A che gioco giochiamo? A ping-pong con distanziamento, non più a parole, tra Ministero dello Sport, FIGC e Lega di Serie A.

Il Ministro dello Sport e della Salute hanno fornito la pillola e Lega calcio e FIGC sono state costrette ad indorare: una farmacia dove dentro non c’è un medicinale che non sia…utile a colui che lo vende.

La prima domanda che si dovevano porre la Lega di Serie A, la FIGC, i Presidenti di serie A al via libera degli allenamenti collettivi se tutto sia avvenuto per qualcosa di cui non si poteva fare a meno dopo il “liberi tutti” della Fase 2 da Covid-19 e su cui non si è avuto il tempo di ragionare, essendo stata accettata subito.

Mercoledì 13 maggio, periodo di 24 ore, quasi tutte spese male da Lega Serie A e FIGC con più soddisfazione del Ministero dello Sport. La giornata è iniziata al mattino in Senato con l’informativa del Ministro Spadafora con una freccia acuminata che ha fatto centro visto il proseguo della giornata: “il calcio necessita di ripartire (dopo le contumelie a dirigenti, opinionisti e giornalisti) anche per i diritti televisivi, dal cui introito dipende l’equilibrio di tutto il sistema ma anche di squadre fortemente indebitate”.

Oltre la battuta infelice sulle differenze tra una commessa di un supermercato infetta, senza chiusura dello store, e il contatto tra giocatori che farebbe scattare la quarantena collettiva in caso di contagio, dimenticando la differenza che la commessa non avrà fatto tutti i test e controlli (perché non è stato possibile per mancanza di tamponi, reagenti e altro) affidandosi solo a mascherine, guanti e al distanziamento (se li trovava), mentre i giocatori si troveranno sotto pressione medica continua e in quarantena.

Nel primo pomeriggio l’assemblea della Lega Serie A, sempre divisa su ogni decisione, ha votato il ritorno della stagione 2019/2020 per il 13 di giugno, giorno di Sant’Antonio da Padova. Cinque società hanno votato contro e avrebbero voluto ricominciare il 20 di agosto: Napoli, Sassuolo, Udinese, Torino, Sampdoria. Anche l’Inter in un primo momento ne faceva parte, dopo ha cambiato posizione facendo il calcolo che partire il 20 giugno avrebbe cancellato la Coppa Italia.

Assemblea di Lega, non solo per la mancanza di unità, in cui l’Udinese aveva scritto una lettera al Ministro dello Sport, alla Lega e alla FIGC: se si torna a giocare, ci autosospendiamo”. La Lega non l’ha presa in considerazione e il Presidente ha sfiduciato il vice Presidente dell’Udinese, l’avv. Stefano Campoccia, invitandolo alle dimissioni dal Consiglio di Lega.

Il Ministro Spadafora dopo qualche minuto alla Camera ha annunciato di aver ricevuto una lettera da Gravina che spiegava come la FIGC accettasse tutte le osservazioni del Comitato Tecnico-Scientifico adeguando il suo protocollo e consentendo di riprendere gli allenamenti di squadra il 18 maggio, compreso il nodo cruciale della  quarantena di tutta la squadra in caso di positività anche di un solo componente, non solo della squadra. Quarantena, se dovesse avvenire, controllata dalla ASL. Quarantena da osservarsi già da lunedì prossimo? Tutto è stato deciso da Lega, FIGC e Ministro dello Sport senza essersi consultati con Associazione Calciatori e medici sociali.

Il pomeriggio caldo del calcio italiano è continuato con l’altro paletto che costringe i medici delle società ad assumersi tutta la responsabilità dell’attuazione del protocollo, con altro durissimo commento del dottor Castellacci, ex medico della Nazionale di calcio: “ma si vuole veramente ripartire e si fa un campionato che si blocchi da solo senza che ci siano input politici veri e propri?“.

Aspetto con ansia le decisioni del Governo. Con queste indicazioni del CTS sembra addirittura che i medici sociali debbano fare i vigilantes del gruppo. Un medico non è un eroe, ma un professionista serio e si assume le proprie responsabilità. È da tempo che continuo a ripetere che il medico del calcio è l’anello debole della catena, che non ha un contratto depositato in Lega. Il paradosso è che la figura più debole si ritrova ad essere la figura fondamentale e la più critica per far ripartire la stagione 2019/2020”. Si potrebbe aggiungere che sia così perché la musica del Covid- 19 potrebbe non cambiare a settembre.

Anche Buoncalcioatutti aspetta, non con ansia, il Protocollo, quello ufficiale del CTS. Lo aspetta per raccontarvelo, sapendo che potrebbe cambiare minuto dopo minuto dopo la riunione del CONI di questo pomeriggio. Le poche concessioni e i tanti paletti del Governo  al mondo del pallone devono dare la certezza di ripartenza non solo per gli allenamenti, ma per il futuro del calcio. Non solo quello di giugno per portare a termine la stagione 2019/2020.

La risonanza di questo braccio di ferro tra CTS e Ministero dello Sport nei confronti del calcio è arrivata negli uffici dell’Uefa in Svizzera, preoccupata per le sorti della Serie A non solo sulla stagione da finire che potrebbe subire un ridimensionamento non auspicato. L’Uefa si preoccupa se i provvedimenti della quarantena collettiva si dovessero ripercuotere sui club italiani impegnati in Europa, condizione che sarebbe inaccettabile.

L’Uefa è anche tornata indietro sulla data del 26 maggio, ultimatum per sapere il format dei campionati e probabilmente anche per quella del 2 agosto, termine per comunicare i partecipanti alle prossime Coppe Europee. Ceferin avrà aperto gli occhi guardando i dati sui contagi che scendono e salgono, non solo in Italia ma in tutta Europa.

Da leggere bene il protocollo prima di lunedì per fare gli allenamenti collettivi, primariamente se è valido solamente fino al 2 giugno quando scatterà la Fase 3 oppure sarà valevole quando si tornerà a giocare. I Presidenti devono sapere, dopo aver investito sulla ripartenza, se ci saranno ulteriori paletti o seconde mosse da superare .

La risposta del Governo, che dipenderà dall’evolversi della malattia, non potrà essere accettata per qualcosa che si giocherà a porte chiuse con il massimo di 500 persone suddivise in 10 campi mentre tutto il Paese, finalmente, potrà tornare ad assaporare uno spicchio della vecchia vita in luoghi di ritrovo.

La FIGC sul decreto Rilancio dell’Italia, arrivato ieri, oltre lo 0,7% sulle scommesse a un fondo per lo sport,  la cassa integrazione  ai calciatori che guadagnano fino a 50000 euro lorde, è stata tranquillizzata perché le federazioni in caso di stop potranno avere la possibilità di definire le classifiche che non saranno più appellabili come nel passato ai  Tribunali civili, ma solo una volta senza appelli davanti al Collegio di garanzia dello Sport del CONI.

Tante nuvole sul calcio e temporali in arrivo sulle posizioni dei calciatori,  dei loro procuratori e sul fronte dei tifosi, sempre più intenzionati a boicottare la ripresa della stagione. Oggi c’è l’Assemblea del CONI con il Ministro dello Sport.

C’è curiosità nel conoscere i protocolli degli altri sport collettivi,  400 pagine annunciate dal Presidente Malagò, e quali saranno le misure per evitare contagi e sfruttare il distanziamento negli sport non individuali per capire se il calcio è il solo capro espiatorio  del D.C. dopo Covid, dopo 4 mesi di pandemia annunciata in ritardo come tutti gli altri avvenimenti politici economici che si sono susseguiti, eccetto le morti che non hanno  lasciato il segno.