Sette avvicendamenti in panchina hanno contraddistinto sin qui la stagione di Serie A. Fra questi vi è anche e quello di Davide Ballardini al Genoa, ma vi sono anche quelli di Mazzarri al Torino, Gattuso al Milan, Oddo all’Udinese. E infine Zenga al Crotone, De Zerbi al Benevento e Iachini al Sassuolo. Che impatto hanno avuto sulle rispettive formazioni? Siamo andati ad approfondire questo aspetto avvicendamento per avvicendamento, in ordine di tempo.

ROBERTO DE ZERBI (Benevento) – Subentra a Baroni, eroe della promozione sannita in Serie A, alla nona di campionato: è il primo avvicendamento di questo campionato. Il Benevento del resto è ultimo e convive con la paura di aver segnato solo due gol, avendone subiti al contrario ben 19. La realtà parla di un allenatore che poco a poco, giocando sui difetti degli avversari che di volta in volta incontra, cerca di dare un’identità alla sua squadra: finché ha nelle disponibilità un responsabile Ciciretti preferisce giocare col 3-4-2-1, ma presto si rende conto che la difesa va coperta maggiormente e che il 4-2-3-1 può essere l’assetto più funzionale al materiale a disposizione, accresciuto da un mercato di gennaio dai nomi altisonanti come Sandro o Sagna. Il Benevento, pur tra mille difficoltà, ha effettivamente qualche briciolo di offensività in più e lo dimostra la media esatta di un gol a partita (16 gol nelle ultime 16 giornate, ndr) che detiene attualmente la squadra di De Zerbi, salita a dieci punti in classifica. Cambio utile a risvegliare gli animi, anche se la salvezza resta ad undici punti di distanza e servirà un vero e proprio miracolo. De Zerbi fa sapere che si arrenderà soltanto alla matematica. Ha una media di 0,62 punti a partita.

DAVIDE BALLARDINI (Genoa) – Sul tecnico rossoblu si è detto già tutto e non vale la pena ripetersi in ogni dettaglio: tornato al Genoa per la terza volta in carriera dopo il derby perduto contro la Sampdoria, rileva Ivan Juric e una squadra da soli sei punti in classifica in dodici giornate “vittima” anche degli incubi della precedente stagione. Il suo apporto sul Genoa è impressionante, sia in termini retorici che statistici: cavalcando il cavallo di battaglia dell’umiltà e della concretezza, conscio di avere fra le mani materiale tecnico che gli permetterà di fare soltanto una difesa a tre, regola dapprima la retroguardia per passare poi ad “incastrare” fra loro i singoli reparti e le singole individualità. All’inizio gli viene contestato di far segnare poco la sua squadra, anche se la difesa subisce talmente poco che un gol a partita può bastare per portare a casa bottino pieno. Oggi, con cinque reti in tre partite e un traguardo superato che parla di 200 panchine in Serie A (quarto allenatore in attività con più direzioni nel massimo campionato dopo Allegri, Spalletti e Mazzarri, ndr), la sterilità sta svanendo e la sicurezza crescendo. Per lui parla una media di 2 punti a partita (sono stati 24 in dodici gare), la più alta fra i tecnici subentranti di questa stagione. Una media punti che ha portato il Grifone negli ultimi due mesi e mezzo ad essere la terza squadra in solitaria per punti fatti (24) dopo Napoli e Juventus (34).

MASSIMO ODDO (Udinese) – Subentra a Del Neri alla 14° giornata dopo un’altalenante inizio di campionato. I calciatori dell’Udinese ingeriscono la medicina dell’ex tecnico pescarese e, dopo la sconfitta col Napoli, vincono cinque gare consecutive in campionato rilanciando nei cuori dei tifosi friulani velleità europee. Ma dopo Capodanno qualcosa si inceppa: Oddo mantiene la difesa a tre come da inizio avventura, tuttavia coglie soltanto tre pareggi e una vittoria contro il Genoa. Dopo lo sprint iniziale è tornata la spregiudicatezza a fronte di un calendario che Behrami, nella zona mista del Ferraris, aveva definito indicativo per dire davvero a cosa potesse e dovesse puntare questa Udinese: il messaggio è arrivato forte e chiaro. Non ancora chiarissimo visto che 33 punti permettono ancora di sperare in qualcosa di più di una parte sinistra della classifica, anche se la concorrenza è tanta. Ad ogni modo, Oddo ha rianimato l’Udinese e pressoché raddoppiato i punti fatti dal suo predecessore (12 contro 21, ndr). Viaggio esposto al vento di una media di 1,75 punti a partita.

