Conferenza, rifinitura e partenza alla volta di Roma, dove il Genoa affronterà la Lazio nella giornata di domani (calcio d’inizio ore 15). Aurelio Andreazzoli, dopo aver osservato un minuto di silenzio insieme ai giornalisti presenti in ricordo del collega Guido Martinelli, ha risposto alle loro domande nella sala stampa di Villa Rostan. Di seguito le dichiarazioni di Andreazzoli: “Colgo l’occasione per fare le condoglianze alla famiglia Martinelli. Ci dispiace per questa perdita”.

L’importanza di affrontare la Lazio, una squarta che ha di fatto cambiato pochissimo dall’anno scorso, e quali insidie riserva la gara?

“Tutte le gare sono importanti: per la classifica, per il morale, per dimostrare il valore e dare valore di quanto facciamo. Il valore della Lazio trovo inutile discuterlo, lo dimostrano da tempo ormai. Hanno una fisionomia spiccatissima: grande qualità, un allenatore che dimostra di volta in volta grandi qualità come saper dare una fisionomia definita alla squadra e farla saper essere redditizia”.

Le condizioni di Biraschi e Goldaniga?

“Sia Biraschi che Goldaniga sono rientrati in gruppo, anche se solo ieri, e per il momento sono a disposizione”.

Le condizioni di Criscito?

“Appena esco di qui ne parlerò con lui compiutamente nel mio ufficio. Bisogna essere disponibili al 100%, anche se credo che non ci saranno problemi, ma ne parliamo e valutiamo insieme il da farsi. Abbiamo altri ragazzi e non vogliamo rischiare nulla per il futuro. Massima disponibilità: il capitano è uno di quelli che nell’ultimo periodo ha raccolto più minutaggio. Criscito è uno molto disponibile, sempre, non vorrebbe mai smettere. Cercheremo di fare di necessità virtù. Non è detto che non possiamo usufruire di qualcuno che possa darci una mano nella mezz’ora finale, più qualità, puntando da subito su qualcuno con maggiore forza. Quelli di Criscito non erano crampi, credo sia stata una situazione relativa allo sciatico. L’abbiamo salvaguardato dall’allenamento di ieri per precauzione, per farlo recuperare il prima possibile e conoscendo l’importanza che ha per noi il nostro capitano”. 

Sulla crescita di Romeroche dalla gara contro il Bologna esce come secondo giocatore ad aver giocato più palloni, partecipando anche alla fase di possesso e offensiva:

“Secondo me è già migliorato molto e può migliorare ancora. Prima era premuroso, ora è un po’ più spregiudicato e fa bene in un ruolo a cui forse non era nemmeno abituato. Questa è una cosa che ci rallegra e di cui siamo contenti tutti. Lui sa fare anche il centrale: lo sa fare e lo farà in futuro. Deve stare attento ai cartellini gialli, perché è già in diffida e deve fare attenzione. Un difensore sempre con il cartellino giallo addosso diventa un peso”.

In conferenza dopo la gara col Bologna è stato chiaro e diretto: la squadra come ha reagito? Hanno dormito tutti tranquilli? E quel ragionamento su Radovanovic?

“Il ragionamento su Radovanovic era di stimolo. Ivan è un ragazzo che va oltre i suoi limiti e cerca sempre il massimo da quel che ha a disposizione. Tutti quanti dicono che sta andando oltre, portarlo come esempio era soltanto un’indicazione agli altri ad andare oltre i propri limiti. Ma lo è anche per me, perché tutti quanti abbiamo necessità di migliorare sulla personalità, applicazione e voglia di fare. Il giorno dopo ho ingraziato i ragazzi per aver avuto molta voglia di fare, perché senza quella determinazione e quella voglia di sacrificio, contro avversari che ci hanno messo in difficoltà, senza quella disponibilità morale quella gara l’avremmo persa. I ragazzi son stati bravi, sul pezzo, hanno fatto una gara difensivamente importante e numericamente avrebbero anche potuto essere premiati. Siamo usciti dalla gara con determinate cose rinforzate ed altre da migliorare. Il discorso ha toccato Radovanovic, ma il motivo era questo: diamo il massimo. Tutti quanti dobbiamo dare il massimo, un po’ più di quello che possiamo fare. I numeri hanno detto che sotto l’aspetto fisico è stata quella con i livelli più alti. Segno di come quando fai fatica i numeri si alzano, mentre la gestione della partita ti permette di diminuire il lavoro fisico. Siamo stati disponibili a fare molto meno lavoro fisico”.

I suoi principi di gioco avevano non illuso, ma accresciuto autostima e coraggio: poi, improvvisamente, tra il Genoa delle prime tre partite e quello visto contro Cagliari e Bologna si sono un po’ persi: sono le tre partite in una settimana o cos’altro?

