Questa mattina il Viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, è intervenuto nel corso della trasmissione “Radio Goal” in onda sulle frequenze di Radio Kiss Kiss, parlando in contemporanea col Ministro della Speranza, collegato con Radio Capital. Pur parlando quasi in contemporanea, il primo ha tenuto aperta la porta ad una “verosimile” ripartenza del calcio, pur con mille interrogativi, mentre il secondo ha gelato i vertici del pallone italiano, che entro mercoledì attendono un’eventuale via libera del protocollo sanitario inviato al Governo dalla FIGC. Il tutto in un rincorrersi di dichiarazioni contrastanti che generano solo confusione su ulteriore confusione.

Tra gli argomenti toccati da Sileri la possibilità di effettuare sport all’aperto durante la ‘fase 2’, la ripresa della Serie A e la questione tamponi agli atleti. “Oggi sono più preoccupato a far arrivare i tamponi agli infermieri che stanno in prima linea e che hanno bisogno di tamponi per continuare a lavorare, ha espresso in questo senso il viceministro.

“Il numero dei contagi progressivamente scende, soprattutto scende più rapidamente il numero di contagi che portano le persone in ospedale, in particolare nelle terapie intensive con più di un dimezzamento dei posti occupati in Lombardia che è la regione che ha vissuto il dramma maggiore. Ciò significa che l’opera di contenimento ha portato all’effetto desiderato. Il numero dei decessi purtroppo cala più lentamente ma si è più che dimezzato rispetto a venti giorni fa, quindi saranno sempre meno. Ora dobbiamo pensare a questa fase di transizione verso la fase 2, quindi verso una progressiva ripartenza che deve essere fatta in maniera intelligente”.

Sulla possibilità di effettuare sport all’aperto durante la fase 2: “È chiaro che si dovrà considerate modalità generali: la distanza sociale dovrà essere la nostra quotidianità, dovrà essere mantenuto l’utilizzo della mascherina quando si va a contatto con gli altri soprattutto negli ambienti chiusi. Per quanto riguarda lo sport individuale, dove non entri in contatto con altre persone e che puoi fare da solo all’aperto, lo si dovrò fare per il tempo necessario: non deve diventare una scusa per star fuori ore e ore. I 40′ di corsa a mio avviso possono esser fatti, ben diverso è invece uno sport di gruppo nel quale può esserci contatto e quindi il rischio di contagio. Questa variabilità di apertura e di progressivo ritorno alla normalità dipenderà anche dai focolai che si osserveranno nelle prossime settimane. È vero che il 4 maggio viene stabilita come data che vedrebbe la riapertura però – ripeto – la riapertura ha bisogno anche di altre condizioni: la possibilità di stare a distanza, la disposizione di mascherine, il fatto che non vi siano focolai ampi”.

Sulla possibile ripresa della Serie A:Tengo una posizione scientifica, che vede inverosimile l’ipotesi di aprire gli stadi al pubblico. Far ripartite le partite a porte chiuse è già più verosimile, però da medico vedrei qualche problema. Ad esempio: è vero che se giochi a porte chiuse non ci sono spettatori, però è pur vero che i giocatori entrano in contatto fra loro. Come fai a tutelare giocatori che dovrebbero stare a metri di distanza? Immagini se disgraziatamente un giocatore dovesse risultare positivo. Durante la partita il rischio esiste perché si entra in contatto, vedo un problema medico ma immagino che il comitato tecnico-scientifico e tutte le autorità mediche che ruotano attorno al calcio stiano provvedendo a risolverlo in maniera appropriata. Vedo più semplice la questione degli sport singoli: i primi che potrebbero ripartire sono golf, Formula Uno, nuoto, tennis. Ovviamente senza pubblico, in questo momento. Ciò non toglie che il pubblico fra qualche settimana possa ritornare, ma è presto per dirlo”.

Sul protocollo pensato per la ripresa degli allenamenti: “È stato stilato secondo me in maniera appropriata. Aspetterei ancora un po’ di tempo per valutare l’andamento della pandemia. Rimangono sempre dei rischi per i giocatori: fare il tampone oggi non esclude che tu possa contagiarti domani o dopo e risultare quindi positivo successivamente. Per tutelare la salute degli atleti credo serva una più ampia condivisione possibile: nessuno vuole vietare la partita di calcio, per carità di Dio”.

Sui tamponi a disposizione per tesserati e staff: “Il numero dei tamponi a mio avviso potrebbe anche essere più alto. Oggi sono più preoccupato a far arrivare i tamponi agli infermieri che stanno in prima linea e che hanno bisogno di tamponi per continuare a lavorare. Il principio è più o meno lo stesso: non possiamo aspettare sempre di fare il tampone quando compaiono sintomi più gravi, andrebbe fatto con sintomi più lievi e, per il personale sanitario, anche prima in maniera routinaria. Non accettiamo il tampone come segno di guarigione, ovviamente sì se hai avuto il virus e hai due tamponi negativi. Attenzione: non è che se fai il tampone e sei negativo – intendo dire a patto che tu non abbia avuto il virus – puoi far tutto, perché puoi prendertelo qualche giorno dopo. La tutela della salute è fatta attraverso anche altri test, come quelli sierologici”.

Sulla possibilità di far disputare le gare nelle località dove si sono registrati meno contagi: Se si fa una partita a porte chiuse, dove si fa si fa. Io a questo punto la farei nella ‘tua’ zona. Il problema dello stadio è il movimento dei tifosi che si spostano da una regione all’altra, che presuppone non solo il contatto all’interno dello stadio ma anche il mezzo di trasporto per arrivarci. Non andrei a considerare il posto in cui si sono registrati meno contagi, tanto se fai la partita in maniera controllata non cambia molto. Credo che bisognerà aspettare ancora un po’ per ripartire: è auspicabile che si riparta, inverosimile che si riparta a porte aperte ma un po’ più di cautela secondo me è necessaria. Aspettiamo qualche altra settimana e poi vediamo il numero del contagio e facciamo ripartire l’Italia bene, in maniera graduale, dando fiducia agli italiani”.


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