Inizia la settima settimana di isolamento, di clausura, di paura, tra i carri funebri che viaggiano più dei mezzi pubblici a qualsiasi ora del giorno e le sirene delle autoambulanze (potrebbero farne a meno considerate le strade deserte) che creano angoscia.

Non è finito il lockdown non solo delle genti, ma anche dei cervelli politici e scientifici  che ancora non hanno risolto la Fase 1 del Coronavirus e si stizziscono non essendo d’accordo tra di loro nel proporre la Fase 2. Ha ragione il Presidente Mattarella: “la crisi è al buio perché manca lo spirito di squadra“.

Bisogna aggiungere a questo scenario anche la mancata regia autorevole in grado di decidere, prendendosi le responsabilità non solo tra l’esecutivo e l’opposizione, ma anche tra i duecento esperti ingaggiati per risolvere il problema. Le regole sono vincolanti solo per il popolo e tutti ne escono con la sicurezza che il Virus potrà essere sconfitto solo quando ci sarà il vaccino: complimenti.

Mai un segno di speranza con il Coronavirus che continua ad essere una cambiale tratta sull’avvenire senza risposte e spettri degli scienziati che lo dovranno combattere come segno visibile esteriore di una paura interiore, non avendone ancora capito il futuro.

La politica (qualsiasi colore) e il calcio sono coloro che continuano a viaggiare sul Titanic facendo suonare non l’orchestra mentre la nave affonda, ma i solisti della “chiacchera” ai quali si sono aggiunti anche gli scienziati. Bene specificare non i medici e gli infermieri e altro personale in prima linea contro il Virus.

La cortina fumogena dei padroni del Titanic per non far vedere che la nave affonda non tanto per colpa dello schianto contro lo scoglio coronavirus, ma per la fragilità di una nave troppe corrosa da errori del passato nel gestire la sanità a livello, nazionale, regionale, territoriale e dal calcio che ha giocato con debiti miliardari più che sul prato verde. Adesso la politica – meglio ripetere di qualsiasi colore – e il calcio vivono schiacciati e pestati dalle paure.

Tutti si agitano e si arrabbiano su cosa succederà a giorni nel mondo del lavoro e per le strade dal 4 maggio. Solo il mondo del pallone, non tutto, è sicuro di poter ripartire dimenticandosi di questa tragica primavera 2020 e non occupandosi minimamente di cosa accadrà se dovesse succedere qualcosa che non coincida coi propri piani.

Troppo complicato per il calcio occuparsi del futuro, nessuna preoccupazione di essere traditi dagli eventi del Virus che ogni giorno viene descritto in discesa anche se aumentano i morti e  ingrossano i numeri degli  infettati relegati in casa  considerati asintomatici fino a due settimane fa con il proliferarsi dei tamponi.

C’è una sottile guerra anche tra i quotidiani sportivi del Sud e quelli del Nord sulla ripartenza della stagione calcistica 2019/2020, tra chi vuole e chi non vuole. Una guerra poco capita.

Su quello che accadrà nel mondo del pallone consiglio di leggere l’articolo di ieri di Sebastiano Vernazza sulla Gazzetta dello Sport ponendosi 10 domande, che non sono i dieci comandamenti della ripresa del pallone, ma rappresentano  una verità  tutta nuda che nessuno può vestire come vuole col Covd-19 di mezzo.

L’Uefa tra domani e giovedì prossimo, per salvare gli incassi degli stadi, cercherà di snocciolare  le date delle competizioni europee tutte da giocarsi nel mese di agosto con semifinali e finali negli ultimi giorni, senza però tenere conto delle decisioni dei governi.

I campionati europei, ricevuto il comando dell’Uefa, dovranno arrangiarsi e finire entro la fine di luglio. In Italia con le 12 giornate da giocare (compresi i recuperi) si spera di finire entro il 15 luglio. In Inghilterra con 92 gare da giocare entro la fine di luglio.

Il problema, o rebus, è come faranno se i Governi continueranno, come ha rischiarato il Primo Ministro Conte, ad aprire nuove zone rosse vista l’allerta alta che non diminuisce in Lombardia e Piemonte. In un momento di emergenza sanitaria, come farà il Governo Nazionale a dare il lasciapassare al calcio e stabilire regole vincolanti per tutto il Paese?

