In un calcio di cui non si riescono più a capire gli obiettivi, se non quello di non volersi proprio fermare di fronte a questa tremenda pandemia, la rassegna stampa sportiva nazionale di questa mattina parte in prima pagina con notizie di cronaca come la scomparsa della madre di Pep Guardiola, colpita dal coronavirus, e lo spostamento in terapia intensiva del premier britannico Boris Johnson per un aggravamento delle sue condizioni di salute.

Sul fronte calcistico, riflettori accesi esclusivamente sulla dura lite tra Lega Serie A e AIC, tra le decisioni dei club del massimo campionato e le considerazioni di Tommasi. Non a caso Tagli e Schiaffi” è il titolo scelto dal Corriere dello Sport e l’immagine di uno “scontro totale” quella usata in più di un sottotitolo. Una guerra che maturava da tempo, esplosa in meno di ventiquattro ore dopo la decisione dei venti club di Serie A (19 se si esclude “l’autogestita” Juventus) di tagliare una percentuale fra 17 e 33 per cento degli stipendi ai calciatori.

Come rilanciato questa mattina, il piano è quello di una riduzione pari a un terzo della retribuzione totale annua lorda (quattro mensilità medie onnicomprensive) nel caso non si possa riprendere l’attività sportiva, e una riduzione di un sesto della retribuzione totale annua lorda (ovvero due mensilità medie onnicomprensive) qualora si possano disputare nei prossimi mesi le restanti partite della stagione 2019-2020. In altre parole, il primo passo, dopo le trattative interne ad ogni squadra, sarà partire dal taglio degli stipendi di marzo e aprile, a cui si aggiungeranno maggio e giugno laddove non si tornasse a giocare. La Gazzetta dello Sport sottolinea che si è fatto il massimo e che finora, quella della Serie A, “sarebbe l’azione più netta intrapresa in tutta l’Europa del calcio“.

Azione più o meno netta, il fronte di chi giocherebbe solamente ad emergenza finita si allarga. Adriano Galliani, amministratore delegato del Monza, è sicuro che l’unica soluzione sia ripartire a settembre con una Serie A a 22 squadre e una Serie B con 21 oppure 22 club. Questa mattina, poi, sono da segnalare le parole dell’ex ct della Nazionale, Marcello Lippi, rilasciate alla Gazzetta dello Sport, e quelle di Christian Panucci.

A precisa domanda su quando ricomincerebbe, Lippi ha risposto “soltanto quando saremo a contagi zero. Non importa se a porte aperte o chiuse: non è questo il problema. Il problema è che impossibile non succeda qualcosa se una squadra, una cinquantina di persone in tutto, viaggia e incontra camerieri, cuochi, autisti. Solo quando questa guerra sarà vinta dovremo ripartire. E dalla 26esima giornata. Niente play-off o altre formule, per carità. Dodici giornate. Non è giusto che chi ha fatto sei mesi eccezionali debba giocarsi tutto in due partite, e lo stesso per chi sta lottando per la retrocessione. Campionato e coppe: non si comincia la nuova stagione prima di aver finito questa. La prossima partirà più tardi, avrà qualche turno infrasettimanale. Non importa. E non è soltanto questione di campo“.

Molto diretto anche Panucci tra le pagine del Corriere dello Sport, un passato anche da difensore del Genoa. “Le società possono dire quello che vogliono, ma poi decide il Governo. Far ricominciare l’attività senza avere il cento per cento della sicurezza diventa complicato. Capisco che ci sono tanti interessi, ma non si è capito che la ricchezza primaria è la vita. I top player che guadagnano tanto si possono togliere il cinquanta per cento degli ultimi due mesi. Ma ci sono tanti calciatori, basta scendere in serie B, che guadagnano 100mila l’anno e hanno un mutuo da pagare e una famiglia da mandare avanti, per loro è difficile fare delle rinunce. Questi calciatori rischiano di non andare avanti, la situazione è complicata“. E su una ripresa, che idea si è fatto Panucci?Non si può individuare una soluzione adesso. Si possono dare tutti i numeri che vogliamo, ma in questo momento chi mette davanti gli interessi all’unica ricchezza che è la vita e la salute sbaglia il focus. La vita è il più grande valore“.

 


GLI APPROFONDIMENTI SUL GENOA

CORRIERE DELLO SPORT – All’interno del Corriere dello Sport l’argomento del taglio stipendi riguarda anche il Genoa, che ha in Lasse Schöne l’ingaggio più alto (1,5 milioni al netto delle tasse). Da quanto si apprende dal quotidiano, il club rossoblu ha di fronte due scenari. Un taglio di due mesi onnicomprensivi sgraverebbe le casse societarie di una cifra stimata intorno ai 5,4 milioni di euro. Un taglio di quattro mensilità, quindi fino a giugno, porterebbe questa cifra a sfiorare gli undici milioni (10,9) a fronte di un monte ingaggi complessivo di 32,6 milioni di euro, l’undicesimo della Serie A.

GAZZETTA DELLO SPORT – All’interno del quotidiano in rosa si sfiora solamente l’ambito Genoa parlando dei giocatori della Juventus in prestito in giro per l’Italia e per l’Europa. Tra questi il difensore Cristian Romero, che rischia di condividere lo stesso destino di Luca Pellegrini, oggi al Cagliari, ossia tornare alla Juventus per essere rispedito altrove. Come si legge, infatti, “il problema è che alla Juve per i centrali non si accettano prenotazioni: Bonucci e Chiellini sono la storia, De Ligt e Demiral hanno opzionato il futuro, Rugani probabilmente partirà ma resta da Nazionale“. Ecco perché il futuro in bianconero del centrale argentino è in bilico.

SECOLO XIX – All’interno del Decimonono si tocca nuovamente il tema di quanto inciderebbe il taglio degli stipendi sulle casse del Genoa, che da gennaio si è trovato con ben sette giocatori con uno stipendio superiore al milione di euro. Ne consegue che vadano un po’ rivisti i numeri proposti dal Corriere dello Sport, e rivisti al rialzo. Se il Genoa, che a breve pagherà gli stipendi di gennaio, non dovesse concludere la stagione (e coi rossoblu tutta la Serie A), il risparmio sarebbe intorno ai 15 milioni di euro lordi, che diventerebbe la metà (all’incirca 7,5) se il campionato riprendesse e si concludessero le restanti dodici giornate.

TUTTOSPORT – Chiudiamo con Tuttosport, che parla di Genoa nell’ambito di un’operazione di calciomercato futuro da parte del Torino. I granata sarebbero infatti al lavoro già dallo scorso inverno per soffiare Bruno Amione al Genoa. “Il club ligure aveva sì ottenuto un’opzione per il mercato di gennaio, ma poi non era riuscito a perfezionare l’acquisto con il versamento delle prime rate” è quanto riporta il quotidiano sportivo piemontese, che incalza: “Ebbene, proprio in mezzo a quel ginepraio di depistaggi, sorpassi e controsorpassi, anche il Torino si è inserito alla grande“. La situazione attuale, quindi, vede l’intromissione del club granata, che intrattiene contatti continui con l’entourage del calciatore e col Belgrano per prenotare, a sua volta, il giovane difensore argentino.


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