Anche durante le amichevoli estive, quelle che lasciano indicazioni soltanto al tecnico per capire se gli allenamenti sono stati o vengono assimilatati e digeriti, la fantasia degli spettatori si accende per un dribbling, per una parata, per un accenno di Veronica da parte di qualcuno, per i gol, ma poco per le percussioni. Tutto è successo anche nella seconda amichevole della stagione del Genoa.

Per qualche tifoso che mastica calcio e qualche addetto ai lavori ci si è nuovamente accorti, nel frattempo, come da qualche anno a questa parte, che nel cuore del gioco del Grifone continua a mancare qualcuno che garantisca sostanza alla bellezza del gioco. Qualcuno che sta in mezzo al campo a dirigere il traffico, a fare il vigile, sempre pronto ad aiutare il compagno in difficoltà, a suggerire l’appoggio, pronto a smarcarsi per ricevere il passaggio.

Per fare funzionare in questa prima parte di preparazione il castello genoano, Andreazzoli si è rivolto a Pandev per sfruttare la sua saggezza tattica e il suo equilibrio. Dai principi di gioco al giocatore pensante, lo slogan dell’unico allenamento è partito e visto dal vero.

Pandev improvvisamente non può essere Pirlo, meglio ancora Sergio Busquets: un suo clone sarebbe l’ideale per il gioco di Andreazzoli, non essendo pronto ad abbassarsi per prendere il pallone dal portiere con i difensori centrali che si allargano e gli esterni si sganciano costringendo gli avversari a rinculare: quello percepito nell’allenamento del mattino prima della gara con gli austriaci.

Pandev è utile quando si tratta di cucire la manovra, un faro a testa alta pronto a diffondere luce smistando palloni tra le linee in profondità. Al di là dei numeri tattici, Andreazzoli ha già fatto capire che il dogma tattico del Genoa sarà la duttilità e più che il numero del modulo saranno i giocatori a disposizione a far determinare la strategia.

I principi di gioco di “nonno” Andreazzoli hanno una sola prerogativa – non filosofia – alla base: la ricerca della superiorità numerica. Il gioco di posizione non consiste nel passare il pallone orizzontalmente, tanto per mantenere il possesso, quanto nel creare superiorità dietro ogni linea di pressione, nel trovare giocatori liberi fra le linee, per condurre l’attacco con molti calciatori formando triangoli e rombi e garantire al portatore di pallone almeno 2/3 opzioni di passaggio. È la superiorità posizionale che crea opzioni di passaggio fra le linee della squadra avversaria.

Quello scritto è quello visto tra allenamento del mattino e gara del pomeriggio, dove al posto delle sagome degli avversari c’erano uomini e perciò le difficoltà non sono mancate. Andreazzoli la linea sul campo l’ha tracciata, mandando anche qualche segnale facendo giocare Pandev e Rovella nel cuore del gioco, 18 anni e più di differenza, cercando di far capire cosa vuole e cosa manca. Adesso per renderla retta ci dovranno pensare in Società: ci stanno lavorando.

La volontà di Preziosi è quella di dare la rosa al completo per il raduno in Francia. A Neustift è tempo di test e di esami, per produrre, costruire e migliorare l’idea di gioco sul possesso, sulla costruzione dal basso, sullo sviluppo e sulla gestione con un metodo preciso. Andreazzoli ci mette passione, motivazione, mentalità, carisma nel trasmettere i propri concetti.