Le Regioni e i Comuni adesso strepitano: si aggrovigliano da due mesi su un dibattito o disputa con il Governo intorno a chi sia la colpa del proliferare del Virus, sulle morti nelle RSA che lasciano di sale. Sarebbe opportuno fare un sondaggio per capire cosa se pensa il popolo. Sarebbe opportuno farne altro se sono in grado di gestire da soli il Virus, sia il Governo, sia Regioni e Comuni facendo politica. Adesso si possono ribaltare le accuse tra Regioni, Comuni e Governo su chi abbia sottovalutato i rischi, ma dal 4 maggio come gestiranno le colpe insabbiando tutto, come vorrebbero che succedesse con le RSA del business dove gli anziani sono morti a valanga e dove il sistema ha fallito la sua missione di tutela dei nostri vecchi al primo grande scricchiolio non solo perché gli sono stati affidati i  Covid 19 per di più non isolati e collocati nelle stanze di altri con altre patologie.

Continua la settima di passione dei dirigenti della Serie A. Mercoledì avranno la risposta al protocollo sanitario  di ripartenza della stagione 2019-20 che appena presentato ha fatto nuovi morti non da Coronavirus: la Serie C chiuderà i battenti, la Serie B ci sta pensando. Il Presidente della Lega di B è sicuro di sé, ma il fronte si sgretola dopo aver letto le 47 pagine del documento nelle quali si spiegano le regole da seguire sia in campo che fuori.

Oggi pomeriggio la resa dei conti sarà all’AIC (Associazione Italiana Calciatori) sul protocollo inviato al Ministro della sanità: tanto malumore serpeggia.

Domani in Lega Calcio assemblea nazionale della Serie A. L’ordine del giorno è di fuoco: diritti Tv da aggiornare e pagamento dell’ultima e sesta rata. Sky e Dazn, che non faranno sconti agli abbonati, vogliono correttivi sulle stagioni del futuro. Potrebbero proporre se ripartirà la stagione, non avendo intenzione di lasciare gare in chiaro, di fare mini- abbonamenti per le  partite da giocare. In Lega Serie A vorrebbero anche stilare calendari per il mese di giugno. Illusione far passare la  vita di questi giorni come la salsa fa passare il pesce. Meglio imbalsamare il calcio ancora per qualche settimana e non solo fino al 4 maggio: non si può mettere ordine in un mondo che non potrà essere abitato senza il parere del Covid-19.

A proposito piacerebbe essere nascosti e ascoltare quando verrà proposto di giocare le partite al centro-sud. Cosa penseranno, i dirigenti del Nord, i calciatori e soprattutto i Governatori del Sud  con  squadre che si allenano in zona rossa e dopo si trasferiscono sui loro campi regionali? La più bella è stata detta da uno scienziato di cui tutti sapete il nome che non ripeto per non offendere il sapere con l’utilizzo dei campi della Basilicata: prima di parlare non sarebbe meglio fare un sopralluogo? Qualcuno ricorderà che ci sono state  alcune partite in Serie A, in Europa e in B ai primi di Marzo, che potrebbero aver contribuito all’innescarsi in modo più virulento  dell’epidemia?     

Il Titanic calcio vuole ripartire a tutti i costi se avrà il consenso del Governo e dei due Ministri Spadafora e Speranza, che oggi non sono sicuri di averlo da tutto il  Parlamento e incomincianoa fare dietrofront. Basta leggere Buoncalcioatutti di stamattina e le dichiarazioni del Ministro della Salute Speranza.

Il calcio non è come Bartali che salvo l’Italia dalla guerra civile vincendo il Tour de France nel 1948. In Parlamento attualmente siamo come ai tempi di Don Camillo e Peppone: cambiati solo i colori dei partiti, mancano soprattutto gli statisti  di quel periodo in grado di decidere e prendersi responsabilità sulle  sorti e il futuro della nazione, non solo calcistica.

La FIGC appena avrà l’ OK dovrà fare i conti con tutti altri sport non solo professionisti per adesso silenti,  non pronti a digerire altra volta che soldi possano finire nel risucchio  della mala  gestione del grande calcio che anche nel chiuso delle quarantene non hanno cominciato a pensare ad altra alternativa oltre tornare in campo a giugno o giù di lì:   questa catastrofe sanitaria poteva essere anche una occasione giusta e una forzata opportunità di rilancio, come per il Paese, anche per il mondo del pallone non solo professionista.

La Catarsi prima della politica e del calcio non potrà essere una cerimonia di purificazione o rituali magici che di solito nel passato si ordinavano, stabilendo un capro espiatorio: sono troppi e venuti a galla per colpa del coronavirus.