Chi la conosce racconta che infonde alla squadra e ai collaboratori uno spirito particolare facendo lavorare tutti allo stesso modo, e anche chi sta in panchina partecipa volentieri

La rosa dei giocatori per me è tutta uguale dal punto di vista professionale. Dal punto di vista umano puoi trovare più sintonia o simpatia con certi e con altri alcune difficoltà, ma come ho sempre detto ai miei collaboratori, fin dal primo giorno in cui ho allenato, per quanto riguarda la professionalità non possiamo mai essere attaccati. Quindi, se trattiamo un giocatore in un determinato modo, dobbiamo trattare allo stesso modo anche l’altro. 

Gioca le partite con 14 elementi: i cambi sono il 30% della squadra, perciò devono fare la differenza. Si arrabbia quando questo non accade? 

Il canovaccio c’è, io mi arrabbio se non si sviluppa come loro si sono preparati a fare. Chiaro che in determinate zone del campo ci sia la tecnica, l’individualità, la fantasia e l’abilità del singolo che ti può scompaginare tutto e va bene, ma quando si sviluppa gioco bisogna arrivare velocemente in determinate zone del campo così come hai fatto in allenamento. Lì non puoi inventare nulla. Negli ultimi 40 metri entrano in gioco l’abilità, il tempo, la fantasia ed altre situazioni in cui pensi una cosa e il giocatore ti sorprende e ne fa un’altra. E se ha sorpreso te può sorprendere anche un altro.

Real Madrid-Ajax ci ha insegnato tanto? 

Sono rimasto non dico folgorato, ma sapevo che prima o poi la storia e la cultura dell’Ajax sarebbero tornate a primeggiare in Europa. Loro tante volte sono un po’ più avanti rispetto al calcio mondiale, tante volte troppo avanti, e hanno fatto fatica. Ora stanno applicando un sistema di gioco che, come sempre, fanno senza dare riferimenti ma con concetti straordinari: quando decidono di fare possesso palla lo fanno con più uomini, quando decidono di attaccare lo fanno con più uomini, quando decidono di pressare lo fa tutta la squadra. Poi sono giovani, esuberanti e non hanno paura di confrontarsi. Sono rimasto piacevolmente non sorpreso e ho goduto, non perché giocasse contro il Real ma perché una squadra come l’Ajax che va a giocare così in quello stadio fa bene al calcio, a tutti gli allenatori ed anche calciatori stessi. 

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Il calcio totale è tornato?

Nel calcio succede questo: tante volte scomponi tutti i principi e li devi rimettere insieme. I principi sono sempre gli stessi, non cambiano i numeri dei giocatori, la metratura del campo nemmeno. Devi cercare di arrivare un po’ prima dell’altro a fare qualcosa. Il Guardiola ai tempi Barcellona, quello “prima maniera”, è stato uno dei primi insieme ad altri meno importanti a fare le prime pressioni. Aveva un centrocampo che ruotava, un centrocampo senza fisicità e ha pensato: se io scappo divento ancor più vulnerabile, quindi vado avanti e faccio le prime pressioni. Lì per un anno o due gli altri hanno trovato difficoltà. 

Vedere calcio la diverte?

Nella testa abbiamo sempre i nostri riferimenti dopo le partite, “Novantesimo Minuto” alle 3 del pomeriggio, ma non possiamo fermare il progresso e neanche l’innovazione. Ormai le televisioni sono padrone del calcio e dettano anche gli orari e i giorni. Lo sai in anticipo ed è così: non puoi dire che non ti piace. L’unica cosa che potresti fare sono stadi più accoglienti, magari più piccoli, non far pagare il biglietto o farlo pagare una cifra minima, tanto le televisioni le danno in diretta. Questo per avere il tuo stadio, più piccolo ma sempre pieno di gente che vuole venire ad assaporare l’odore dell’erba e vivere direttamente una cosa diversa e meravigliosa, un’emozione che non puoi provare in televisione. Allora lo puoi fare. Le televisioni sono padrone del calcio, ma gli stadi devono essere la casa dei tifosi. 

