Al termine di una partita dal sapore agrodolce, il Genoa è tornato da Lecce imbattuto, ha sfiorato il colpaccio, ma è andato anche vicino alla sconfitta: classifica partita da Grifo. Oggi va in scena il derby, contro una Sampdoria anch’essa in crisi di risultati e gioco. Soltanto un punto in classifica divide le squadre e i prossimi impegni sono per ambedue a dir poco impegnativi.

Uno sguardo d’insieme sul Doria.

La squadra blucerchiata è allenata da Claudio Ranieri, tecnico navigato che ha preso il posto in panchina dell’esonerato Di Francesco. L’allenatore romano ha diretto molte squadre ed ha maturato anche varie esperienze all’estero, per esempio è stato l’elemento trainante del miracolo Leicester, vincitore della Premier League nel 2016. Ranieri è solito far giocare le sue squadre con il 4-4-2,  ma, con il recupero di Linetty, stasera la Sampdoria probabilmente scenderà in campo con il 4-3-1-2. La Samp non ha ancora trovato una sua vera fisionomia, troppo diverse le idee calcistiche di Ranieri e del suo predecessore De Francesco. Senz’altro è una compagine con buone qualità, ma l’inizio segnato da brutti risultati e la conseguente perdita di fiducia ed autostima hanno portato la squadra in questa difficile situazione di classifica

L’analisi reparto per reparto. Partiamo dalla difesa.

Audero, il portiere, giovane di prospettiva e con buona fisicità, è reattivo ed agile tra i pali, sufficiente nelle uscite alte e nel gioco coi piedi, ma non sta attraversando un buon momento. I quattro giocatori della linea difensiva sono De Paoli, Ferrari, Colley e Murru. De Paoli e Murru sono gli esterni bassi. Il primo è un giovane ex Chievo, bravo nel proporsi e in possesso di un buon piede destro, ma nella fase difensiva talvolta si lascia andare a letture sbagliate. Il secondo, Murru, tatticamente sempre molto attento e con piede sinistro educato, non è veloce, ma dispiega una corsa continua e resistente. La coppia centrale Ferrari e Colley è forte nel gioco aereo, però manca di rapidità ed è tecnicamente rivedibile. Ferrari ha “rubato” la maglia di titolare a Murillo. Colley, dopo un inizio stentato,  è ora uno dei giocatori blucerchiati con più alto rendimento: è molto forte fisicamente.

Il centrocampo.

Linetty e Ronaldo Vieira sono le mezzali, Ekdal il play davanti alla difesa. Linetty, al rientro da titolare dopo un fastidioso infortunio muscolare, garantisce un rendimento costante e sempre sufficiente, dispone di mezzi tecnici buoni, è attento e bravo nel pressing, anche se non ha grande fisicità. Vieira, anche lui munito di buona corsa, ha poca qualità, ma difficilmente sbaglia. Ekdal, il metronomo, non è veloce, ma è molto continuo e intelligente sotto l’aspetto tattico: è un nazionale svedese.

L’attacco.

Gaston Ramirez  agisce dietro le due punte, ha fantasia e piedi buoni, soprattutto il sinistro, è forte anche nel gioco aereo, ma difetta in velocità ed è discontinuo. Gabbiadini e Quagliarella sono i due attaccanti. Il primo ha buon dribbling e un tiro di sinistro forte e preciso, ma soffre quando il ritmo della partita si alza e raramente colpisce di testa. Il secondo, Quagliarella, bomber per eccellenza, non sta ripetendo la stagione scorsa quanto a segnature, ma non va mai perso di vista, perché può inventare la giocata decisiva in qualsiasi momento. Può fare gol da posizioni impensabili, calcia con entrambi i piedi.

Come si comportano sulle palle inattive?

In fase difensiva, sui corner e sulle punizioni laterali a sfavore, marcano ad uomo lasciando il solo Quagliarella a presidiare la zona del primo palo. In fase offensiva, nelle medesime situazioni, si buttano in avanti Colley e Ferrari, mentre Ramirez, Ekdal e Quagliarella riempiono l’area. La battuta viene affidata a Gabbiadini o Linetty. Quando ci sono punizioni dal limite dell’area gli incaricati sono Quagliarella e Gabbiadini, il sinistro di quest’ultimo può essere un’arma letale.

In conclusione?

Difficile prevedere che match sarà. L’aspetto nervoso la farà da padrone. Thiago Motta avrà dato più di una raccomandazione ai rossoblu, ma come scritto dai tifosi su uno striscione: basta parole, è giunto il momento di fare i fatti! Ci vuole una prestazione da veri grifoni, non da pulcini spennati. Il derby non è una partita da giocare, ma solamente da vincere, ora più che mai.

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Mario Ponti
Sono nato a Genova il 10 gennaio 1964. Ho fatto tutto il settore giovanile nel Genoa: 3 anni di primavera, esordio in serie A in Genoa -Napoli nel 1983. Poi esperienze nel Carbonia, Omegna, Casale e Mondovì in Serie C2; poi Dilettante in squadre della provincia di Genova. Un grave infortunio al ginocchio destro mi ha condizionato per tutta la carriera. Quattro operazioni. Una volta terminato di giocare ho iniziato a fare l’allenatore, prima nelle giovanili rossoblu e successivamente per 10 stagioni sulle panchine di Arenzano (il mio paese d’origine), Cogoleto, Lagaccio, Molassana e Pegliese. Infine, la sclerosi multipla è avanzata e ho dovuto abbandonare la panchina motivo per cui ho fatto per tre anni il direttore sportivo. Ora voglio fare solo lo spettatore e il tifoso. Nel 2014 la T.O mi ha premiato come tifoso rossoblu dell’anno, cosa di cui vado molto, molto orgoglioso.