Mario Sconcerti, giornalista e scrittore già direttore del Secolo XIX dal 1992 al 1994, torna a parlare ai nostri microfoni per fare il punto sul campionato. Raggiunto telefonicamente, ci ha fatto oggi il punto dopo la 22° giornata di Serie A, focalizzandosi soprattutto su alcune domande relative alla testa della classifica, al mercato della Juventus, alle sorti delle milanesi e al futuro del Genoa di mister Prandelli.

Con la partenza un po’ troppo a cuor leggero di Benatia e il rimpiazzo con Caceres possiamo dire, per una volta, che la Juventus ha sbagliato calciomercato?

Più che sbagliare mercato, mi sembra che ci sia stato un cumulo di infortuni. Appena se ne è andato Benatia si sono infortunati sia Bonucci che Chiellini. Ci sono state tre uscite invece di una. Benatia è stato un giocatore che se n’è voluto andare: è stato un discorso abbastanza lungo. A torto o a ragione, pensava di giocare poco. E siccome è un giocatore importante che più di tanto non giocava per davvero, è stato deciso di accontentarlo non pensando che ci sarebbero potuti essere tanti infortuni insieme. Caceres, poi, è stata una valutazione un po’ larga. Non dico sbagliata, ma sono anni che ormai non ha un rendimento che lo porta ad essere un giocatore importante. Sia a Verona che alla Lazio ha giocato poco e non ha giocato bene”.

Vengo alle milanesi. Cosa succede all’Inter?

Non sta succedendo molto, ma sta succedendo quello che è normale che succeda. Sta facendo un campionato così così, non terribile e paradossalmente migliore che lo scorso campionato. Ha la migliore difesa italiana con sedici gol dopo la Juventus, che ne ha subiti 15. Mi sembra che stia raccogliendo poco perché non riesce da dieci anni a trovare una quadratura alla squadra. Sono falliti una lunga serie di centrocampisti. L’Inter ne ha cambiati 16/17 negli ultimi anni. Basta guardare il trequartista, il centrocampista più avanzato: ne sono stati cambiati tanti, da Borja Valero a Ljajic a Guarin a Brozovic a Nainggolan. Cambiati tanti senza ottenere nessun risultato. Certamente è un problema di carattere, come dice Spalletti. Identificare il problema non ha mai significato risolverlo: e infatti Spalletti non riesce a risolvere questo problema. Credo comunque sia la favorita per il terzo posto”. 

L’acquisto di Piatek può fare la differenza per il Milan in ottica quarto posto?

“Il Milan è migliorato. Come gioco di squadra è migliore di Inter e Roma, anche se i giallorossi hanno più qualità individuale. Piatek è un giocatore che sotto certi aspetti è miracoloso. Siete stati dei santi a Genova a farvelo andare via così. Mi sono battuto per i tifosi Genoani e milanisti perché mi sembra che sia stata una mancanza di rispetto quella di vedere andare via il proprio centravanti e andare a prendere il fenomeno degli altri arrivato in Italia da appena quattro mesi. È la prima volta che un grosso giocatore non finisce la stagione in una grande città in cui era stato preso. Anche Paquetà ha migliorato il Milan, solo che lo ha fatto con candore e dolcezza senza ancora affondare il colpo”. 

Sul Genoa di Prandelli che idea si è fatto? Che campionato può concludere?

“Mi sembra che le cose siano abbastanza chiare. Il Genoa fatica a restare attaccato ad una zona che, peraltro, resta una zona grigia. Quella dal decimo al settimo posto. Mi sembra che si faccia sempre molta fatica ad affermare qualcosa di più. Sono arrivati giocatori nuovi, come Sanabria, ma Hiljemark si è fatto male e Piatek è andato via. Il Genoa resta una squadra fastidiosa da affrontare, ma che alla fine lascia lì, sul campo, molti risultati”. 

Finito il calciomercato, ci si domanda: ma è ancora il calciomercato dello scouting e dell’osservazione dei calciatori oppure è sempre più quello dei suggerimenti dei procuratori?

Tranne pochi calciatori, il calciomercato avviene su input dei procuratori. Poi ogni squadra ha i suoi punti fermi da ricercare e durante la stagione osserva alcuni giocatori. Ma è chiaro che il fenomeno generale del mercato all’interno di una singola squadra si appoggia sempre al procuratore. E il procuratore, a sua volta, si appoggia alla squadra. Tant’è vero che ogni squadra ha i suoi agenti privilegiati. Ritengo che sia normale che funzioni così, anche perché questa è la funzione del procuratore. Non c’è da meravigliarsi, ma piuttosto da stare attenti che i procuratori abbiano sempre la competenza giusta per farlo”. 


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