In un’intervista rilasciata a La Repubblica, nella sua versione online, l’allenatore della Sampdoria Claudio Ranieri ha invitato alla calma le federazioni che si stanno affrettando ad allestire un rientro in campo già nel mese di maggio. Sono 8 i tesserati blucerchiati nella lista dei casi positivi accertati. “Chissà se siamo stati realmente i più colpiti” si chiede il tecnico, che evidenzia la linea della trasparenza scelta dalla società genovese.

“La mia società ha deciso di essere trasparente: chissà se siamo stati realmente i più colpiti, ma un po’ di ansia era inevitabile. Mi sono tranquillizzato sentendo la voce serena dei miei giocatori e i loro racconti. Tutti con poca febbre e nessun danno alle vie respiratorie. Pronti a riprendere? Calma. Il governo può dire ricominciamo o no, ma spetta ai medici deciderlo. Si è capito che questo virus può dare complicazioni al cuore: prima di tornare ad allenarsi, vale per la Samp e per tutte le squadre, è dovere dei medici ridare ad ogni atleta l’idoneità completa. Non solo una visita generale, ma approfonditi controlli cardiaci. Con la salute non si scherza: ha fatto bene il presidente Conte a emanare quel decreto sul divieto agli sportivi professionisti, in modo da togliere idee strane”. 

E ancora: “Io sono cresciuto con il pallone, frequento questo mondo da 50 anni e non direi mai no a una partita, ma in un’emergenza come questa bisogna essere seri. Non entro nella polemica, dico cosa dobbiamo aspettarci alla ripresa: chi è stato colpito dal virus, durante i primi allenamenti si sentirà fiacco. Come ha detto il mio presidente Ferrero, un giocatore non è una macchina che si spegne e si riaccende: prima di tornare a giocare ci vorranno settimane di preparazione. L’Italia è in guerra, il calcio può aspettare. Di fronte alle migliaia di morti, in questo momento i giocatori hanno un solo dovere: stare a casa. Non basta applaudire medici e infermieri, chiamarli eroi. Non sappiamo se il campionato riprenderà, parlarne ora ha poco senso”. 


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