“Col Bologna l’ho rivista tutta. Avevo un’impressone diversa: i 10′ finali del primo tempo non li abbiamo fatti bene e mi hanno lasciato amarezza. Perché la mia incazzatura in conferenza? Perché credo che dobbiamo essere consapevoli che solo sul gioco possiamo appoggiarci nei momenti di difficoltà. Mercoledì ne abbiamo avuti, un po’ relativi alla nostra prestazione, molto dovuti alla prestazione avversaria. Ma non devi mai perdere il punto di riferimento su ciò che fai in settimana: altrimenti che ci veniamo a fare qui? Ero contrariato e mi rivolgevo esclusivamente a questa aspetto: dobbiamo essere più consapevoli di cosa sappiamo fare e cercare di perseguirlo. Tutto lì. Se rinunci a perseguirlo, allora poi ti abbandoni anche all’avversario e finirai per fare una buona fase difensiva e aspetterai tempi migliori. Ma quella vista in fase di possesso non è la mia squadra e si è visto: la fluidità viene a mancare , perdi entusiasmo e fiducia e precipiti in un limbo che non ti porta da nessuna parte”. 

È possibile qualche cambio viste anche le tre partite in una settimana?

“Faremo qualcosa, come già fatto in passato. Abbiamo avuto necessità di tirare il collo a qualcuno dei nostri: alcuni giocatori sono rimasti in campo tutta la partita e sappiamo quanto le gare siano dure verso la fine, abbiamo fatto fare gli straordinari. Per esempio il caso Zapata e il caso Schöne: cercheremo di andare incontro a chi ha tirato la carretta, fino a questo momento, con molta applicazione e voglia di fare. Bisogna vedere ed aspettare la gara per vedere se i ragionamenti sono stati fatti in maniera giusta: solo la gara e il risultato ce lo diranno. Vogliamo dare la possibilità a tutti quanti se siamo pronti a prendere al volo il treno che passa: dipenderà anche dai giocatori dare risposte esaurienti e farsi trovare pronti. Già dalla partita contro il Cagliari posso dire che non abbiamo 11 titolari ma ne abbiamo 14, 15″.

Sul duro calendario ad inizio stagione:

“L’avversario è forte, come sono stati quelli affrontati finora. Il calendario per me è stato terribile. La Fiorentina ha sofferto solamente con noi, idem l’Atalanta e via dicendo. Il Bologna è una squadra che ha uno score da Champions League dal finale dell’anno scorso. Ora parliamo della Lazio, poi ci sarà il Milan. Il nostro processo di crescita consiste nel non interrompere, ma partire dalla base delle prime tre gare per crescere, senza farci disturbare troppo dal risultato. Noi dobbiamo sapere che quando affrontiamo la Lazio dobbiamo dare il massimo, aumentare l’aggressività e personalità, tentare di seguire il gioco e non come fatto domenica scorsa. E qui torno a fare una critica alla fase di possesso. Appoggiamoci sul gioco, componente che deve accompagnarci ed aiutarci sempre. Naturale che l’applicazione e l’ignoranza – tra virgolette – nell’interpretare le partite debba sempre esserci”. 

Tornando alla sfida contro il Bologna:

“Con il Bologna ho l’impressione che non abbiamo fatto bene gli ultimi minuti del primo tempo e questo mi ha lasciato amarezza. Credo che noi dobbiamo essere consapevoli del fatto che solo con il gioco noi possiamo appoggiarci nei momenti di difficoltà. Domenica abbiamo avuto dei problemi, alcuni relativi alla nostra prestazione e molti relativi a quella dell’avversario. Ecco, la mia rimostranza nei confronti della squadra e il mio atteggiamento contrariato era solamente riferito a questo, al fatto che si debba essere più consapevoli di quello che vogliamo fare e tentare di perseguirlo. Quando hai la possibilità di farlo devi fare le cose per cui ti alleni, altrimenti quella della fase di possesso non è la mia squadra, vengono a mancare solidità, entusiasmo, fiducia e scivoli in un limbo che non ti porta da nessuna parte. Abbiamo cominciato, fatto tre partite e mezzo con un’identità ben precisa. Certo è che, quando affronti l’Atalanta o la Lazio, loro hanno dei vantaggi. Sono i dettagli che fanno la differenza, e i dettagli li affini quando hai una conoscenza di gruppo. Noi siamo ancora alla scoperta dell’identità completa di ognuno dei nostri calciatori, quindi è evidente che in questo senso il tempo aiuterà”.

Sul discorso di Preziosi alla squadra:

“Il presidente ha parlato con la squadra. Ha fatto un discorso molto bello, di stimolo, e mi auguro che in futuro abbia possibilità di tornare a trovarci perché per la squadra è una cosa positiva, con cui riesce a dare energia a tutto l’ambiente”. 


Esame Trasferta