Il VAR nel campionato finito ha confermato che la perfezione non esiste perché lo schermo è gestito da uomini e governato da regole che sono fuori dal Regolamento del gioco del calcio. Nuove regole che sono confuse e se in alcuni momenti il VAR risolve, in altri decide e in alcune situazioni, lapalissiane all’occhio dello spettatore sugli spalti, non interviene.

Il caso più clamoroso nel mese di maggio non è accaduto durante le gare del campionato ma nella finale di Coppa Italia vinta dalla Lazio. Il rigore non concesso a Gasperini e alla Dea per fallo di mano di Bastos e relativo secondo giallo. Addirittura il giorno dopo è passato in secondo piano dopo le dichiarazioni del Presidente dell’AIA Nicchi.

A freddo, Nicchi ha liquidato la questione che ha scatenato un putiferio di considerazioni sulla decisione – più di Calvarese al VAR che di Banti in campo – affermando che “allo  stadio nessuno se n’era accorto- Tocca al designatore (Rizzoli, ndr) decidere se e cos’era“.

Nicchi, che per la prima volta si è vestito da Ponzio Pilato dopo aver affiancato o sostituito  senza diritto Rizzoli in altri casi, ha lasciato il mondo del calcio perplesso.

Perché? Nicchi è alla Presidenza con il terzo mandato, su di giri e insaziabile alla caccia del quarto ha il sentore che gli vogliano fare le scarpe? Oppure è nelle canne perché i tanti euro che la Cina sta facendo balenare sotto gli occhi di Rizzoli e Irrati, re del VAR, potrebbero lasciarlo in braghe di tela il prossimo anno considerato che gli mancheranno anche Mazzoleni e Banti che tante castagne dal fuoco hanno tolto alla Can nel campionato appena finito?

Nicchi si è però subito accorto di aver sbagliato avendo capito – o forse gli è stato suggerito – che la sua uscita non faceva nient’altro che alimentare il fatto che il VAR e la tecnologia non sono riusciti a debellare e cancellare, non solo nella testa dei tifosi e giornalisti, la sudditanza psicologica come nel passato.

Il giorno dopo la “boutade”, per rifarsi ha cercato di dribblare le polemiche dichiarando: “VAR positiva, presto una sala di Regia a Coverciano e gli arbitri parleranno“.

L’occasione è stata utile per confermare che non molla la poltrona, confermando che il VAR ci sarà anche in serie B prima in offline (non collegata con lo  Studio  e regia centrale) e poi online, ma soprattutto per confermare l’annuncio di una nuova sponsorizzazione di Net  Insurance che garantirà 1,2 milioni a stagione per avere il proprio logo sulle casacche di tutti gli arbitri (30.000) per il prossimo biennio con opzione fino al 2023.

Campagna elettorale alla grande visto che gli elettori della poltrona principale dell’AIA sono gli arbitri delle sezioni provinciali e non quelli di Serie A. Speranza che passate le elezioni non vengano nuovamentegabbati quelli che gratuitamente devono operare tra mille problemi ogni settimana  nei campionati dilettantistici, ad oggi comprati solamente con  una nuova divisa colorata e con la lusinga di andare allo stadio gratis quando le gare non sono di cartello, altrimenti i posti sono limitati.

Si aspetta la circolare numero uno dell’Ifab per capire quali saranno le correzioni non solo al regolamento, ma anche al VAR che complicheranno ancor di più il regolamento e la gestione del VAR stesso dopo il rigore assegnato al Liverpool nella finale di Champions.

I Santoni arbitrali presenti a Madrid lo hanno definito “colposo” annullando in una sola botta il concetto di “volontarietà”, ormai andato in pensione. Tanto per chiarire: il tocco di petto del calciatore del Tottenham  arrivato prima del tocco di braccio non è stato tenuto in considerazione (come dice il regolamento del passato) e annullato dalla posizione e dalla postura innaturale del calciatore. Prossimamente ci sarà da divertirsi.

Sarebbe più facile, come nel fuorigioco che in questa stagione non ha creato grattacapi per  questioni di millimetri, assegnare la massima punizione per ogni tocco di braccio e di mano in area di rigore? Il VAR…icocele non è guarito neanche nell’ultimo campionato.