Reduce dalle due prestazioni di ottimo livello maturate a Firenze e Bergamo, il Genoa e mister Nicola si preparano ad affrontare un Cagliari che non vince dallo scorso 2 dicembre. Il tecnico rossoblu evidenzia i miglioramenti e la crescita di un’idea comune nella sua squadra, ma c’è ancora molto da fare. A partire dalla delicata sfida contro i sardi.

Sono arrivati due pareggi importanti, ora c’è lo step successivo in casa. Domani un passo in più da compiere

“Lo stiamo già facendo: la squadra sta giocando e pensando da squadra. Lo step migliorativo deve essere quello verso un Genoa 2.0: dobbiamo sapere che con l’aiuto di tutti e con interpreti diversi, facendo e pesando ciò che accade tra infortuni e squalifiche, riusciamo a pensare all’unisono. Questo è lo step migliorativo. Siamo a 1500/1600 minuti dalla fine e pensate a quanti miglioramenti e a quante emozioni possiamo metterci ancora noi assieme alla nostra gente. Pensate ad ognuno con le proprie emozioni, passioni e idee, pensate a dove possiamo arrivare come miglioramento. Contribuiamo tutti con un pezzo di cuore: dobbiamo essere una cosa sola da qui alla fine, tutti in un unico contesto”.

Sta trovando un assetto importante e le gare in trasferta l’hanno dimostrato. Il Genoa che gioca in casa pensi abbia bisogno di qualcosa di diverso?

“Nel primo tempo sì, mi sono divertito e anche i ragazzi. Questo deve essere il nostro target e il nostro DNA. Poi è chiaro, ci sono contingenze – non in ultimo anche le caratteristiche di un avversario con numeri come quelli del Cagliari – ma noi dobbiamo solamente trovare accorgimenti che ci permettano di affrontare meglio gli altri. Attraverso idee e abnegazione nel tempo si fa la differenza. Loro hanno uno scambio posizionale importante, giocatori forti e stanno giocando un gran bel calcio a livello qualitativo. Sappiamo che fuori casa hanno fatto risultati importanti ma non deve spaventare: consapevoli della forza dell’avversario, convinti di poter dire la nostra”.

Sulla formazione pesano alcune assenze: hai già sciolto i tuoi dubbi o non ancora?

“Con questo intendevo dire Genoa 2.0. Non diventa più importante, non posso parlare di assenze che magari stavano facendo ciò di cui avevamo bisogno; noi dobbiamo sapere che ognuno esprima le sue qualità e identità e che ognuno possa giocare. Tutti noi abbiamo un’unica idea, che passa attraverso le caratteristiche di ogni singolo giocatore: tutti sono utili, anche se fosse per le ultime due partite che possono essere quelle decisive. pensiamo a contribuire, ognuno con le proprie qualità, in un unico progetto che conta e che è quello del Genoa”.

Parlava prima del fatto che da qui alla fine tutti devono dare un contributo per la salvezza. La preoccupa questo clima di contestazione che si ripete all’indirizzo della dirigenza?

“Personalmente – E abbiamo già avuto modo di parlarne in altre circostanze – non preoccupa nulla. L’unica cosa che mi preoccuperebbe? Se ci fosse un’assenza di manifestazione di emozione, allora questo un po’ mi preoccuperebbe perché significherebbe avere un po’ mollato o non aver più nulla da dare o da dire. Mi occupo solamente dell’aspetto tecnico e credetemi che non è poco. La capacità della nostra gente, della società, dei tifosi e dei giocatori è quella di poter pensare in un unico modo: ognuno di noi può dare qualcosa, e se noi capiamo questo capiamo l’essenza del lavorare in un gruppo. La manifestazione di emozioni e di tifo può avvenire in diversi modi: hai perso con la Roma e ti hanno applaudito, ma se anche chiedessero qualcosa in più va letto come uno sprone e non come una cosa negativa. La loro è una manifestazione d’affetto di cui abbiamo bisogno. Non presto attenzione a tutto quel che mi distoglie dal creare una certa mentalità all’interno del gruppo. Sono un rompiscatole da questo punto di vista, ma tutto ciò che noi possiamo controllare e che dipende dalle nostre responsabilità – non mi interessano le scuse – intraprendendo questa strada possiamo trasferirlo ad un prodotto finito, ovvero il raggiungimento di quel che ci interessa”.

 

Soumaoro come l’ha trovato in settimana? Può giocare dal primo minuto? Zapata? 

“Oggettivamente, tutti i giocatori che avevano bisogno di migliorare alcune performances individuali, sono migliorati tutti. Chiaro che dobbiamo integrare tutti. Soumaoro si è allenato con noi una settimana ma non aveva problemi. Con lui abbiamo fatto delle prove, continuando a consolidare quel che già stiamo facendo bene ma dobbiamo essere attenti a valutare soluzioni diverse anche in vista di quei giocatori importanti che torneranno nella forma migliore a breve. Pertanto abbiamo già iniziato a lavorare su altre cose”.

