Il pranzo, se domani fosse servito con “Culatello al pesto” e col dolce Paczki, ciambella polacca servita da Piatek, sarebbe gradito per Ballardini, i calciatori, il Genoa e tutta la tifoseria dentro e fuori dal Tempio.

Con l’aiuto di tutti, che non mancherà, domani bisogna fare i tre punti per incrementare la classifica senza fare sogni. Già scritto: “Il sogno è il teatro dei poveri e di tutt: l’unico nel quale si entra senza biglietto e con la certezza di qualche sorpresa“. I tre punti con il Parma significherebbero dormire con qualche illustrazione più rosea per le prossime 5 gare da giocare – prima dell’altra sosta di novembre – con Juventus, Milan (recupero) e Inter fuori casa e Udinese e Napoli al “Ferraris”.

Contro il Parma, la squadra più italiana del campionato, il menù senza antipasto lo dovranno servire Ballardini e i giocatori attraverso una manovra fatta subito in profondità per arrivare prima possibile ai tre davanti, con Piatek e Kouamè letali, per terra e per aria, contro i Ducali “attesa e ripartenza”, come è successo nelle altre gare giocate sino ad oggi. Catenaccio e contropiede che sarà ancora più accentuato avendo gli sprinter ai box. Ballardini vorrà che i suoi ragazzi dimostrino prima di tutto  una buona fase difensiva attuando le marcature preventive per impedire al Parma di avere spazi da sfruttare in contropiede, anche se non ci sarà Gervinho.

Altra opera importante la dovranno svolgere Sandro, che a Frosinone ha finito il Calvario, e Hiljemark nel cuore del gioco nel marcare e trovare nei mezzi spazi il modo di non far ragionare Stulac, il metronomo ducale. Attenzione e concentrazione sui palloni inattivi emiliani perché molto fisici.

Davanti il gioco si è già assaporato con i gol di Piatek, le spizzicate di Kouamè alla Palacio non sbagliando il tempo per sollevarsi da prato, il tutto unito al pressing e alla velocità e ad un Pandev bravo nel dare il “salasso” tra le linee avversarie.

La formazione del Genoa non dovrebbe essere difficile da indovinare  anche se mancano 28 ore all’inizio dell’incontro. In queste sei giornate di Campionato più Coppa Italia Ballardini  ha dimostrato di avere una identità di gioco, cambiata una sola volta, che non dovrebbe cambiare neanche contro il Parma. Identità di gioco punita in trasferta solo dagli  sfarfallamenti di tutti.  Probabile formazione: Radu; Biraschi, Spolli, Criscito; Romulo, Sandro, Hilijemark, Lazovic; Pandev, Piatek, Kouame.


Torna il Parma al Ferraris contro il Genoa. Dopo una tripla promozione dopo il fallimento. Promozioni tutte veloci, un record chiacchierato. Ducali a 10 punti in classifica dopo 7 giornate. Punti quasi inaspettati visto il calendario e avendo già giocato con Juventus, Inter e Napoli.

Dei 10 punti arrivati, sei sono per merito dei gol di Gervinho  da porta a porta sempre al  Tardini: il primo contro il Cagliari, l’ultimo domenica scorsa contro l’Empoli. Gol da campionato cinese o americano senza che un difensore si opponesse o facesse un fallo tattico; altri tre punti sono arrivati con un tiro europeo della domenica da parte di Dimarco in casa dell’Inter.

Se Gervinho ha fatto ripartenza e gol il merito è anche di Stulac, il metronomo che lo ha messo in condizione di lanciarsi verao le porte avversarie.

La tattica di D’Aversa è rimasta quella della serie B appena vinta un 4-3-3 falso e con unico scopo: rubare e assimilare il possesso pallone avversario e dopo partire in contropiede,  con molto utilizzo delle catene laterali.

