Si dice spesso che sul letto dei dentisti, tra un aspiratore e un altro, sia difficile parlare e confrontarsi. Più facile prima, talvolta anche dopo. Noi abbiamo preferito andarci fuori da un appuntamento, in Piazza Tommaseo, presso lo studio dentistico del dottor Stefano Baffo. Un Genoano doc, battezzato al Genoa dal 1971, amante delle tradizioni e del collezionismo di magliette. Una per stagione, come un rituale. Ci ha raccontato cosa sia la genoanità per lui e come si potrebbe curare la carie dal gol in questo Genoa.

Stefano, come diventi genoano?

“Innanzitutto buongiorno a tutti, io divento genoano grazie a mio nonno materno, grandissimo genoano e socio fondatore del Genoa Club Alassio, che nel 1971 mi portò a vedere la partita finale di campionato – all’epoca eravamo in Serie C – dove vincemmo 1-0 grazie al gol di Maurizio Turone, e quindi salimmo in Serie B. Pur essendo piccolo sono rimasto entusiasmato da quello che era il vecchio stadio Ferraris: le 50mila e passa persone nonostante la Serie C. Ho un vago ricordo del boato per il gol segnato a pochi minuti dalla fine. Da lì è nato tutto, perché poi mio nonno ha ovviamente continuato a portarmi, mi portava in giro in carrozzina per Corso Italia già con la maglietta del Genoa all’epoca di lana (pungeva da matti però dovevo metterla per forza). Da lì è nata la fede. Poi ho continuato con le mie gambe a proseguire il mio percorso da genoano.”

C’è un ricordo di quando eri invece un genoano più maturo e più consapevole di quello che vuol dire essere genoani? È sofferenza, però quando arrivano le grandi soddisfazioni non si dimenticano facilmente… 

“Ho due ricordi particolari. Uno è legato alla partita in casa tra Genoa e Oviedo, dove il nostro grandissimo Tomáš Skuhravý ha segnato al 90esimo il gol che ci ha dato il passaggio del turno: lì devo dire, e non mi vergogno, che ho pianto come un bambino anche se ero già più che maggiorenne, perché è stata un’emozione grandissima. Mi sono abbracciato per minuti con gente che non conoscevo, ma è stata una sensazione bellissima. Poi un altro ricordo a cui penso spesso non è legato ad una partita, ma ad una serata veramente emozionate: il saluto al nostro capitano Gianluca Signorini. È stata un’emozione che mi porterò dietro per tutta la mia vita. Questi sono i due ricordi principali. Partite ne ho viste tantissime, però questi sono quelli a cui ogni tanto penso.”

Ieri sera la Juventus ha vinto 3-0 contro l’Atletico Madrid. Cosa ti aspetti dalla partita di domenica contro i bianconeri?

“Ero a Torino e ho visto il pareggio del Genoa: credo che sia una partita da affrontare con estrema serenità, i punti dovevamo farli nelle partite precedenti ma non ci siamo riusciti. La situazione in classifica, comunque, ci può far giocare con estrema serenità, quindi devi giocarla a viso aperto, non devi chiuderti: abbiamo visto ieri sera (martedì sera, ndr) una squadra come l’Atletico Madrid che ha giocato così e ne ha presi tre. Io credo siano partite da giocare a viso aperto: vorrei vedere una partita dove magari si potrà perdere, ma magari 3-2 o 4-3, non la classica partita chiusa in cui ti fanno gol al 90esimo, magari anche con l’aiutino dell’arbitro. Quindi una bella partita, divertente, dove comunque vedi dei campioni: vedere dal vivo Cristiano Ronaldo è una grande cosa: ieri sera è stato pazzesco. Ripeto, mi piacerebbe vedere una bella partita di calcio, cosa che purtroppo non ci capita spesso negli ultimi momenti.”

Eri a Parma: è stata una partita decisa da un episodio, però il Genoa in questo momento più delle tecnologia ha un altro problema: sono tre partite che non segna. Come si cura la carie del gol del Genoa?

“Secondo me si cura innanzitutto dal centrocampo: quest’anno non sono proprio riusciti a trovare un elemento. Hanno provato con Sandro ma non è andata bene, adesso hanno preso Rolon e Radovanovic, ma, non sono un tecnico, per me sono giocatori di interdizione, non in grado di impostare il gioco. A ciò si somma ovviamente la partenza di Piatek che è stata una mazzata assoluta. Credo poi che Sanabria e Kouamè dovrebbero invertirsi: io vedrei più al centro Kouamè e un pochettino più intorno Sanabria che ha una tecnica maggiore. Comunque quest’anno quello che ci sta mancando è veramente il centrocampo: ci manca una persona che metta in porta l’attaccante, che dia il passaggio giusto. Secondo me quindi si curerebbe dal centrocampo. Speriamo che l’anno prossimo ci sia la possibilità di prevenire la carie, per cui comprare già un centrocampista bravo.”

Giocatori che legano il gioco e sono legati alla storia del Genoa ne ho uno di cui hai anche la maglietta alle tue spalle (Gennaro Ruotolo, ndr). Tra l’altro vi è un aneddoto intorno a questa maglia: era la prima stagione in cui le maglie delle squadre del campionato portavano la toppa dell’ex Lega Calcio sulla manica destra. Ci vuoi raccontare un po’ questa maglia e come l’hai avuta? So che in famiglia c’è la tradizione di avere almeno una maglia di ogni stagione del Genoa

“Si, siamo appassionati di questo tipo di collezionismo. Questa ha una storia per me particolare perché è del 1996, l’anno in cui è nato mio figlio, per cui c’è anche questo legame in più, e poi è di un giocatore come Ruotolo che è un genoano. Io amo i giocatori genoani: per Genoani intendo gente che mette fino all’ultima goccia di sudore sul campo, magari con dei grossi limiti tecnici, perché chi ha la mia età si ricorderà i tiri in gradinata di Gennarino Ruotolo, però si ricorderà anche tante belle cose che ha fatto, tante belle azioni, tanto impegno. Era un Genoa diverso, con giocatori diversi: per me meno pretenziosi ma più legati alla maglia, che giocavano veramente fino all’ultima goccia di sudore. Queste magliette dopo la partita si strizzavano perché erano veramente sudate, cosa che adesso si vede spesso molto meno.”

Cosa ti aspetti dal futuro prossimo del Genoa?

“Io mi aspetto, così come tutti i genoani, di avere la speranza di riuscire ad avere di nuovo la possibilità di lottare per qualche cosa che vada oltre la salvezza, che secondo me in questi anni è arrivata anche grazie alla Serie A a venti squadre, dove retrocedere è molto difficile: ci sono sempre quelle tre/quattro squadre molto deboli. Io ambirei a lottare per l’Europa League. A me piacerebbe tornare in trasferta: sono stato a Liverpool, ad Amsterdam, a Valencia (tra l’altro la prima che ho fatto con mio figlio che era piccolino): una trasferta meravigliosa. Quindi ci terrei proprio a vedere di nuovo i genoani in giro per l’Europa, e non solo accontentarsi di un misero quartultimo o quintultimo posto.”


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