Il pre partita di Genoa-Lazio, andando al Ferraris e anche sugli spalti, non era felice, tanta depressione girava trai tifosi sempre propensi al “menaggio” per i gol di Piatek e Pavoletti nel sabato del campionato che aveva visto gli ultimi due attaccanti del Grifone lasciare il segno, andare in gol ribaltare le squadre avversarie quasi da soli. Depressione anche biancoceleste che arrivava dai sostenitori quasi muti, visto il numero di giocatori  indisponibili.

L’euforia in casa rossoblu, una volta fatto capolino con il terzo gol di Sanabria su quattro gare, di rapina alla Paolo Rossi Mundial, la festa, la gioia della stilettata di sinistro alla Branco&Carlos di Capitan Criscito. Una gioia incontenibile del Capitano sotto la Nord che ha contagiato tutti. Meno male perché mancando una manciata di minuti alla fine e sentendo i risultati delle concorrenti apparivano nubi nel cielo rossoblu.

Buon Genoa nel secondo tempo, buonissimo risultato perché nel secondo tempo c’è stato soprattutto il Grifone chiudendo bene anche in fase offensiva con presenza tattica e di qualità.

Difficile capire se Prandelli ha studiato l’avversario e le sue gare ravvicinate, ma come il Grifone abbia messo il sale sulle ali dell’Aquila nell’ultimo quarto d’ora potrebbe non essere immaginario con una Lazio troppo confusa dopo l’ennesimo incidente a Radu, troppo sconnessa per pensare di essere in grado di giocare su tre fronti:  Campionato, Europa League, Coppa Italia. Lazio con nove assenti e Immobile a mezzo servizio. Solo una giocata del Ciro odiato dai genoani ha fatto ballare di paura non solo la difesa genoana e Rolon, ma anche tutti coloro che erano dentro il Tempio.

Foto TanoPress

Perché la trasformazione del Genoa dal primo al secondo tempo? Non solo per demeriti laziali, che non hanno mai cambiato registro tattico. Gli allenatori Top sono alla Prandelli. Sono quelli che leggono bene le gare in corso d’opera non solo i movimenti degli avversari, ma soprattutto quelli dei propri calciatori.  Il centrocampo a tre del primo tempo era troppo prevedibile nelle letture di Inzaghi e Badelj. Non in crisi, ma confusionario il cuore del gioco genoano con Radovanovic davanti alla difesa e Lerager e Rolon ai lati. Tutti e tre, Radovanovic e Rolon potrebbero offuscarsi con le stesse caratteristiche, Lerager coast-coast poco visto nell’economia del gioco  Ai tre di centrocampo non giova neanche il gioco dei tre davanti, troppo larghi, sempre marcati ad uomo e difficilmente in grado di dettare il passaggio in profondità.

Secondo tempo da Grifo targato Gaio Cesare Prandelli. Prima l’entrata di Bessa nell’intervallo e dopo quella di Pandev: così il 4-3-1-2 ha ribaltato la Lazio. Sarà un caso, ma Pandev era presente nelle quattro vittorie su 7 con il 4-3-1-2 oppure 3-4-1-2, anche in coppia con Bess .

Bravo Prandelli che ci ha messo un tempo a leggere gli avversari, ma anche i suoi. Sanabria e Kouame vicini possono fare male a qualsiasi difesa, un centrocampista di qualità alza non solo il baricentro, un trequartista alla Pandev scatenato fa la differenza.

Guai togliere qualcosa a coloro che sono stati sostituiti, un medicinale utile di corsa e contrasto, ma il secondo tempo contro i capitolini avrà fatto capire a Prandelli che il suo DNA calcistico potrebbe essere riproposto e avere successo anche a ponente della Lanterna.

Pur facendo i complimenti al pubblico genoano, anche Prandelli in conferenza stampa ha capito che il Genoa è come l’Albero di Natale: qualcuno rompe sempre le palle, anche quando vinci c’è sempre il merito degli avversari.

A precisa domanda sulla collocazione dei tre centrocampisti del primo tempo, su Sanabria nel deserto del Ferraris in mezzo a tre avversari, su Kouame troppo largo per incidere, Prandelli ha risposto con quello che ci volevamo sentire dire: “Lavoriamo per il presente che era quello di fare punti e levarsi dalla zona rossa, prossimamente lavoreremo  anche per il futuro ragionando“. Passo dopo passo per avvicinarsi sempre più al suo DNA calcistico vincente  visto nel passato.

I conti li farà alla fine, aspetta Sturaro che domenica in contemporanea è tornato “giovanotto” giocando nella Primavera. Solo un tempo e un cartellino arancione.

Adesso ci sono due gare, quelle con Chievo al Bentegodi e Frosinone nel Tempio, che potrebbero portare il Vecchio Balordo salvo prima delle Idi di Marzo senza Cesaricidio, senza Bruto e Cassio, ma solo voglia di fare qualcosa di buono nell’attuale campionato proiettato nel futuro.

La Bibbia di Domenica 17 annunciava (con altre considerazioni) che un Tamarisco nella steppa è difficile farlo vivere, invece, come un albero piantato vicino ad un sorgente di acqua, potrebbe sbocciare. Se si  potesse portare questa immagine del Tamarisco a Prandelli facendo un paragone con il Vecchio Balordo probabilmente risponderebbe: Portare Pazienza.