Continua il viaggio tra il numero delle giornate di campionato e il significato dei numeri nella smorfia napoletana, che spesso combaciano con quello che succede nel calcio giocato. L’11ª giornata di campionato, l’11 nella smorfia sono ‘e suricille: i topi. Topini che hanno spaventato e anche di colore bianco che hanno divertito. Juventus e Inter allungano in classifica con qualche patema di troppo e non convincono. La scusa il cambio di allenatore. Può darsi. Il divario tecnico delle medie e piccole squadre viene sopperito dal grande entusiasmo. Quasi tutte sono al meglio della condizione fisica, bisognerà capire se in futuro potranno continuare quando avranno i cali di rendimento. Anche l’undicesima giornata ha confermato che non ci sono partite facili: al sabato tre gare da febbre del sabato sera si sono trasformate da Juventus-Torino e Bologna-Inter in “milonghe” lente per le capoliste, rock invece per la Roma contro il Napoli.

Juve, tulipani nel bene e nel mani con il gol di De Ligt e la solita mano galeotta che fa imbufalire il Torino di Mazzarri. Derby intenso, Torino salvato da Sirigu e Sarri vince la prima gara stagionale con i cambi: Ramsey e Higuain. Toro da derby: tosto, caparbio, tutto cuore non meraviglia. Si aspetta la  prossima giornata per capire se è uscito dalla crisi di risultati. A Bologna, l’Inter è stata graffiata dagli uomini di Mihajlovic e il solito Lukaku l’ha medicata con due gol pesanti. Lukaku nella storia del biscione, essendo il primo calciatore a segnare nove reti in 11 gare. Conte gongola per la 6ª vittoria consecutiva in trasferta. L’Inter ha vinto per un altro fallo di un attaccante avversario in area di rigore: Orsolini contro Lautaro Martinez oltre il 90’. Inveisce il Bologna e i tifosi per un rigore non concesso a Palacio 5’ prima. La Roma sale in quota Champions contro il Napoli. Mister Fonseca anche con titolari in infermeria e in panchina cala il tris di vittorie scavalcando l’Atalanta. Ancelotti, non solo fuori dalla zona Champions, dovrà lavorare molto per ritrovare i meccanismi dello scorso anno e la voglia di essere più cattivo. Non ballano i “surcille” a  Fuorigrotta.

L’Atalanta di Gasperini alle 12.30 della domenica ha visto i “suricille” a domicilio perdendo contro il Cagliari, che inaspettatamente – anche per i sardi visti i piagnistei a causa dell’assenza di Pavoletti ad inizio campionato – con un gioco più corale non fatto solo di cross si affacciano alla zona Champions con 9 risultati positivi consecutivi. Dea nervosa, Ilicic espulso appena sotto di un gol leva l’illusione di poter fare altra rimonta. Due sconfitte dei nerazzurri in casa prima di affrontare mercoledì prossimo Pep Guardiola a San Siro potrebbero aver condizionato l’operato degli orobici, facendosi mettere sotto  dal Cagliari sul piano del palleggio e delle occasioni approfittando di Eupalla nell’autorete  dell’orobico di Pasalic e del cartellino rosso ad Ilicic. Lecce-Sassuolo: i giallorossi sembrano ripetere il Frosinone dello scorso anno. Giocano bene in casa ma non riescono a vincere. Le reti incassate in zona Cesarini con Samp e Sassuolo fanno arrabbiare il tecnico Liverani. Berardi salva i neroverdi a pochi minuti dal termine. Lapadula altro gol, d’autore con stop e dribbling dentro i 16 metri: 2 reti in due incontri, un ricordo dai tempi del Pescara. In Fiorentina-Parma tanta noia e solamente due lampi dei soliti Gervinho e Castorini. Troppi errori e poco gioco che non lasciano tranquilli gli allenatori Montella e D’Aversa.

Contro il Brescia vincono Juric e gli altri ex genoani non amati dal Ferraris nel passato. L’Hellas batte le rondinelle giocando bene e attaccando con decisione, allunga in classifica ed ora è a 8 punti dalla zona retrocessione. Vince Juric sul campo, perde per le parole a fine gara sul “menaggio” (secondo lui) a Balotelli al Bentegodi per i soliti cori contro Super Mario, che giustamente sbatte il pallone sul muso della curva. Brescia ritrova un super gol da Balo ma perde Corini in panchina: licenziato.

Genoa-Udinese. Riparte l’Udinese, da capire quali sono stati i meriti dei friulani e i demeriti dei genoani. Già esaurito l’effetto Thiago Motta? La speranza è di no. Thiago triste per il risultato, ma la strada è quella giusta. Come i filosofi che rivoluzionano e cambiano il contesto in cui si inseriscono, anche Motta in un ambiente e città poco disposto ad aspettare ha creato schiere di discepoli e detrattori. Alla sera Milan-Lazio. La Lazio Correa nel senso che corre non solo per il gol, il Milan di Pioli cammina tentando giocare anche bene; Piatek spara a salve perché la rete rossonera è un’autorete. Il Diavolo resta all’Inferno, la Lazio con i suoi migliori dalla cintola in su fanno diventare Roma Caput Mundi calcistica visto il successo anche dei cugini. Un Milan che vince 4 partite su 11 non può continuare ad essere considerato da Pioli, Maldini e Boban da Champions.

SPAL-Sampdoria: brutta partita. Caprari entra al 90’ e fa gol al 91’ con un colpo di testa rimpallato con Ramirez. Gol al tramonto della  gara, i blucerchiati salgono ad 8 punti  raggiungendo il Genoa. SPAL all’inferno: troppi errori di Semplici e dei suoi calciatori. Ranieri, il mister doriano, non è contento ed ha ragione. Ha tentato tutti i moduli possibili,  ieri il 4 4 2 senza Quagliarella, per portare a casa i 3 punti. Con più merito della dea Eupalla, per non perdere è dovuto passare al 4 4 1 1. Prossimamente prove del fuoco Doria in casa contro l’Atalanta, la SPAL va invece a Udine.

Tra VAR e ululati contro le “scimmie” di colore, difficilmente si verrà a capo. Le gare sono state fermate da arbitri e giocatori per alcuni minuti e dopo continuate come se non fosse accaduto nulla. Interpellanze parlamentari che non faranno cambiare l’anno nero del VAR e i “buu”. Il calcio e anche la società italiana sono ferme all’anno zero. Gruppi beceri, razzisti, stupidi che non vengono fermati dentro gli stadi, non fisicamente ma dagli applausi degli altri, ne sono la dimostrazione. Tutto continua. Il primo giocatore a non voler più giocare sul prato verde è stato Zoro, difensore ivoriano in Messina-Inter: correva il 2005. Soliti pianti coccodrillo dei soliti noti e ignoti in TV e sui giornali continuano da 20 anni. Tante parole pochi fatti dalla FIGC, adesso costretta a prendere provvedimenti su sollecitazione di Ministri e deputati che non potranno lasciare il tempo che trovano. Importante non confezionare risultati a tavolino. Bisognerà chiudere non solo le curve. Necessiterà giocare in campo neutro a porte chiuse per le tifoserie che sono recidive e corresponsabili con le società.