto capire che bisogna anche sacrificarsi per il bene della squadra, il calcio è uno sport collettivo, non individuale.

Come si comportano sulle palle inattive.

Sui corner e sulle palle inattive a sfavore difendono a zona. Tutti i corner e le palle ferme a favore sono affidate a Veloso, situazioni in cui i gialloblù creano sempre pericolo o vanno a segno direttamente. Tutto ciò che non avveniva quando Veloso giocava nel Genoa ai tempi, anni in cui veniva subissato di fischi perché aveva la “colpa” di aver sposato la figlia di Preziosi.

Come diceva Boniperti, “VINCERE non è importante, è l’UNICA COSA CHE CONTA”.


LA PROBABILE FORMAZIONE DEL GENOA 

GENOA (3-5-2): Perin; Biraschi, Romero, Masiello; Ankersen, Lerager Schone, Behrami, Criscito; Sanabria, Pandev.

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Mario Ponti
Sono nato a Genova il 10 gennaio 1964. Ho fatto tutto il settore giovanile nel Genoa: 3 anni di primavera, esordio in serie A in Genoa -Napoli nel 1983. Poi esperienze nel Carbonia, Omegna, Casale e Mondovì in Serie C2; poi Dilettante in squadre della provincia di Genova. Un grave infortunio al ginocchio destro mi ha condizionato per tutta la carriera. Quattro operazioni. Una volta terminato di giocare ho iniziato a fare l’allenatore, prima nelle giovanili rossoblu e successivamente per 10 stagioni sulle panchine di Arenzano (il mio paese d’origine), Cogoleto, Lagaccio, Molassana e Pegliese. Infine, la sclerosi multipla è avanzata e ho dovuto abbandonare la panchina motivo per cui ho fatto per tre anni il direttore sportivo. Ora voglio fare solo lo spettatore e il tifoso. Nel 2014 la T.O mi ha premiato come tifoso rossoblu dell’anno, cosa di cui vado molto, molto orgoglioso.