Una partita da vincere per il Vecchio Balordo, contava poco la prestazione. Invece una partita da rovescio e dritto. Il genoano più incallito nell’intervallo sperava che la moneta rimanesse in bilico. Un Genoa così sbandato nella prima parte della gara contro il Chievo è difficile da ricordare.

Piena fiducia nel ribaltamento di tutto da parte di Prandelli nel secondo tempo, anche se incomincia a non essere facile andare a vedere un film del Vecchio Balordo e aspettare 60’ di proiezione in bianco e dopo agitarsi, anche senza vedere l’arcobaleno.

Non bisogna sputare né sul punto guadagnato né sui cinque risultati consecutivi, né sulla zona rossa a 11 punti, né sulla media inglese o sul pareggio fuori casa. Dispiace però ripetere per l’ennesima volta che senza regista non ci possono essere film e, nel calcio, fasi difensive e offensive.

Prandelli sta facendo di tutto per adattarsi con malleabilità al materiale umano a disposizione disegnando la squadra in modo da esaltare le caratteristiche degli interpreti. Camaleonte Cesare al Bentegodi non è riuscito a fare il risultato pieno insistendo con i tre mediani fino al 60esimo. Operazione non riuscita per le caratteristiche dei tre mediani, bravi nel difendere ma non nel proporre gioco. Non ha a disposizione un regista puro, ma tre centrocampisti muscolari. D’accordo con Prandelli sul fatto che la spinta estrema sulle corsie esterne, almeno su una, impone equilibrio e contenimento al centro più che qualità. Con Lazovic e i suoi alti e bassi in panchina servivano i tre muscolari?

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Facile parlare da fuori. Per Prandelli, come tutti quelli che lo hanno preceduto, è difficile dare le chiavi del gioco a qualcuno della rosa rossoblu. Nessuno per caratteristiche è in grado di essere libero di costruire, impostare e dare alla manovra quella fluidità – anche senza qualità – che non guasterebbe e che è sempre mancata dagli ultimi tempi di Gasperini con l’uscita di Milanetto. Se si guardano i dati della gare del Genoa difficilmente il Vecchio Balordo supera la soglia del 60% di passaggi riusciti. Con un regista, probabilmente quella statistica, una delle principali in un gara, balzerebbe in avanti. Incremento significativo in un fondamentale decisivo: più passaggi precisi dovrebbero significare, infatti, più occasioni create e meno fatica nel recupero del pallone.

La coperta a sinistra del Genoa è cortissima. Potrebbe funzionare meglio con Criscito e Lazovic? A destra, considerato che Biraschi gara dopo gara entra nei meccanismi della difesa a quattro e Romero non si discute, meglio contenere. Tutto si intravede anche con il solo Criscito a spingere e la solidità difensiva, incrinata nelle gare precedenti, potrebbe riprendersi. Dopo le ultime gare del Vecchio Balordo, l’altra domanda è se la difesa a tre possa essere una via ideale per garantire solidità al centro e spinta sulle corsie laterali, anche se in una corsia manca uno specialista del ruolo.

Qualcuno leggendo questo pezzo dirà: ma su Chievo-Genoa nessuna considerazione? Sono poche da fare nel bene e già scritte. Si può riportare solamente un frase di Sorrentino, il portiere clivense, che uscendo dalla zona mista ha fatto ragionare: “finalmente una domenica di festa“.

Prossimamente nessuno si aspetta un miglioramento qualitativo, ma si spera – non solo al Ferraris – di vedere quell’intensità pazzesca per fare la differenza almeno con il Chievo ai minimi termini e falcidiato da infortuni pesanti. Come successo in pochi momenti della partita, contro il clivensi sarebbe bastato un pressing più furibondo che asfissiasse gli avversari. Invece il Grifone in qualche occasione è rimasto non stritolato, ma quasi, nella morsa dei ragazzi della Diga.

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La ricerca dell’equilibrio passa da una constatazione banale: il meglio dell’organico non è nel mezzo, ma davanti. Allora perché Pandev così in ritardo in campo, dopo essersi scaldato una quarantina di minuti? Perché fuori Rolon e non Radovanovic, forse preservato perché giocava davanti ai pochi ex tifosi del Chievo?

Prandelli e il suo staff qualcosa di diverso studieranno. Non troveranno il centrocampo perfetto. Il centrocampo a tre attualmente non è una fionda capace di colpire e affondare. L’uomo giusto al posto giusto potrebbe essere Sturaro nel recuperare palloni e sprigionare il suo ardore.  Lareger potrebbe fare di più in quello per cui è stato ingaggiato: inserirsi anche senza garantire i gol di un centravanti. Con il matuziano potrebbe ringraziare anche Veloso: la qualità non gli manca se più protetto e sgravato da compiti di copertura.

Scelte difficili ma nette dovrà fare Prandelli in vista anche del futuro non prossimo. Il 4-3-3  o altro schema con le stesse caratteristiche penalizza gli attaccanti tecnici, quelli che vengono etichettati come “seconde punte”: un Kouame così contorto come visto nelle ultime gare dà poco alla causa. Le scelte di Prandelli, anche se nette, con qualche bocciatura non irriterebbero nessuno della dirigenza, siccome il calciomercato invernale è stato condiviso.

Saranno  generosità e dedizione alla causa  i primi criteri utilizzati da Prandelli nelle scelte. Non contano i nomi, il curriculum o il prezzo di mercato, ma fame e voglia di scalare la classifica: probabilmente con queste peculiarità si sarebbe abbattuta la Diga dei clivensi. Invece quando vi è la possibilità di fare un piccolo salto in avanti, sono state un’altra volta le “musse” dei grifoni a fare la differenza contro i Mussi volanti per la B.

Il risultato al Bentegodi potrebbe aver comunque debellato la “pistolaggine” che ha perseguitato il Vecchio Balordo la scorsa settimana per il risultato facile da conquistare e anche il braccino tattico. Azione che non dovrà essere ripetuta in attesa del Frosinone.