Nella settimana in cui si festeggiava l’Ajax dei giovani, capace di battere a domicilio il Real Madrid nella Champions, in Italia chiudeva lo Stadio dei Pini di Viareggio dopo 70 anni e doveva trasferire la Coppa Carnevale o Torneo di Viareggio giovanile a La Spezia. Dal 1949 ad oggi sotto i pini dello stadio sono passati tanti futuri campioni e talenti, ora cade a pezzi e non può ospitare neanche partite del settore giovanile.

Lo Stadio dei Pini è stato chiuso dalla Commissione di Vigilanza per il pubblico spettacolo dopo che il Genio Civile evidenziava problematiche mai emerse prima: rischio statico e sismico con interessamento a tutto ciò della Magistratura. Deve esserci delusione e tristezza non solo per i toscani, che rimarranno famosi solo per il Carnevale, ma di tutto il calcio italiano. Se poi gli stessi controlli dovessero essere fatti in tutti gli stadi d’Italia, il rischio statico e sismico potrebbe mettere a dura prova anche il campionato di Serie A, non solo quello di Serie C e Lega Pro.

Il Torneo di Viareggio è sempre stato un fiore all’occhiello dell’intero movimento calcistico nazionale. Il Comune di Viareggio si è difeso sostenendo che dopo l’opera di mettere in sicurezza un’unica tribuna, facendo monitoraggio in sicurezza della copertura, sia delle prove di carico e di conseguenza l’idoneità statica della tribuna stessa, non si aspettassero questo dietro-front.

Viareggio oltre a non avere il torneo subirà anche ripercussioni sul piano economico per tutte le categorie commerciali cittadine. Che il Torneo di Viareggio emigri a La Spezia è una malinconia, ma devono ringraziare la città e la squadra di calcio per aver messo a disposizione le strutture per tutta la durata della competizione, compresa la presentazione già vista lunedì e la finale.

Non si è capito perché altre città toscane non si siano proposte ad ospitare il torneo come era successo in passato, quando erano emigrati (solamente due volte) a Lucca e Livorno. Qualche maligno ha detto per paura dei controlli agli stadi. Viareggio è anche arrabbiata perché oltre il calcio ha perso il vernissage televisivo della diretta. Speriamo che ne tragga vantaggi la Liguria.

Si chiudeva lo Stadio dei Pini e in Italia si festeggiava la vittoria dell’Ajax in casa del Madrid, senza che nessuno si ponesse domande. Qualcuno in passato ha paragonato i tulipani ai Beatles, i quali avevano rivoluzionato la musica e i lancieri il calcio. Erano gli anni fine 1960 e primi anni ’70 e quello rivisto al Bernabeu martedì scorso è stato qualcosa di non previsto: rivedere il calcio totale ha lasciato tutti stupiti.

Sarebbe interessante se qualcuno ai vertici Federali della FIGC e della Lega Calcio si fosse fatto delle domande non solo sulla vittoria dell’Ajax. Meglio nascondersi dietro un palo, ridando tutte le colpe al Real Madrid o alla fine di un ciclo.

La verità è solamente una, come dice Edwin van der Sar, ex portiere e oggi capo esecutivo della società: “Noi non abbiamo leggende le creiamo”. Tutto attraverso scuole calcio, strutture. Dopo le elementari, le medie e le superiori di calcio, lanciano i giovani in prima squadra con il solo obiettivo di rivenderli.

L’Ajax dal 2001 ad oggi ha messo in cassa 566 milioni di plusvalenze grazie ai calciatori fatti in casa e nell’ultimo quinquennio 90 milioni di euro. Tutte plusvalenze investite nuovamente nel lavoro di crescita dei futuri talenti, che ogni domenica o in qualsiasi altra giornata del campionato olandese fanno riempire la “Cruijff Arena”, uno stadio gioiello non  solo per il calcio che ogni anno incassa 25 milioni di euro.

Una frase che circola fra gli olandesi: “Perché non è possibile battere una squadra più ricca? Non si è mai visto una borsa piena di soldi segnare un gol”. Difficile ascoltarla nel campionato italiano. In Italia sempre il solito sogno: rifare gli tadi a misure d’uomo, di famiglia, creare centri di addestramento federali solo sulla carta. Probabilmente aspettano che entri in gioco a gamba tesa la Magistratura e il Genio Civile, come è successo per lo Stadio dei Pini di Viareggio.

Per cercare di migliorare tutto basterebbe l’uno per cento di plusvalenze di tutto il movimento calcio in Serie A. “Campa cavallo che l’erba cresce” si può applicare al calcio italiano e ai suoi dirigenti, ma non si può più aspettare il tempo che si vuole. La pazienza è finita, il cavallo come il calcio sta diventando vecchio e i prossimi abbonamenti da poltrona TV si faranno all’INPS!


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