In televisione non si vedono le partite come sul campo 

Questa è stata una mia vecchia polemica ed è meglio non riviverla. Io dico: posso accettare qualsiasi tipo di critica da un giornalista che viene al campo, qualsiasi tipo di considerazione su una partita, ma dare le pagelle avendola vista dalla televisione e non al campo è una cosa molto molto limitante e poco rispettosa per chi invece lavora lì. 

Cosa si può inventare nel calcio attuale?

Mi auguro che si possa cambiare il tempo effettivo di gioco. Un minimo di sessanta minuti? Potrà cambiare molto.

Genova per noi è il titolo di una canzone composta Paolo Conte. E Genova per lei? 

“Genova non è facile” è una delle frasi che mi dicono tutti da quando sono arrivato. Sono arrivato in punta di piedi e in punta di piedi cercherò di capire quale sia l’aspetto più vero ed emotivo di Genova. Tante volte hai paura di esternare anche i tuoi sentimenti, diventi pessimista.

Si è reso conto di vivere il derby per 365 giorni l’anno? 

Assolutamente si, ma in questo momento non voglio farmi venire l’ansia perché manca ancora qualche settimana. Sarò felicissimo di provare questa emozione.

Dopo la vicenda di Allegri, il mondo del calcio si sta allontanando da quello dei social. Lei ne ha mai avuto paura? 

Io ho avuto paura all’inizio e non ci sono mai entrato. Io rispetto tutti ma non mi ci avvicinerò mai.

I genoani hanno paura delle tante promesse per il futuro. Credono in lei ma si spaventano, bruciati dall’acqua fredda, quando sentono parlare di progetti futuri, calciatori da ingaggiare a luglio, un programma ben definito a idee e parole. L’unica paura è, conoscendo Prandelli che non ama la poltrona e gli euro, che senza avere chiarezza possa dare dimissioni come già fatto in passato…

Diciamo che in questo momento ci sono tante idee e progetti, tanta voglia di fare qualcosa per il Genoa in maniera seria da parte della proprietà. In questo momento non mi sembra corretto dire cosa avremo in testa: in questo momento dobbiamo portare la squadra alla salvezza perché bisogna esser consapevoli del fatto che siamo in una zona molto a rischio. Quindi: arrivare nella zona salvezza e da lì saremo più chiari su quel che vorremo fare.

Pandev è convinto del fatto che il Genoa farà le sue belle figure con le grandi, perché “siamo in grado di mettere in difficoltà tutti”

Mi piace molto perché arriva da una persona equilibrata, che ha esperienza e lavora tanto trasmettendo entusiasmo anche ai giovani. Se una persona che ha queste capacita e caratteristiche si espone in questo modo vuol dire che ha la sensazione giusta.

Lei ha fatto in passato una campagna pubblicitaria con Illumia: provi ad accendere una lampadina e illumini il popolo rossoblu con una certezza

Diciamo che non ho bisogno di pubblicizzare nulla. Genova è una piazza straordinaria. Il fatto di poter indossare una casacca con sopra scritto “il club più antico d’Italia”, chi può dirlo? Nessun’altra squadra. Si sta anche cercando di recuperare uno scudetto che sarebbe storico per tanti motivi. C’è un amore smisurato per questa maglia: noi sappiamo cosa voglia la gente, tante volte le aspettative sono alte ma è anche stimolante lavorare in un ambiente così. Quindi cosa posso dire? Noi come responsabili, perché ci sentiamo la responsabilità addosso, vogliamo trasmettere il valore del rispetto di tutti ma noi siamo i protagonisti e dobbiamo aiutare i tifosi ad aver fiducia e continuare ad amare questa maglia. 


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Il calcio secondo Prandelli: prima parte – VIDEO

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Il calcio secondo Prandelli: seconda parte – VIDEO