Il mondo del calcio, la Lega di Serie A e la FIGC a loro parere ci stanno preparando un’estate da signori davanti alle televisioni e per evitare ingorghi sulla battigia hanno scelto di giocare alle 21.45 trasformando le abitazioni e i bar all’aperto in vacanza in resort di lusso, per la gioia delle famiglie che potranno continuare la vacanza e delle tv.

Il calcio italiano si rimette in moto tra 8 giorni con la Coppa Italia. Inizia lo sprint estivo non nel caldo bollente, ma con la paura del Coronavirus. Partenza allo sprint per una Coppa Italia da roulette con Juventus, Milan, Inter e Napoli che dovranno affrontare le semifinali dopo tre mesi di lockdown e senza un’amichevole.

In una notte e tre giorni si giocheranno un trofeo che gli scorsi anni è stato sempre immortalato nella combinazione con altri (Triplete dell’Inter), Coppa strappata alla Juventus dalla Lazio.

Coppa Italia che dimostra per il nostro calcio non avere un grande valore: anticipa l’inizio del completamento della stagione 2019/2020 per fare contento il Ministro Spadafora e il Governo, spot elettorali giocando le partite in chiaro e sulle emittenti Rai.

Non solo nelle gare di Coppa Italia, la domanda è: che calcio sarà? Sarà tutto scontato secondo tutti i parametri di equilibrio messo in mostra nelle 27 gare giocate oppure cambierà qualcosa? Lo stress, il caldo il ritmo delle partite più blando o più veloce, il calendario sotto le stelle, la mancanza di allenamenti, gli stadi vuoti straluneranno tutto?

129 partite da tripla per la gioia degli scommettitori che fino a giovedì prossimo continueranno a scommettere sul Coronavirus: sui morti, sugli infetti e su quelli guariti. Tutto può succedere, il futuro darà risposte.

Lega di Serie A e FIGC sono state disposte a tutto per chiudere la stagione 2019/2020. Il problema principale quello di riscuotere i soldi delle rate TV, assecondare l’Uefa cui il calcio di ogni Federazione e Lega è legato ad un doppio filo non solo di Coppe, ma di interessi.

Continuano a venire dei dubbi – e non più sul solo Coronavirus – se il campionato non finirà. Polemiche e veleni sono e  saranno all’ordine del giorno, ci vorrà molta pazienza. Le partite potrebbero iniziare come gare di allenamento o amichevoli trasformate in partite ufficiali che potrebbero dare una credibilità diversa alla classifica e alla fine contare morti e feriti inaspettati.

Le tre ipotesi, anzi 4, su come portare a termine la stagione 2019/2020 è diventata solamente una: giocare tutte le gare. Organizzare playoff e playout è fuori discussione, lo scudetto a tavolino anche, l’algoritmo è diventato una barzelletta.

Tutto questo calcio estivo è stato concepito senza una concertazione con i tifosi e con i calciatori che sono sempre stati i protagonisti dello spettacolo e che avrebbero potuto, a buon diritto, avere voce in capitolo.

I calciatori, la maggior parte, non sono mai stati contrari alla ripresa. Hanno vinto a non essere blindati, ma devono digerire il taglio degli stipendi, l’allungamento dei contratti in scadenza, prestiti anche per chi è destinato a giocare in altra squadra. Nessuno mette in discussione la loro professionalità, ma come funzionerebbe la loro psiche in caso di scontro con la futura squadra che si gioca lo scudetto, le Coppe e la retrocessione che gli dovrà fare un contratto o pagargli lo stipendio? Giocatori che sono già stati scartati e venduti che approccio avranno e come reagiranno? Adesso bisogna fare i conti con procuratori, agenti, intermediari, fino ad oggi in silenzio per convenienza.

Questo sarà il grande punto debole di questa ripartenza e la mancanza di una accordo preciso che dovrà essere necessariamente imposto lunedì prossimo nel Consiglio Federale della FIGC dove non si dovrà parlare di orari e calendari. Intesa condivisa  da tutte le parti affinché non sia qualcosa di debilitante con dubbi del pallone che rotola sul prato verde.

Sembra inutile discuterne con l’AIC (Associazione Italiana Calciatori) che sventolerà di aver risolto gli orari delle gare più in notturna pur sapendo di non essere vero senza il tubo catodico e i loro euro, altrimenti non si sarebbero messi  in braghe di tela con i  giornali che se non pagheranno straordinari saranno in ritardo di un giorno sulla cronaca di una gara.  Meglio discutere con la Assoagenti, che ieri è risorta dopo 100 giorni di Coronavirus affermando di essere stata tagliata fuori, mai interpellata, e dicendo che i calciatori sono tutelati dagli agenti e non da altri, per cui devono fare attenzione la FIGC prima di decidere. Ci sarà da pagare il “pizzo”?   

Per quanto riguardi i tifosi e le genti si è litigato troppo, mentre le persone morivano, ognuno ha cercato di coltivare il proprio orticello e tutto ha dato molto fastidio e tanti non avrebbero voluto ricominciare.

Anche per gli allenatori sarà un finale diverso. Dovranno cercare di utilizzare il turnover, giocare se non quasi con due squadre, basandosi con più creatività mai mancata alla categoria e meno evidenze scientifiche. La loro esperienza e quella degli staff atletici faranno privilegiare l’allenamento con il pallone modulando carichi di lavoro e intensità. Peccato non poterli raccontare.

Qualcuno con la ripresa della stagione ha già guadagnato: le squadre quotate in borsa. Juventus, Roma e Lazio sono volate in percentuale. Chi ama il calcio è contento ed è contento della ripresa anche se piena di interrogativi e dubbi alimentati tutti i giorni. Importante che, se sarà necessario ripartire, non sia meno necessario finire.

Il calcio deve ricominciare, finire bene o male, ma sarà importante prima dell’inizio della prossima stagione rispondere alla domanda più importante per riportare il pallone nell’alveare che si aspettano tutti i suoi amanti: come sarà cambiato questo calcio italiano.

Misure come quella della FIGC, che destina 21 milioni di euro divisi dalla Serie B al calcio dilettantistico, non bastano, anche perché ad ogni federazione vengono destinate piccole fette della torta. Non sembra un intervento risolutivo.

Il calcio dopo aver ricevuto il benestare di ricominciare dal Governo, atto dovuto visto e considerato quello concesso a tutti gli  altri settori del paese, deve chiedere sostegni economici chiedendo una riduzione delle tasse, controllando che si possano gestire al meglio i club,  mantenere vivi gli impianti sportivi e i settori giovanili costringendo le società  a utilizzarli come succede in Bundesliga, fiore all’occhiello di tanti paragoni durante questo Coronavirus.

Ricomincio da “Ricominciamo“, un vecchio album di Pappalardo: “e lasciami gridare, lasciami sfogare, io senza…calcio non so stare, io non posso restare seduto, occorre un brivido dentro e correrti dietro“.

Basta sgonfiare il pallone!