La ventottesima giornata da qualche anno è per tradizione una giornata farcita di tantissimi gol. Una coincidenza che si è riproposta anche ieri, nel turno che potremmo definire “delle rimonte”, alla conclusione di Parma-Inter: 40 gol segnati, una media di quattro reti a partita. L’anno scorso furono addirittura 42 le marcature messe a segno al 28° turno.

Non è stata la giornata più prolifica di questa stagione, perché 40 gol erano stati segnati anche ad inizio febbraio, alla 22esima, ma è sicuramente stata indicativa di come si siano effettivamente ripresentate le squadre post-Covid: concedendo tutte qualcosa e non escludendo errori grossolani, soprattutto in fase difensiva. Errori ai quali sommare un utilizzo un po’ affannoso del VAR dopo un 27esimo turno scivolato via come l’olio.

Con la conclusione della ventottesima giornata ci si lascia alle spalle un turno particolare, dove paradossalmente, in fondo alla classifica, l’unica squadra ad aver guadagnato punti rispetto alle dirette concorrenti è stato quel Genoa uscito col bicchiere mezzo vuoto da Brescia. Sotto 2-0 nel giro di tre giri d’orologio, avrebbe recuperato con due calci di rigore.

Per il resto hanno perso tutte: dal Torino, uscito con le ossa rotte da Cagliari dopo due risultati utili di fila, all’Udinese, che si conferma sprecona sotto porta e che per questo viene condannata dal suo “passato” calcistico. Negli occhi ci sono tanti errori difensivi, da quello di Troost Ekong sul vantaggio bergamasco di Zapata a Djimsiti che lascia troppo spazio e campo a Lasagna in contropiede. Fatto sta che l’Udinese non vince da gennaio scorso, l’Atalanta non smette di fare bottino pieno da sei turni di fila. E Musso e Gollini si ritrovano in società tra i migliori in campo.

Perde a domicilio anche la Sampdoria, che recirimina con l’arbitro in occasione del primo rigore a favore del Bologna e viene colpita subito dopo dall’asse Barrow-Orsolini. Dedica dell’attaccante gambiano ai morti di Bergamo e alla nonna scomparsa pochi giorni prima. Terzo KO di fila per i blucerchiati prima della sfida salvezza in casa del Lecce. Un crocevia dal peso notevole per la classifica di Ranieri e Liverani

Resta tutto tranne che scontata anche la lotta per l’Europa League. Se il quarto posto Champions League è stato pressoché blindato dall’Atalanta (+9 sulla Roma), il Milan rilancia la rincorsa al quinto posto superando 2-0 a domicilio la Lupa. La squadra di Fonseca crea tanto e concretizza con difficoltà, complice un Dzeko appannato. Rebic e Cahlanoglu la puniscono, permettendo a Pioli di accorciare sul quinto posto e superare l’Hellas Verona allontano coi risultati lo spettro di Rangnick.

Gli scaligeri, alla luce della sconfitta del Parma col quale rimangono appaiati a 39, non possono di certo brindare ai due punti gettati al vento al Mapei Stadium e al pirotecnico – ma ricco di errori difensivi – tre a tre col Sassuolo. Forti del doppio vantaggio, gli uomini di Juric si sarebbero fatti raggiungere da Boga e dalla rete al 97esimo di Rogerio. Si sorride un po’ di più oggi con l’annuncio del rinnovo di Miguel Veloso, per un altro anno a Verona.

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Brinda invece un redivivo Cagliari, che da Zenga sembra rigenerato, ma che di fatto sul proprio percorso di ripresa ha trovato due fra le squadre col peggiore rendimento degli ultimi mesi e non ha mancato di vacillare spesso. Nonostante tutto, gli isolani si portano a casa il 4-2 col Toro e si mettono nella scia di Parma ed Hellas Verona aggiungendosi di diritto a quella volata all’Europa League nella quale erano assoluta rivelazione ad inizio stagione. Stessa cosa fa il Bologna, che a 37 punti “intravede” la formazione sarda.

Anche in testa alla classifica si è tornati a rispondersi colpo su colpo. La Juventus ha battuto 4-0 il Lecce, in dieci uomini per quasi tutta la partita, ed è andata momentaneamente a +7 sulla Lazio. Ha pregustato quell’ampio vantaggio per qualche ora la sera successiva, almeno finché Luis Alberto non ha siglato il 2-1 contro la Fiorentina, mettendo nero su bianco l’ennesima rimonta di questo 28esimo turno.

Gli uomini di Inzaghi, complice un rigore generoso concesso a Caicedo e la testa ancora alla negativa trasferta di Bergamo, avrebbero ribaltato l’iniziale rete viola di Ribery, un’assoluta perla in slalom fra tre difendenti biancocelesti. Un gol molto simile a quello col quale Gervinho avrebbe aperto le marcature di Parma-Inter, mandando in svantaggio i nerazzurri e facendoli soffrire sino all’80esimo inoltrato quando la coppia difensiva De Vrij-Bastoni avrebbe sancito la vittoria del Biscione. Conte squalificato tira un sospiro di sollievo dalla tribuna per aver evitato l’incombere della Dea salita a 57 punti e aver mantenuto accesa una fiammella per la corsa scudetto, malgrado 4 punti di distanza rispetto al secondo posto e addirittura -8 dalla capolista Juventus.


GLI EPISODI ARBITRALI DA SEGNALARE (clicca sulle foto per la didascalia)

Nella foto, Dragowski “atterra” Caicedo. Il contatto evidentemente non c’è e l’attaccante biancoceleste sta già cadendo dopo essersi reso conto di aver allargato troppo la traiettoria del pallone nel cercare di scartare il portiere viola. Un contatto lo andrà a cercare qualche istante dopo (vedi foto sotto), ma è parso a tutti un penalty estremamente generoso. Non all’arbitro Fabbri e al VAR Mazzoleni, che non è potuto intervenire perché non si configura, in presenza di un contatti anche solo lieve, un “chiaro ed evidente errore”

Nella foto, la gomitata a distanza di Vlahovic ai danni di Patric. In epoca VAR appare davvero grottesco che un calciatore possa ancora pensare di poter sfuggire ai video della cabina VAR in caso di gesti eclatanti come quello di Vlahovic. Una leggerezza che costa cara all’attaccante viola: ha preso due turni di squalifica
Nella foto, Romero subisce il contrasto da tergo di Papetti. Per Irrati è calcio di rigore a favore del Genoa. Apparso a tutti molto generoso, non è passibile di revisione al VAR (anzi, Rocchi lo confermerà). Perché? Perché Romero prende posizione molto prima di Papetti, che in ritardo tenta di opporsi spintonando l’avversario. Un intervento goffo, non pericoloso e senza gomito alto, ma tanto è bastato a Irrati, posizionato a una decina di metri e con la visuale sgombera per valutare il contatto, per concedere rigore. Un rigore “da Covid” a punite un mancato distanziamento che avrebbe fatto assai meno male al Brescia