Ottava giornata di campionato rigenerata dal “market pool””della Champions visti i risultati in cima alla classifica e dalla parte destra della classifica. Market pool che risveglia calciatori guadagnando con le società in base ai risultati, incassi da botteghino e partecipazioni alle varie fasi.

Le squadre in prima fila dietro la Juventus ad inizio stagione si ritrovano in quelle posizioni per merito della lettera “I” di Icardi, Insigne, Immobile  e grazie alle reti di Higuain e Dzeko, che riaccendono un unico obiettivo: la corsa alla Champions. Anche se il gioco deve ancora a divenire per tutte.

Con la Nazionale di calcio in gioco mercoledì a Genova si è giocato Venerdì, sabato e domenica. Venerdì il Torino ha fatto una faticaccia contro il Frosinone: anche in vantaggio di due a zero si è fatto raggiungere dai ciociari e ha sofferto. Risolve un esterno, Berenguer, le amnesie tattiche di Mazzarri.

Al sabato Joao-Pavoletti affossano il Bologna coadiuvati dallo show di Castro, inventato   trequartista alla Cossu  da Maran. Maran doveva vincere, ha cambiato tutto in avanti con Joao Pedro attaccante, Sau e Farias in panchina. I cambi di strategia  hanno  fatto crescere l’autostima sarda e afflosciare quella di Super Pippo con i felsinei in gita sull’isola: molli, senza grinta e ritmo.

Alle ore 18, orario ormai classico posticipato di un’ora come nelle corride spagnole per Madama Juventus alla ricerca di un toro che la possa impensierire. Allo Stadium friulano  non c’è stato il toro e neanche l’Udinese: il catenaccio delle zebre dell’est non è servito a nulla e se tutti non avessero paura della goleada sarebbe meglio giocarsela con l’unica squadra che da sette anni coniuga il verbo vincere all’infinito. CR7 in gol per dimenticare i guai americani che si ampliano con prove di DNA e altre donne, Betancour primo gol italiano.

Vince la Roma ad Empoli. Vince in aria con i gol dei giganti N’zonzi e Dzeko sfruttando i palloni inattivi. Poco il gioco. Empoli resta a terra con l’attacco leggero sbagliando anche un rigore con il capitano Caputo. Rigore che, se realizzato, avrebbe portato al pareggio i toscani e avrebbe potuto mettere in crisi la Lupa.

Il pranzo domenicale è stato indigesto al Genoa: Ballardini e pure Preziosi a stomaco vuoto. La sfida dell’ora di pranzo ha lanciato il Parma in classifica con il vecchio caro gioco all’italiana: contropiede e ripartenze. Il Vecchio Balordo ha bisogno di crescere sia sul piano del gioco che su quello della personalità. In questa settimana di sosta dovrà essere l’ambiente a non salire sulle montagne russe genoane che si esaltano quando vince e si  deprimono quando sbaglia, più che perdere.

Sul Genoa ci saranno tante analisi in questa settimana di sosta e il primo a farle dovrà essere Ballardini, ritornato sul filo del rasoio vista la rabbia del Joker esternata per tutta la gara così come in conferenza stampa – a caldo e anche a freddo – dopo un lungo colloquio dentro lo spogliatoio con il tecnico e i dirigenti.  In tanti fra gli addetti ai lavori a chiedersi a fine gara: perché quando il Genoa va in vantaggio non serra le file, aspetta l’avversario e colpisce con il ben di Dio che ha davanti?

La Lazio gela la Fiorentina fuori dal “Franchi”. Soffre l’Aquila ma capitalizza il primo gol di Immobile ai gigliati. Simone Inzaghi bravo a sfruttare la Fiorentina a due facce già vista in campionato: spavalda in casa, acerba per frenesia fuori. Con un’altra sconfitta dopo le pappine europee per Simone Inzaghi sarebbe stato difficile salvare la panchina con Lotito.

Il Milan di Gattuso affonda un piccolo Chievo solo con l’intesa Suso-Higuain. Missione compiuta da parte dei rossoneri con tre vittorie consecutive tra campionato e Coppa Europa. Vittorie ottenute e ordinate da Gattuso anche a costo di giocare male. I cali del Diavolo ci sono stati anche contro il Chievo e i clivensi, con il gol di nonno Pellissier, hanno fatto ballare il Diavolo sul fuoco di S. Siro.

Spal-Inter: Più Spal che Spalletti. Ci ha pensato Icardi a salvare il Biscione. Padroni di casa sotto per un’autorete sbagliano un rigore, miracoli di Handanovic .

Il Napoli è Ancelotti. Lui il mago della Serie A: gioca con il 4-4-2, modulo indigesto a molti, cambia per la decima volta la formazione tra campionato e Champions, lascia i titolarissimi in panchina compreso Insigne, si diverte per 70 minuti e sbaglia tanti gol. Ancelotti si spaventa con il Sassuolo che cambia giocatori e il modulo spocchioso, fa entrare Insigne che gli risolve la gara. De Zerbi è bravo: la differenza tra lui e Ancelotti per adesso è quella di non leggere bene le gare prima del fischio dell’arbitro. Ancelotti maestro nei cambi al momento giusto.

La Samp e Giampaolo mandano in crisi l’Atalanta e Gasperini. Un gol di Tonelli libero nell’area bergamasca vale la scalata ai quartieri alti della classifica e la convocazione last minute in nazionale. Atalanta al primo KO casalingo, secondo consecutivo, quarto in campionato su 8 gare. I gol della Dea sono fermi a settembre e contro la difesa meno battuta del campionato non hanno  fatto fatica a tirare ma a fare gol,  pur avendo avuto occasioni ghiotte. Bravo Giampaolo che fa trovare alle sue squadre, pur rivoluzionate, la gioia di giocare – anche se ancora non in modo luminoso – mentre tutte le altre sono ancora alla ricerca di una identità.

La scena ora è tutta per la Nazionale di Mancini. I calciatori stanno meglio rispetto a settembre, anche se hanno giocato poco: un solo gol italiano su 15  realizzati  in Champions dalle squadre italiane.  Il  solito campanello d’allarme per la Nazionale: difficile  accompagnarlo con altri alibi se non arriveranno i risultati in questa settimana.

La Nazionale mercoledì sera al Ferraris per ripartire come Genova. Intanto Cassano con l’Entella, a Chiavari, per ripartire ugualmente.

Non è solo la settimana di Mancini ma anche della Federazione Giuoco Calcio. Devono presentare le candidature del nuovo conduttore più che del Presidente della riforme in  FIGC. Per farle deve avere il sostegno di quasi tutte le componenti del Consiglio Federale.


Champions League, quanto mi costi!