Vittoria importante in casa Genoa contro l’Ascoli ieri nel turno di Coppa Italia. Vittoria importante, perché ha scacciato fantasmi del passato e l’antidepressivo rossoblu a quarti  arriva. È arrivato solamente con la vittoria, con la doppietta di Pinamonti e la rabbia di ribaltare un risultato risolvendo una partita diventata complicata. L’Ascoli con coraggio ci ha creduto dopo l’autogol di Criscito ma il Capitano ha suonato la carica e in tre minuti, prendendosi la squadra sulle spalle con occasioni da gol e gol. Un successo che dovrebbe rasserenare l’ambiente depresso e che assicura l’ottavo di finale contro il Torino, partita a gennaio attesa da tutti dopo la beffa di domenica scorsa.

Il gol di Pinamonti, finalmente aiutato in versione centravanti nei 16 metri dai compagni, al 13’ del primo tempo sembrava la premessa per una serata tranquilla, invece il pareggio dell’Ascoli nella ripresa con tre passaggi e l’autorete di Criscito hanno fatto rivedere spettri delle altre competizioni contro Alessandria e Entella. La partita contro i bianconeri si poteva complicare, visto che nella formazione marchigiana c’erano solamente due 1994, fra l’altro ex genoani come Ninkovic e Brlek e tutti gli altri erano nati al di sotto degli anni 90′. Il pericolo era di andare tutti all’attacco per recuperare e lasciare praterie e  ripartenze alle “olive” ascolane, invece l’equilibrio e la stabilità hanno avuto un senso e una ragione. La Coppa Italia da anni racconta che deve cambiare formula, invece non è mai successo nulla per invogliare la gente a parteciparvi. La serata era fredda e ventosa, i coraggiosi sono stati solamente 1800 paganti a biglietti ridotti e solamente 2043 persone hanno varcato i cancelli del Ferraris.  Il Cuore della Gradinata Nord, sempre presente, molto impegnato con i cori contro gli ascolani. Un piccolo particolare che dovrebbe far pensare i calciatori ed anche lo speaker del Ferraris. Dopo ogni gol, gridato a squarciagola il nome dell’autore, non ne veniva replicato dal cognome. Dopo il primo gol, non era meglio smettere?

Bravo Thiago a leggere gli avversari e cambiare la strategia tattica. Non diamo i numeri che non piacciono al Mister, ma il calcio è stato efficiente con una difesa a tre e un centrocampo compatto che accompagnava tutta l’azione non lasciando isolato Pinamonti. Modulo giusto per mettere in difficoltà il giovane tecnico Paolo Zanetti, che con il suo 4 3 1 2 patisce anche nel campionato cadetto. La Coppa Italia stimola poco tutti ed anche Thiago?  La formazione giusta è stata messa in campo dopo il vantaggio ascolano. Sturaro con la sua forza fisica e abnegazione al sacrificio, e Pandev con Criscito, l’hanno ribaltata. A questo punto la solita domanda, non da porre solamente a Thiago ma a tutti gli allenatori della Serie A quando giocano le partite di Coppa Italia con le squadre di categoria inferiore: perché non partire con la formazione giusta invece di dover mettere  a posto l’apparato quando si va in crisi? Non si potrebbe fare il contrario, fare risultato e dopo sbizzarrirsi con le sostituzioni studiando giustamente la rosa a disposizione? Solo una considerazione sulla gara di ieri sera del Genoa: Cleonise all’ala destra, un sinistro in difficoltà a fare tutta la corsia laterale che non ha mai tentato un dribbling, specialità vista qualche volta nella Primavera.

L’analisi positiva. Biraschi, tornato guerriero nella difesa a tre; il debutto di Rovella, uno che ha l’X-Factor non del calciatore ma del giocatore, muovendosi con piedi e cervello; la prova di Jagiello, che potrebbe far rifiatare qualcuno degli altri centrocampisti di fatica.

Foto TanoPress

Da oggi la domanda sarà se sia meglio giocare con la difesa a tre o a quattro. Thiago ha già risposto in conferenza stampa: “No, non è stato solo un passaggio. Devo ripetere quanto detto prima: giocare a 4 o a 3 conta ma pochissimo. Quello che conta sono altre cose e soprattutto quello che ho visto io dal primo tempo al secondo. Possiamo, anzi dobbiamo dominare una partita perché abbiamo le condizioni per farlo. Pensiamo che questo gioco è fatto per andare a far gol: noi dobbiamo pensare a fare gol”. Ha ragione  Thiago. Non sarà la difesa a tre o a quattro a fare la differenza per fare gol: la farà il palleggio, non più orizzontale o all’indietro ma verticale, e per farlo il Vecchio Balordo deve fare quanto fatto nel secondo tempo contro l’Ascoli. Giocare tutti senza pallone e sacrificarsi anche con corse a vuoto. Chi ha il pallone tra i piedi, giocando di prima non deve avere il tempo di pensare e far chiudere tutte le linee di passaggio agli avversari, ma di servire un compagno pronto a dettare la transizione. Nel Genoa con qualsiasi tattica tutto ciò non succede spesso e quando è successo sono stati grattacapi per tutte le fasi difensive avversarie. La squadra in campo deve dare di più e i senatori devono non solo trascinarla sul campo ma anche fuori dal tunnel, lavorando dentro lo spogliatoio. Il Genoa in alcuni momenti delle gare giocate è apparso ossessionato, assillato  dal palleggio e quando riesce farlo in verticale è protagonista. Al contrario invece no. Per una sera il Vecchio Balordo e chi gli vuole bene, se non sorridendo, sono potuti andare a letto sereni.  Adesso occorre il risultato contro il Lecce, una medicina che potrebbe mettere a posto anche la serenità mentale. Perché quando la testa vacilla tutto diventa insormontabile.


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