GENNARO GATTUSO (Milan) – La giornata successiva al ritorno in panchina dell’ex compagno Oddo esordisce sulla panchina del Milan anche Gennaro Gattuso. L’esordio è quel fatidico 2-2 in casa del Benevento con gol del portiere avversario allo scadere: l’incipit sarebbe potuto essere da incubo. Ma Ringhio resiste, incassa ancora le tre reti dell’Hellas Verona e decide però di ripartire dal derby di Coppa Italia contro l’Inter, vinto uno a zero. Da questo momento riparte la stagione dei rossoneri: con  lui è saldamente 4-3-3, con la coppia di centrali consolidata Romagnoli-Bonucci, la ricerca di un  equilibrio a centrocampo con Kessiè, Biglia (quando rientra) e Bonaventura e l’introduzione fissa dal primo minuto di Calhanolgu al fianco di Suso. Stimolerà anche Cutrone fra dichiarazioni e iniezioni di fiducia al giovane centravanti, che gli assicura gol pesanti. Con Ballardini è il tecnico al centro dell’attenzione mediatica per i suoi buoni risultati: ha una media di 1,75 punti a gara e non perde in campionato dal 23 dicembre 2017.

 

GIUSEPPE IACHINI (Sassuolo) – L’uomo scelto per rilevare uno spaesato Bucchi dalla panchina del Sassuolo è quel Beppe Iachini esperto di salvezze nel più recente passato con Udinese e Palermo. Nessuno si aspetta sfracelli, ma i punti necessari per salvarsi: i neroverdi sono del resto quintultimi con undici punti a due sole lunghezze di vantaggio dalla zona retrocessione. Impatta violentemente sulla prima gara esterna con la Fiorentina (3-0), ma si riprende subito inanellando ben 10 punti in quattro partite, sempre col 4-3-3 che è stato suo modulo d’eccellenza soltanto con la Sampdoria in Serie B. La strada del Sassuolo a questo punto, con 21 punti, sembra avviata verso la ripresa, ma ecco che arriva la sconfitta del “Ferraris” per mano del Genoa e di Galabinov. Da lì in poi la confusione del calciomercato, l’addio di Falcinelli,  l’arrivo di Babacar e Lemos e solamente due punti nelle ultime cinque giornate. Viaggia comunque a una media leggermente superiore al punto a partita (1,09) che, in proiezione, dovrebbe assicurargli la salvezza per il rotto della cuffia con 37/38 punti. Ma sono soltanto numeri e congetture: probabile che al Sassuolo servano un assetto meno offensivo, senza le tre punte, e il riscoprire quello spirito di sofferenza che lo ha contraddistinto nelle salvezze dei primi anni di Serie A.

WALTER ZENGA (Crotone) – Raccoglie il pesante fardello lasciato da Nicola, che in rottura con una parte dello spogliatoio decide di abbandonare la causa dell’amato Crotone. Arriva in terra calabrese con l’idea del 4-3-3 e non più del 4-4-2 e la voglia di rilanciarsi dopo alcune parentesi non troppo felici, l’ultima delle quali con la Sampdoria poi rilevata da Montella (e quasi retrocessa). Oltretutto stringe un buon rapporto coi suoi calciatori, in particolare con Barberis, che già aveva fatto parlare di sé e che di lì a poco lo ripagherà con alcune marcature pesanti. All’arrivo di Zenga siamo alla 16esima giornata e il Crotone è quintultimo a 12 punti. Perde subito lo scontro diretto col Sassuolo al “Mapei Stadium”, ma si rifà col Chievo in casa. Poi ecco altre tre sconfitte con Lazio, Napoli e Milan e di nuovoWalter Mazzarri è stato presentato questo pomeriggio e dirigerà il primo allenamento al Filadelfia (Immagine tratta dal sito ufficiale del Torino FC) una vittoria con una diretta rivale come l’Hellas Verona, pesantissima perché in trasferta . Seguiranno tre pareggi per 1-1 e la sconfitta col Benevento. In totale sono 9 punti in dieci gare: anche in questo caso la media punti si avvicina al punto a partita, anche se leggermente inferiore (0,9). Ma attenzione al fattore casa, che Zenga ha capito di poter far valere come jolly.

WALTER MAZZARRI (Torino) – L’utlimo in ordine di tempo a subentrare su una panchina di Serie A è stato Walter Mazzarri, che di ritorno dal Watford ha trovato le braccia spalancate di Urbano Cairo e della piazza granata: se Mihajlovic non era decollato in un girone intero col materiale messo a disposizione, era percezione comune che fosse l’ora di cambiare aria. Per quanto allenatore esperto di questo campionato, è quello ad aver avuto meno tempo per imprimere la sua idea di gioco alla squadra: avvezzo alla difesa a tre ma costretto a rivedere la sua idea di gioco dopo l’approccio con la Premier League, costruisce il suo Torino sulle macerie di quello dell’ultimo Mihajlovic, partito quest’anno col 4-2-3-1 e finito col 4-3-3. Le sue mosse sono, in assenza di Belotti, quella di mettere Niang prima punta come schema fisso, promuovere nuovamente Molinaro titolare e avanzare Ansaldi sulla sinistra. Il tutto in attesa di ritrovare il migliore Ljajic. Una scossa il Torino l’ha ricevuta col ritorno di Mazzarri non perdendo per un mese e mezzo: poi è arrivata la Juventus nel derby e aver osato così poco ha fatto chiudere baracca e burattini. Il tecnico toscano incorna ad una media di 1,83 punti a partita e supera già i colleghi Oddo e Gattuso.

Genoa, chi è Ballardini? – VIDEO