È iniziata ieri pomeriggio l’ora di “Didi” senza accento. È diventato genoano dal remoto 1992 senza toccare il prato verde del Ferraris: fu mandato ad Andria, Ancona, poi si ripresentò del 1995 con ritorno nel 1999 e da questa gavetta, oltre sprintare in continuazione sulla corsia laterale, ha incominciato a realizzare quattro reti. Famosa fu quella del bacio dalla bandierina sotto la Nord, lato Distinti, alla Poliziotta in uniforme: avrà subito le ire della giovane moglie, ma ne valeva la pena pagare lui stesso le colpe di un gol sotto la Nord.

A Nicola tutti chiedono o ricordano di ripetere il miracolo Crotone, e può succedere anche se la Genova calcistica non è Crotone. Il miracolo calabrese è avvenuto perché non solo la provincia, ma tutta la Calabria, hanno lottato e spinto per trovare il risultato finale. Se succederà anche sotto la Lanterna rossoblu, dentro e fuori dal campo, sugli spalti, Didi ci proverà sicuramente.

Nicola è il terzo allenatore stagionale e il compito non è facile considerato che da luglio 2018 il Vecchio Balordo possiede un altro piccolo record: sulla panchina si sono alternati 6 allenatori.

Nella giornata di sabato ho letto in modo interessato “il Tema del giorno” di Sebastiano Vernazza sulla Gazzetta dello Sport,  di cui copio e incollo due periodi che indicano la crisi del calcio italiano e quella del Grifone. “Boom di esoneri, siamo a 9: l’elogio dell’incoerenza” era il titolo.

L’esonero è sempre piaciuto alle masse perché trasmette l’illusione della catarsi purificatrice e piace di più ai tempi del populismo, anni in cui la gente si nutre di idoli da abbattere e gode degli insuccessi altrui”. Concetto che galleggia nelle acque genoane per fare un dispetto a qualcuno, che potrebbe meritarselo.

Gli esoneri ad oggi non hanno prodotto tanti risultati diversi e Vernazza continua: “se una squadra è sbagliata di fondo, non c’è cambio di allenatore che possa elevarla  al massimo si raddrizzano le storture più evidenti e ci si trascina verso una nuova estate di sogni“.

Sebastiano Vernazza è genovese e un po’ di sangue rossoblu gli scorre nelle vene,  consapevole come tanti altri che la cambiale sul futuro è una speranza in questo momento sottoscritta non da un disperato, ma da chi ama il Genoa.

Domenica Nicola deve prendere punti. Come giocherà non lo sappiamo e in sette giorni, fatti anche di doppi allenamenti a cavallo tra la fine dell’anno e l’inizio del 2020, per fare questi tre punti dipenderà tutto dallo spirito con cui i giocatori andranno in campo, quel mutuo soccorso che serve non solo per sorreggere, ma aiutare le strategie e gli schemi nelle due fasi di gioco. Questo mutuo soccorso nelle precedenti gare si è visto poco ed è mancante non solo da questa stagione: e ciò sicuramente non si può addebitare solamente agli allenatori.

I problemi al Genoa non sono solo degli allenatori e dei calciatori, non c’è un unico responsabile, ma una serie di concause: la soluzione da ben 4/5 anni non è stata trovata  e non sarà il prossimo calciomercato a trovarla.

Davide Nicola perseguirà l’obiettivo salvezza del Genoa con i suoi obiettivi che l’hanno sempre contraddistinto da quando ha iniziato ad allenare nel 2010 al Lumezzane: intensità, coraggio, determinazione, ma anche equilibrio (non solo tattico) ed entusiasmo.

La missione, ad oggi, appare impossibile, ma una frase di Nicola deve far vedere un bagliore di luce: “da quando ho iniziato ad allenare ho sempre avuto un unico obiettivo: regalare emozioni“.

Emozioni che il popolo genoano si aspetta da tempo e non reprimerà mai avendo una bomba non ad orologeria nel DNA. Per questo motivo si aspetta qualche botto di calciomercato importante la notte di S. Silvestro.

Primo obiettivo indovinare chi la butta dentro e Preziosi, se guardasse le classifiche dell’ultimo decennio, ne troverebbe una che vede protagonista il Genoa. La squadra rossoblu è infatti tra tutti i cinque maggiori campionati d’Europa quella che ha mandato più giocatori in gol nell’arco dei dieci anni: 98.

Sulla cooperativa del gol, maligni o scettici non la spiegheranno per merito di moduli, scelte tattiche e strategiche, ma grazie alla movimentata gestione del Joker che ogni anno rivoluziona in tutte le sessioni di mercato la rosa genoana portando a Pegli gran numero di giocatori. Il record c’è, insomma, ma è una forma provvisoria dell’assoluto.