Nel primo pomeriggio lo si era scritto: la giornata di oggi sarebbe stata quella del Consiglio Federale, come annunciato a destra e a manca, ma non sarebbe stata con certezza assoluta quella dei licenziamenti in toto della classe dirigente del calcio italiano, da Ventura a Tavecchio. E infatti l’unico reale licenziamento è stato quello dell’ormai ex commissario tecnico della Nazionale Azzurra: si attendono soltanto le ufficialità della Federazione.

Italia: parole, parole, parole

Di solito agli allenatori consiglio di non dare le dimissioni così: prima ci si parla e ci si confronta. Noi abbiamo il dovere di confrontarci con gli allenatori: c’è una prassi e derogare è troppo facile. Ancelotti? Metterebbe d’accordo tutti e sarebbe la scelta più facile. Abbiamo bisogno di pensare, di pensarci e di approfondire“. Queste sono state le parole prima di entrare in consiglio da parte di Renzo Ulivieri, presidente dell’AIAC (Associazione Italiana Allenatori Calcio), che non ha chiuso le porte a Carlo Ancelotti ma che ne ha tenute aperte diverse altre con le proprie dichiarazioni. Evidentemente si pensa anche a un potenziale successore già interno allo staff tecnico delle varie rappresentative nazionali azzurre.

Carlo Tavecchio e il suo programma, votati al terzo turno con una maggioranza del 54% lo scorso 6 marzo (di seguito il link col programma presentato da Tavecchio), hanno incassato dunque la fiducia, almeno momentanea. Anche perché, come riportato da Sky Sport, si è detto indisponibile a dimettersi. Da segnalare l’uscita anzitempo di Damiano Tommasi, presidente dell’AssoCalciatori, che ha lasciato l’assemblea dopo aver interpretato la volontà, da parte dello stesso Tavecchio, di non rassegnare le dimissioni e averlo interpretato come segnale di una volontà di non cambiare davvero il mondo del pallone italiano.

Vogliamo un calcio diverso: il decalogo che anticipa il voto in FIGC