La fase di costruzione dal basso è imperniata sul portiere, sui difensori centrali e su un play senza fronzoli che cerca immediatamente la verticalità. Il Parma gioca sulle corsie laterali dove agiscono con frequenza gli interni al fine di svuotare il cuore del gioco e permettere ai laterali di tagliare dentro il campo e al centravanti di accorciare nella zona della rifinitura. Altra soluzione del tecnico D’Aversa è quella di utilizzare le mezze ali ad occupare la trequarti offensiva.

El Tendina, come chiamavano Gervinho a Roma per la fascia in testa, è una pedina importante per il Parma. Il suo modo di giocare quasi assente e dopo micidiale in un solo spunto, come contro l’Empoli (assente 33’ prima di fare il gol), mancherà ai ducali contro il Genoa. Assente per infortunio  anche l’altro compagno di reparto Inglese.

Senza i 2/3 del tridente, D’Aversa contro l’Empoli, dopo il gol, ha chiuso ermeticamente la difesa ed è stato bravo a capitalizzare la rete chiudendo tutti i buchi con una difesa blindata, anche con 6 uomini e con l’idea del vecchio catenaccio e contropiede, neanche troppo rivisitato.

La grande varietà offensiva dei parmigiani al Ferrari, la ricerca di soluzioni per cercare la verticalità veloce sulla corsia laterale, il secondo pallone con il centravanti a fare da sponda e il taglio degli esterni potrebbero rivedersi e la manovra affidarsi in primis alle ripartenze di Di Gaudio, se si continuerà con il 4-3-3, oppure rispolverare Ciciretti, mai utilizzato fino ad oggi, o Ceravolo, entrambi arrivati dal Benevento. In attesa del transfert cinese di Gervinho il posto dell’ivoriano era occupato da Alessio Da Cruz, olandese arrivato dal Novara di piede sinistro e utilizzato a destra.

Più facile contro il Grifo che il tecnico parmense ripeta la stessa operazione anti-Empoli dopo il gol affidandosi dietro a Bruno Alves, colui che ha preso il posto dello storico capitano Lucarelli, centrale solido ma non velocissimo.

Nel mezzo una vecchia conoscenza del Genoa, Rigoni, che ultimamente ha portato via  posto a Grassi, a fianco del già citato Stulac e Barillà. In difesa Gagliolo centrale intoccabile, a destra Iacoponi e a sinistra dentro Gobbi. La formazione del Parma è ancora in cantiere guardando l’infermeria con gli indisponibili. Munari, Sierralta, Dezi, Scozzarella, Gervinho, Inglese, Grassi e Dimarco.

Radio Parma annuncia comunque un 4-3-3 con Sepe tra i pali; Iacoponi, Gagliolo, Alves, Gobbi in difesa; Rigoni, Stulac e Barillà a centrocampo; Ciciretti, Ceravolo e Siligardi (Di Gaudio) in attacco.

Genoa-Parma sarà diretta da Chiffi di Padova. Classe 1984, 34 anni  a dicembre . Particolare importante la data di nascita avvenuta nel secondo semestre.  L’anno calcistico inizia a Luglio e all’età di 35 anni, se non sei approdato alla serie Can A, difficilmente vieni riconfermato.

L’ingegnere gestionale di Padova nel luglio scorso ha sorpreso e superato gli altri concorrenti e per tale motivo è passato alla Can A dopo aver diretto nello scorso solo tre gare in serie A dopo averne arbitrate altre solo sei  dal campionato 2013/2014.

Già due gare in questa stagione, l’ultima nel campionato scorso è stata con il Genoa a Benevento. Non ha lasciato una buona impressione nella gestione della gara, non aiutato dal VAR Maresca di Napoli.

Primo assistente Del Giovane (Albano Laziale), secondo Galletto di Rovigo. Quarto uomo Dionisi (L’Aquila), arbitro Can B. Al VAR Massa di Imperia, all’AVAR Alassio di Imperia