“Zapata è un altro che si sta impegnando moltissimo per essere a disposizione. Ripeto: i giocatori che si mettessero a disposizione anche solo per due o tre partite fra quelle che rimangono, saranno importantissimi. Ognuno deve fare il suo percorso di recupero. Lui non vede l’ora di darci una mano, vedremo”.

I miglioramenti di Iago Falque? È ancora così indietro? Come l’ha trovato?

“Anche qua tutto è molto più semplice di quello che si vuole far vedere. Ho letto la dichiarazione (del presidente del Torino Urbano Cairo, ndr) ma è più importante quel che vedo io. Iago è in una condizione buona per un certo punto di vista e in una condizione migliorabile per quanto riguarda l’ambientamento con i compagni e con le richieste. Si parlava di fine febbraio? Siamo quasi a metà mese. Credo molto nei miei collaboratori, con cui stiamo attuando un percorso per averlo quanto prima, cosa che è nel nostro interesse. Sarà poi solo il tempo la circostanza che dimostrerà chi abbia ragione e chi no”.

Parlava prima del Cagliari, che una classifica di alto livello. Però non vince ormai da oltre due mesi: significa che è una formazione che ha qualche problema?

“Premesso che ogni squadra ha pregi e difetti, il Cagliari ha avuto una continuità di risultati. La vittoria in sé è relativa: sono le vittorie che ti permettono di restare in quelle zone alte di classifica ed è quella che noi dovremo trovare attraverso le prestazioni. So benissimo che il Cagliari è una squadra qualitativa, ma quella che affronteremo la prossima non sarà qualitativa? Il nostro è un campionato dove regna l’equilibrio e dovremo cominciare a vederlo nell’ampiezza dei suoi 1500 minuti lasciando tre squadre dietro di noi. Rispettando gli avversari ma coscienti che se riesci a fare partite come nel primo tempo contro l’Atalanta abbiamo margini di miglioramento. A parole nessuno fa fatica. La fatica la si fa quando lavori e sudi duramente, con amore passionale per il tuo lavoro e sgomberando la mente da tutto il resto. Tutto il resto, con il tempo verrà”.

Prima del tuo arrivo si parlava di centravanti che non segnavamo. A Bergamo ha schierato Pinamonti e Sanabria: si può ripartire da questa coppia, da questa alchimia che forse hai trovato?

“Se parlo di gruppo, significa che tutti hanno la stessa importanza. Valuto situazioni legate a chi incontriamo: per me è questo il senso di gruppo. Io non ho fatto chissà cosa, ma ho chiesto ai ragazzi di essere uomini fra di noi dicendoci quel che pensavamo nel rispetto dei ruoli. Se lavora duramente senza anteporre gli interessi personali a quelli del gruppo, il giocatore sta facendo il bene del gruppo e va apprezzato a prescindere. Questo fa la differenza. Ho fatto richieste e ho delle idee, ma è chiaro che non posso riversarle tutte immediatamente sul gruppo. Per me i giocatori andrebbero contestati quando ragionano individualmente, perché non fanno il bene di nessuno. L’avventura è sempre avvincente”.

Quando lei parla di uomini, i giocatori hanno apprezzato la sua lealtà. Non sarebbe stato più semplice essere diplomatici? Invece essere stati sinceri è un aspetto da non sottovalutare

“Non vedo un mio merito particolare in questo aspetto. Ognuno è come è, ma il confronto è sempre la risorsa di tutto. Chi rifugge il confronto non è molto sicuro di sé, perché è dal confronto che si trovano le alternative più importanti riguardo al modo di fare o di agire. Per me lavorare qui è gratificante. Il confronto è la cosa più semplice per poter raggiungere i migliori risultati nel minor tempo possibile”.

Una domanda extracalcio: in settimana c’è stata polemica sulla frase brutta su Ponte Morandi. Che idea ti sei fatto vivendo qui? Che impressione hai?

“Non mi sento giudice di nessuno, perché nella vita tutti possono commettere errori e io per primo. Mi verrebbe da rispondere con una canzone Fiorella Mannoia: “Il peso del coraggio”. bisognerebbe avere più rispetto e più attenzione quando parliamo di vita e di persone. La cosa che dico a me stesso è che quando ci si accosta alle emozioni di altre persone bisogna avere sensibilità e grande rispetto. Questo lo dico a me stesso prima che a tutti gli altri. Ponte Morandi per Genova ha una grande importanza, e mi viene la pelle d’oca solo a pensarci, ma quel che so è che questa città ha le risorse per andare avanti”.

Come può cambiare il gioco per vie centrali di una squadra come il Cagliari (che domani perde Cigarini) se davanti alla difesa giocherà uno tra Nainggolan o Oliva?

“Sono una squadra forte perché sanno interpretare tutte le situazioni di gioco attraverso un’idea comune. Danno pochi punti di riferimento e sanno ripartire con ottimi scambi di posizione. Non sei settimo in classifica per caso, ma nella singola partita però tutto viene costantemente rimesso in discussione: è questo il bello del calcio. Noi vogliamo migliorare e sentirci sempre più abili”.