Ben oltre la mezzanotte, Davide Nicola (che sui propri social ha già pubblicato una foto che focalizza immediatamente l’attenzione su Hellas Verona-Genoa) si presenta ai microfoni della stampa in conferenza per analizzare la sfida tra Torino e Genoa. Una sfida cominciata al giovedì e terminata al venerdì, col rigore decisivo di Berenguer calciato ben oltre la mezzanotte. Una sfida giocata a testa alta dal Grifone, che per 120′ ha tenuto testa al Toro.

Aveva parlato di casting in questa settimana. Che segnali le ha dato questa partita?

Quelli che hanno dato un po’ a tutti. Stasera abbiamo fatto un’ottima prestazione. Di sicuro non dobbiamo mai essere contenti di perdere, deve sempre dare fastidio il fatto di non aver fatto qualcosa di importante. O meglio, lo hai fatto ma senza mettere la ciliegina. Comunque la prestazione è stata molto buona: di fatto abbiamo alternato e integrato giocatori che avevano bisogno di giocare come Barreca, Agudelo, Behrami, Destro. Devo dire che le risposte sono state importanti, sia per la tenuta del campo, sia per le idee proposte. Abbiamo creato, non abbiamo trovato il modo di chiudere la partita, ad esempio con quell’occasione che ha avuto Ghiglione nei supplementari. È passato il Torino: faccio loro i complimenti, però sono soddisfatto dei miei ragazzi. E lo sono in virtù del fatto che ho visto che in loro c’è la consapevolezza di quel che ci serve per risollevarci in campionato”.

Cosa mi aspetto nelle prossime partite? Che nulla accada per caso. Mi aspetto una progressione nel lavoro, negli obiettivi che stiamo ricercando. Questa squadra non ha ancora l’intensità fisica per il tipo di calcio che vogliamo proporre, improntato alla ricerca e conquista di spazi, all’abbattere le linee avversarie. Dobbiamo crescere nel palleggio, da quando si trovano i buchi per accelerare le giocate, ma un ordine tattico sta iniziando a prendere piede. Chiaro che dobbiamo lavorare ancora tanto: oggi abbiamo tenuto bene contro una squadra che ha dieci punti in più di noi in campionato. E per di più lo abbiamo fatto fuori casa e ci tenevo a rendermi conto dell’approccio in trasferta. Anche noi stiamo recuperando alcuni giocatori, che gioco forza dobbiamo integrare prima possibile, ma sono soddisfatto delle risposte avute anche da chi aveva giocato meno. Finita Verona, ci sarà una disamina con la società”. 

Cosa si aspetta dal suo Genoa da qui in avanti? La sua squadra ha già un’anima?

“Io sintetizzo sempre la mia visione con questo concetto: non riuscirei a fare nulla se non ci mettessi passione e anima. Questa è l’essenza di tutte le cose. Poi a volte si fa bene e altre meno bene, ma nella situazione in cui ci troviamo se non c’è questo, se non c’è struttura alla base, non riusciamo a costruire nulla. Continuiamo a pedalare, continuiamo ad avere umiltà e coraggio e continuiamo a migliorare, che ce n’è bisogno. I conti si fanno alla fine”.

Sull’arbitraggio e il rigore mancante su Goldaniga nel finale ci sono proteste forti?

“Un’idea ce l’ho, ma solitamente rispondo che non parlo delle decisioni arbitrali, come fatto dopo la gara col Sassuolo. Accetto i verdetti e lascio agli altri il giudizio. Devo pensare solo alla mia squadra, al comportamento dei miei ragazzi: controllo quello che posso controllare. È l’unica cosa che deve contare”.

Sono arrivati gli applausi dei tifosi del Torino. Che effetto le hanno fatto?

“Mi hanno fatto piacere e mi gratificano, ne sono lusingato. Mi fa piacere e spero di poter essere apprezzato nel mio ruolo di allenatore. Io rimango sempre tifoso delle squadre in cui ho giocato. Oggi sono gratificato di allenare al Genoa, ho una gran voglia di fare bene. Chi mi conosce sa che do il cento per cento per la causa che ho sposato”. 

Parigini è un possibile innesto di mercato?

In società ci sono delle persone preposte con le quali parlo quotidianamente. Ora dobbiamo concentrarci su Verona, altra gara importante che sarà una battaglia. Dovremo farci trovare pronti. Poi vedremo: dopo quella partita avrò modo di parlare con la società”.

I motivi del cambio di Zapata?

Non aveva nelle gambe minuti in più: avrebbe rischiato un altro infortunio. È stata una partita a scacchi da questo punto di vista. Abbiamo dovuto fare gli alchimisti e monitorare le condizioni di tutti insieme al dottore. Le condizioni di Zapata così come quelle di Behrami, Barreca o Schöne, uscito col mal di schiena. Avevamo diverse defezioni e non potevamo cambiare nessuno. Sono d’accordo con Mazzarri: con le panchine così lunghe servirebbero più cambi per rinnovare il gioco e lo spettacolo”.


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