Dopo quasi un anno dall’uscita dell’Italia dal Mondiale russo, l’Italia del calcio non è più commissariata e  si è data un Presidente: Gabriele Gravina.

Elezione con maggioranza bulgara, una votazione sostanzialmente unanime con una schiacciante maggioranza di consensi, il 97,2%, a favore dello stesso Gravina. Presidente al primo turno che non ha precedenti nella storia delle elezioni in Federcalcio.

Il 42° Presidente della FIGC dovrà fare subito le riforme e non avrà alibi con il 75% dei voti  in Consiglio Federale  per metterle in atto.

Nessuno si dovrà fare ingannare dai numeri dell’elezione di Gravina. Il Coni e il Governo dovranno vigilare attentamente, non come hanno fatto da Commissari politici e sportivi alla Ponzio Pilato. Lunedì a mezzogiorno a Fiumicino non è stato “di fuoco” come nel gennaio scorso ma potrebbe essere andata in scena anche una standing ovation di facciata, di convenienza tra vecchi nemici che non si sono potuti vedere fino a qualche settimana fa. 

L’ode in FIGC, in tutte le Leghe, sarà sempre la stessa: quella di farsi e curarsi gli affari propri. Gravina ha tanta esperienza, dei suoi 65 anni la metà li ha trascorsi nel calcio con l’ultimo incarico quello di Presidente della Lega di serie C, sempre turbolenta nella scia di Macalli, una rovina per la terza serie che ancora lascia cadaveri in giro sui campi di provincia.

Gravina lo hanno scelto perché garantisce equilibri perfino nella Congrega di Lotito. Non piacerà a tutti se Andrea Agnelli aveva pensato di contrapporgli il “nemico” Massimo Moratti. Gravina oltre fare subito le riforme annunciate nel discorso di insediamento dovrà levare seggiole e poltrone sotto i deretani di chi le ha utilizzate in tutti questi per lotte di potere personale, anche se la formazione del nuovo Consiglio Federale che dovrà decidere subito il nuovo Statuto, dopo la sentenza che ha salvato Lotito dalla non riconferma dopo 3 anni,  farà contenti Nicchi (arbitri), Tommasi (associazione calciatori), Ulivieri (allenatori) e tutti gli altri poco nominati. Nulla di nuovo, tromboni sfiatati, che non hanno dato nulla negli ultimi 10 anni – se non di più – al calcio italiano .

Finisce il Commissariamento di Fabbricini  e del Coni e finisce con poca gloria visto il pasticciaccio tra B e C. Serie B e Serie C con squadre che neanche il giorno dei Santi e dei Morti sapranno in che campionato giocheranno. Tutto come prima insomma, con il Commissariamento e gli uomini di calcio tornati subito in TV senza neanche una riforma, Costacurta in primis eccezion fatta per la scelta di Mancini in Nazionale, e con De Laurentis che vorrebbe essere al timone di 2 squadre in Serie A. Altra chicca del Commissariamento del calcio da parte del CONI quella di vendere i diritti televisivi agli spagnoli-cinesi in grave difficoltà economica  e dopo  vendere, cedere  tutto alla finta concorrenza Sky-Dazn a danno degli spettatori che avevano già comprato il pacchetto Sky per tutte le gare.

I problemi del calcio italiano sono tanti, Gravina dovrà essere bravo e sbrigarsi per fare in due anni quello che non è stato fatto quasi in 20.

La prima riforma, prima di tirare fuori i cadaveri dagli armadi, è la più facile perché interessa poco a tutte le componenti della FIGC: mettere a posto  la caricatura della Giustizia sportiva.

Polvere e cadaveri dentro gli armadi saranno tanti, il Presidente eletto lì potrà gestirà bene avendo un vantaggio, quello di conoscere chi li ha nascosti e farsi aiutare a tirarli fuori.

Dispiace che esca dalla FIGC il Direttore Generale Miche Uva, qualcuno che avrebbe potuto indirizzare bene il nuovo Consiglio della FIGC. Uva porterà e continuerà  il suo lavoro in UEFA, se qualche squadra non si farà avanti. Gravina spera di convincere Marotta a rimpiazzarlo. Il Direttore Generale della Juventus, che Venerdì finirà la sua avventura con gli Agnelli e la Fiat,  difficilmente accetterà. 

Se Gravina in due anni riuscirà a fare qualche riforma potrebbe però ripensarci pretendendo la massima poltrona della Federcalcio, sollecitato da molte società di Serie A.


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