Questa mattina colleghi, parenti, uomini e sportivi del calcio e della pallanuoto hanno dato l’ultimo saluto a Guido Martinelli, giornalista sportivo di fede genoana e grande appassionato, conoscitore ed esperto del mondo della pallanuoto e del calcio dilettantistico. Lo hanno fatto nella basilica di Santa Maria Assunta in Carignano, nel punto più alto di Genova. Un luogo simbolo vicino al centro della città.

Il feretro è stato accompagnato all’entrata e all’uscita da un lungo applauso, trasportato da alcuni giocatori della Pro Recco visibilmente commossi. Sopra un grande fiocco rossoblu e una maglia del club più antico d’Italia, questa mattina rappresentato dall’ufficio stampa e dal vice presidente Blondet.

IL RICORDO DELL’AMICO E COLLEGA GESSI ADAMOLI – Ai funerali era presente anche Gessi Adamoli, collega e firma di Repubblica, che con Guido Martinelli era amico sin da bambino. Avevano condiviso insieme tante trasferte al seguito del Grifone, da tifosi prima e giornalisti poi.

“Ci siamo frequentati sino all’ultimo e ho avuto il piacere di fare tutto questo percorso di vita assieme a lui. In queste compagnie di fine anni Sessanta e inizio anni Settanta la differenza di età contava poco. Eravamo tutti in piazza, per la precisione in piazza Rensi. Con Guido eravamo nati lo stesso giorno, il 7 aprile, anche se in anni differenti. Ogni anno mi faceva gli auguri dicendo: “tanto gli auguri non costano niente”. 

Con Guido ho fatto la mia prima trasferta, appena tredicenne. Era un Pisa-Genoa, perdemmo 2-0. Era l’anno disgraziato in cui finimmo in Serie C. Poi l’anno successivo ne facemmo veramente tante in quel campionato che tanti ricorderanno con affetto: dietro al Genoa c’era un entusiasmo incredibile. Ricordo che facemmo alla seconda di campionato la trasferta a Chiavari contro l’Entella con gol di Speggiorin e Perotti. La facemmo in vespa: io dietro, Guido davanti. Ricordo che il popolo genoano era in tutto lo stadio e dietro quelli che si potevano definire i “Distinti” c’erano degli orti. Callaghan chiese un grappolo d’uva a un contadino dietro che glielo passò

Ricordi straordinari, come quello di Montevarchi. Là rendemmo pan per focaccia dopo la sconfitta in casa. C’erano i tifosi del Motevarchi che guardavano la partita passando in bicicletta attaccati alle grate. E ancora nel 1970/71, l’anno dell’apoteosi all’ultima giornata. Guido aveva fatto tutte le trasferte, tranne quella di Macerata: per lui fu un grande cruccio non aver fatto l’en plein. 

L’ultima trasferta da tifosi la facemmo nel 1977/78 tutti assieme. Era Fiorentina-Genoa (0-0) e coincise con una retrocessione. Con noi c’era un altro grande genoano scomparso prematuramente, Manlio Merega. Eravamo amici dei giocatori, che sentivano già puzza di bruciato: quella gara coincise con la retrocessione. Allora Secondini, Maggioni e Castronaro ci chiesero di portare le loro macchine sino a Firenze in modo tale da scappare direttamente a casa senza passare da Genova dove avrebbero trovato un clima decisamente ostile. Fu quella l’ultima trasferta da tifosi. 

Poi iniziammo a farle da giornalisti. Lui mantenendo sempre un aplomb straordinario: era un genoano viscerale, ma non lo faceva neanche trasparire. Era un grandissimo professionista, un grande amico, un Genoano doc”.