L’ex rossoblu Mario Ponti, che per tutta la stagione ha curato la nostra rubrica “Occhi su…” in cui si raccontavano i prossimi avversari del Genoa, ha messo nero su bianco il proprio giudizio sul campionato di Serie A recentemente concluso. Un campionato che ieri ha conosciuto anche la terza neopromossa, l’Hellas Verona. Da un quadro più generale si è arrivati a parlare anche del Genoa, all’ennesima stagione deludente. “Non è ammissibile in un calcio come quello di oggi dove si sa tutto di tutti, costruire una squadra senza un filo logico come quella rossoblu“.

Mario, ci fai un bilancio di cosa ci ha lasciato questa stagione di Serie A?

“La stagione calcistica 2018/2019 non ha portato un granché di nuovo visto che la Juventus ha vinto l’ennesimo titolo grazie all’altissima qualità della sua rosa. Solo il Napoli le ha procurato una minima preoccupazione. Poi abbiamo avuto una lotta sino all’ultima giornata solamente per i posti Champions e per decidere la terza retrocedenda. Dal punto di vista tecnico tattico, l’Atalanta di mister Gasperini è stata la vera protagonista del campionato appena terminato: ha giocato ad un ritmo altamente superiore a tutte le altre compagini e dà conferma al detto secondo cui “il lavoro paga”.

Anche il Sassuolo di De Zerbi per una buona parte di torneo ha fatto vedere qualcosa di innovativo e di stampo europeo. Per il resto tutto come prima: non importa come ma il risultato viene davanti a tutto. Come dicevo, è l’Atalanta l’unica ad aver percorso la strada del risultato attraverso il gioco ed è stata premiata, finalista in Coppa Italia e terza in campionato, sempre divertendo e divertendosi, ma lavorando duramente in settimana e sempre ad intensità altissima. Il progetto Atalanta parte dal settore giovanile con giovani bravi e seguiti da tecnici di prim’ordine, con attrezzature e campi di alto livello. Anche se la vera arma in più dei bergamaschi è avere una società dove tutto funziona alla perfezione e tutti gli ingranaggi girano nella stessa direzione, dai più piccoli ai più grandi”.

Un tuo bilancio sulla stagione del Genoa?

“Per il Genoa è stata l’ennesima stagione deludente. I problemi c’erano anche agli inizi, ma sono stati mascherati dai gol di Piatek. Il gioco era scadente e l’organizzazione mediocre. Ceduto a gennaio il giocatore polacco, rimpiazzato da Sanabria che ha caratteristiche completamente opposte, ecco che le magagne sono emerse. Il solito arrivo di giocatori male assortiti tra loro ha fatto il resto: certo è che un centrocampo con passo lento come quello delle ultime partite è difficile da trovare, Romulo uno dei pochi ad avere corsa e sacrificio è stato ceduto a gennaio. Sono stati questi i problemi più evidenti. Penso che nel mercato di gennaio del Genoa i procuratori abbiano fatto il bello e il cattivo tempo”.

Promossi e bocciati della stagione rossoblu?

“Della stagione rossoblu salverei il portiere Radu, partito come dodicesimo alle spalle di Marchetti. Ha trovato la titolarità e nonostante qualche titubanza iniziale ha avuto un rendimento molto alto: alcune sue parate sono state fondamentali. Romero lanciato nella mischia da Juric nonostante la giovane età è stato l’autentico leader della difesa rossoblu: ha commesso alcune ingenuità a livello di inesperienza, ma tanto tanto a livello tecnico e caratteriale. Sicuramente parliamo di un giocatore da grandi palcoscenici, speriamo che la Juventus che ne diventerà proprietaria del cartellino lo lasci un altro anno a Genova. 

Quando una stagione finisce come quella del Genoa è comunque difficile trovare chi bocciare, o forse è troppo facile. Troppe cose non sono andate per il verso giusto, è meglio fare tutti un esame di coscienza e non nascondere la testa sotto la sabbia. Principalmente i giocatori, soprattuto quelli con più qualità, ma anche lo staff tecnico – o meglio gli staff tecnici – e la società con i direttori preposti al calciomercato: non è ammissibile in un calcio come quello di oggi dove si sa tutto di tutti, costruire una squadra senza un filo logico come quella rossoblu.

Bisogna ragionare da uomini di calcio, si possono fare buoni affari anche con giocatori semisconosciuti, importante è che se devo sostituire un giocatore non posso guardare al procuratore o alla sola convenienza economica, ma anche alle sue caratteristiche tecniche, morali e fisiche e all’adattabilità al resto della squadra. Il minestrone viene bene se la verdura è buona, ma soprattutto se tutto viene miscelato nella giusta quantità e se il cuoco sa cosa deve metterci”.

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Mario Ponti
Sono nato a Genova il 10 gennaio 1964. Ho fatto tutto il settore giovanile nel Genoa: 3 anni di primavera, esordio in serie A in Genoa -Napoli nel 1983. Poi esperienze nel Carbonia, Omegna, Casale e Mondovì in Serie C2; poi Dilettante in squadre della provincia di Genova. Un grave infortunio al ginocchio destro mi ha condizionato per tutta la carriera. Quattro operazioni. Una volta terminato di giocare ho iniziato a fare l’allenatore, prima nelle giovanili rossoblu e successivamente per 10 stagioni sulle panchine di Arenzano (il mio paese d’origine), Cogoleto, Lagaccio, Molassana e Pegliese. Infine, la sclerosi multipla è avanzata e ho dovuto abbandonare la panchina motivo per cui ho fatto per tre anni il direttore sportivo. Ora voglio fare solo lo spettatore e il tifoso. Nel 2014 la T.O mi ha premiato come tifoso rossoblu dell’anno, cosa di cui vado molto, molto orgoglioso.