Vecchio Balordo senza soggezione dell’avversario, accreditato da migliori pronostici, ha mostrato personalità nel cercare di perseguire il proprio gioco. Giro del pallone in più di un’occasione efficace, anche se in affanno per Veloso e compagnia contro i napoletani maestri nel palleggio, tanto efficace da indurre paura e ipnosi ai Sarri boys.

I quadrilateri folti di Juric non sono stati abbattuti dal solito gioco di Sarri fatto di triangoli avanti e indietro, ma dalle  prodezze di Mertens.

La prima arrivava su calcio di punizione, con una barriera troppo folta barriera davanti a Perin e gol imparabile, la seconda sempre del belga con una chicca alla Totti, già vista al Ferraris, causata dalla voglia e frenesia di Izzo nell’andare a fare pressing dentro l’area di Reina con difesa sguarnita.

Il Genoa, fino al primo gol di Mertens, aveva occupato le corsie laterali in maniera esemplare, cercando di togliere profondità al Napoli che non riusciva a trovare sbocchi per le sue giocate preferite. In particolare bloccati bene gli inserimenti sul centro sinistra di Insigne e Mertens e bravo un Diego Laxalt mai preso alle spalle da quelli di Callejon da destra verso il centro.

Dopo i primi minuti di gara c’erano tutti i crismi per rivedere il Genoa-Napoli dello scorso settembre: Grifone aggressivo, che preparava bene le scalate a seconda da che parte gli uomini di Sarri attaccassero, marciture ad uomo rigide su ogni possibile ricevitore della sfera.

Dopo il secondo gol sono salite in cattedra le combinazioni di gioco napoletane. Il “modo di muoversi” del Napoli, i rapporti tra i singoli calciatori in relazione  all’uomo in possesso del pallone facendo vedere il “sarrismo” e di conseguenza le streghe alla squadra rossoblù. La mano del tecnico toscano c’è sicuramente, ma i piedi dei protagonisti fanno la differenza. Non sbagliando una transizione, facendo pressing ultra offensivo. Attualmente le combinazioni di gioco del Napoli fanno la differenza, non solo in Italia.

Se al Napoli tutte le transizioni riuscivano con il buco, al Genoa no! La differenza – non solo della qualità tra le due squadre – emergeva e anche Juric si strizzava in panchina non per sbaglio di tattica ma dei fondamentali della tecnica nel calcio dei suoi: calciare e ricevere il pallone.

Juric ha dimostrato un’altra volta di sapere tutto dei meccanismi sarriani: aveva trovato nuovamente risposte ad ogni tentativo, preparando bene la gara come meglio non avrebbe potuto. Anche i cambi sono stati efficaci ed efficienti nel cuore del gioco, non tanto quello di Galabinov in ottima forma e Lapadula alla ricerca della condizione.

Un cambio che per certi versi è apparso però anche giusto, considerate le condizioni di Galabinov (le tre gare in pochi giorni) e l’inserimento di un giocatore, Lapadula, che avrebbe potuto assicurare ulteriore qualità davanti. Dopo 70’/75’ di gioco, mentre tutti aspettavano la partita a tennis del Ciuccio, ecco la riscossa del Vecchio Balordo.

Partita preparata sulla stanchezza napoletana? Uscito Veloso, preservato considerato il risultato in vista della gara di domenica prossima, dentro Omeonga e Taarabt riportato nel ruolo preferito dietro la prima punta; pronto a far saltare gli equilibri avversari e non a inseguire il terzino avversario, il Genoa si è battuto nel centrocampo avversario sotto la spinta di un Rigoni tornato “mutlifunzionale” .

Occasioni da gol rossoblù con magia del marocchino, che non aveva nulla da invidiare al gol di Mertens, gol mangiato da Lapadula per troppa voglia di buttarla dentro, il tutto condito da rabbia e pressing alto.

Il gol di Izzo per cancellare definitivamente quello che la sua terra gli aveva tolto ingiustamente per 6 mesi, ha incominciato a far tremare il Ciuccio. Sarri, alla provinciale, faceva i cambi a scadenza di gara preannunciandoli e allontanando i sostituti dalla linea laterale: ogni uscita di Insigne e compagnia avrà portato via 3/4 minuti alla partita. Un Sarri infuriato, sempre a guardare l’orologio, invitava a tenere il pallone dalla bandierina del corner per far scorrere i minuti.

La sconfitta contro il Napoli ci sta, sono forti gli azzurri, ma il pareggio non avrebbe fatto gridare allo scandalo. Il Genoa che non fa catenaccio contro gli azzurri con una difesa esasperata, con i palloni non buttati via cercando di farlo girare già dal basso, cercando e trovando anche i rischi del palleggio e della transizione sbagliata, deve far ben sperare per la partita di domenica prossima al “Mazza” di Ferrara.

Ultima considerazione su Sarri. Arriva in sala stampa alle 23.40, debuttando con solo tre domande perché “ho premura”, confermando che questo calvinismo morbido applicato a una concezione copernicana del calcio dove tutto ruota intorno a se stesso e al suo gioco, se non sarà fatto con una buona comunicazione, non lo farà emergere oltre la tattica e ispirerà  poca simpatia.

Bello il Ferraris pieno di genoani e napoletani dopo trent’anni di gemellaggio. Brutta la tribuna senza la presenza di nessun componente della famiglia Preziosi.