Nonostante la sconfitta casalinga subita nell’ultima partita contro il Milan, il mister genoano Andreazzoli non è stato esonerato, ma oggi a Parma è obbligato a fare risultato. Andreazzoli resta per me un buon allenatore ed un ottimo insegnante di calcio. Ha un unico difetto: è troppo signore in un mondo di squali.

Uno sguardo d’insieme sul Parma.

Roberto D’Aversa, allenatore dei crociati da alcuni anni, tecnico pragmatico, è riuscito con la sua squadra a raggiungere gli obiettivi prefissati ad inizio stagione. La sua squadra scende in campo con il 4-3-3 e sfrutta al meglio le qualità dei propri giocatori, non fa un gran possesso palla, ma verticalizza il gioco appena le si presenta l occasione. Una squadra esperta e forte fisicamente. Il Parma è squadra scorbutica e difficile da affrontare: fa giocare gli avversari, ma si difende in maniera omogenea e si distende in ripartenze veloci e ficcanti. Difficilmente si fa colpire di rimessa ed ha due esterni offensivi di grande qualità.

L’analisi reparto per reparto. Cominciamo dalla difesa.

Sepe è un portiere dal rendimento regolare ed affidabile in tutte le caratteristiche del ruolo. La linea a 4 è formata da Darmian come esterno destro, Iacoponi e Bruno Alves coppia centrale e Pezzella esterno sinistro. Darmian, ex Manchester United, ha corsa ed è attento nella fase difensiva. Anche se non dispone di tecnica sopraffina usa entrambi i piedi, e può giocare anche sulla fascia opposta, dove oggi viene impiegato l’ex genoano Pezzella, che vestendo i colori rossoblu non si era ricoperto di gloria. Pezzella è un giovane esuberante con una corsa importante ed un discreto piede sinistro. Impulsivo, a volte commette falli pericolosi. Iacoponi e Bruno Alves sarebbero il duo al centro della linea: più rapido e portato alla marcatura il primo; più esperto, tecnico ed insuperabile nel gioco aereo il secondo. Al posto di Bruno Alves, non convocato per problemi fisici, potrebbe giocare uno tra Gagliolo oppure Dermaku, entrambi con un buon fisico e bravi nel gioco aereo. Il Parma, senza Bruno Alves, perderebbe uno dei suoi uomini cardine.

Il centrocampo.

Hernani è l’uomo d’ordine, Kucka e Barillà sono le mezzali. Hernani, brasiliano ex Zenit, dotato di buona tecnica di base, calcia con entrambi i piedi, ma non ha grande forza fisica, cosa che invece possiede in toto l’ex genoano Kucka schierato alla destra di Hernani. Lo slovacco è giocatore potente con sufficiente tecnica, ma un po’ disordinato tatticamente. Barillà, la mezzala sinistra, è in possesso di un ottimo piede mancino e garantisce sufficiente mobilità, però fisicamente non è un colosso.

 L’attacco.

I tre giocatori offensivi sono Gervinho e Kulusevski  esterni ed Inglese punta centrale.  Gervinho, molto veloce ed inarrestabile se trova spazio, è autore spesso di fulminee ripartenze e non dà punti di riferimento, quindi è difficile da marcare. Kulusevski, giovane di proprietà Atalanta e destinato ad una luminosa carriera, gioca sulla fascia destra anche se è mancino, ha forza e classe: la continuità è il suo tallone d’Achille. Il centravanti Inglese ama essere lanciato in profondità ed è bravo nella difesa della palla: forte nel gioco aereo, in questo inizio di stagione non ha ancora dato il meglio di sé.

Come si comportano sulle palle inattive?

Sui corner e sulle punizioni laterali a sfavore difendono a zona, ma gli uomini avversari più pericolosi vengono marcati ad uomo. In fase offensiva le palle ferme sono calciate da Kulusevski e Barillà. Per colpire di testa salgono i due difensori centrali, che insieme a Kucka, molto pericoloso, Gervinho e Hernani compongono la batteria dei saltatori. Le punizioni sono di Bruno Alves, se disponibile, di Hernani e Barillà.

In conclusione?

Vietato lasciare campo ai crociati, le loro accelerazioni sono letali. Per il Genoa sarà un match da giocare con intelligenza. Il Grifone non dovrà mai perdere le distanze tra i reparti e soprattutto non commettere ingenuità, cosa accaduta contro il Milan. Mancheranno uomini importanti nel reparto arretrato quindi l’attenzione e la concentrazione di tutti dovrà essere raddoppiata. È arrivato il momento di raccogliere punti e di non lasciarli più per strada a causa di errori banali.

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Mario Ponti
Sono nato a Genova il 10 gennaio 1964. Ho fatto tutto il settore giovanile nel Genoa: 3 anni di primavera, esordio in serie A in Genoa -Napoli nel 1983. Poi esperienze nel Carbonia, Omegna, Casale e Mondovì in Serie C2; poi Dilettante in squadre della provincia di Genova. Un grave infortunio al ginocchio destro mi ha condizionato per tutta la carriera. Quattro operazioni. Una volta terminato di giocare ho iniziato a fare l’allenatore, prima nelle giovanili rossoblu e successivamente per 10 stagioni sulle panchine di Arenzano (il mio paese d’origine), Cogoleto, Lagaccio, Molassana e Pegliese. Infine, la sclerosi multipla è avanzata e ho dovuto abbandonare la panchina motivo per cui ho fatto per tre anni il direttore sportivo. Ora voglio fare solo lo spettatore e il tifoso. Nel 2014 la T.O mi ha premiato come tifoso rossoblu dell’anno, cosa di cui vado molto, molto orgoglioso.