A chi si aspettava un inizio di stagione diverso, risponde un turno, il settimo, che propone Genoa-Bologna come sfida se non decisiva, almeno indicativa per capire dove potrà arrivare il Genoa e quanto ci sarà da soffrire. Vero che il sistema immunitario del tifoso rossoblu è già preparato a tutto questo e lo dimostrerà anche il calore presente questo pomeriggio al “Signorini”, tuttavia alla squadra si richiede inevitabilmente qualcosa di più. Pure, se vogliamo, di farsi beffe della Dea Bendata.

Si parla ad oggi di un Genoa passato in secondo piano dal punto di vista tecnico, in particolar modo per via di una trattativa che in queste ore concitatissime vive gli ultimi sussulti (ma ve ne parleremo più tardi). Prima, isolarsi e  parlare di calcio è imprescindibile: ne va della salute stessa della squadra rossoblu. Esiste infatti qualche dato da cui partire per andare in controtendenza con le quattro sconfitte e i due pareggi sin qui raggiunti ed è importante provare a capire cosa il Genoa non dovrà sbagliare nella prossima gara contro il Bologna. In altre parole, quali saranno gli errori da non ripetere.

Anzitutto una media ben più alta dei due gol subiti a partita (in casa, ndr) dovrà essere ridimensionata già dalla gara di sabato: al peggiore inizio di stagione degli ultimi anni fa pur sempre da contraltare un Genoa che, tra le debolezze del centrocampo e poca propensione difensiva ad affrontare ripartenze veloci, si guadagna – e non sfrutta – i calci piazzati, specialmente quelli dalla bandierina (24), risultando una delle squadre con maggiori difficoltà nell’andare in rete da situazioni di palla da fermo. Però Milano ha dimostrato che al netto di un arbitraggio che ha confuso le idee e scombussolato il Genoa qualcosa c’è in questa squadra e si manifesta nel gioco solamente a tratti. Intanto si parla di una formazione che subisce pochissime reti in trasferta (2) e che paradossalmente si trova ad aver invertito il trend nel percorso casalingo, dove ne ha già incassate otto. A Genova Juventus, Lazio e Chievo hanno sfatato alcuni miti statistici, chi in un modo e chi in un altro: se la solidità vista a San Siro si manterrà intatta anche al “Ferraris”, allora anche per Perin ci saranno meno guai. Un Perin che ha fatto sin qui gli straordinari (10 gol su 28 tiri in porta per una media di tre parate decisive a gara, ndr) e al quale occorre, con difesa e resto dei reparti, celebrare un dato che relativamente alle prime tre trasferte del campionato non si registrava dalla stagione 2010/2011 (meglio fece solo il primo Genoa di Gasperini al ritorno in Serie A nella stagione 2007/08, ndr).

Poi ci si trova davanti a una squadra che quando macina gioco davanti alla porta riesce a rendersi pericoloso, ma concretizzando pochissimo: ben 24 i tiri fuori dallo specchio in questo inizio di stagione su un totale di 48. Si parla del 50% delle conclusioni, e se si considera che il Genoa è la 19° squadra del torneo per tiri verso la porta avversaria è sicuramente un aspetto da migliorare. Juric del resto è da tempo che batte sulla concretezza sotto porta e la cattiveria in area di rigore e non smette di ripeterlo. Col Bologna si dovrà migliorare anche in questo senso dal momento che, se la palla sei capace di buttarla dentro, le gare tendono a sbloccarsi e difficilmente ti contraggono i muscoli e costringono a soffrire per tutto il resto del match.

L’errore da non ripetere contro i felsinei sarà poi quello di concedere all’avversario di andare in gol da calcio piazzato. Perché se il Genoa fatica, gli altri fanno del Grifone una vittima sacrificale quasi di domenica in domenica: volendo considerare il VAR, il Genoa ha subito rete da piazzato – o da suoi sviluppi – in 4 gare su sei (Juventus, Lazio, Udinese, Inter, ndr). L’anno scorso peraltro, tanto per vivere di dejavù, il pareggio bolognese al “Ferraris” giunse proprio su punizione di Viviani sotto la Nord. Quest’anno la mina vagante è l’ambidestro Verdi. A furia di lavorare e cercare di apprendere quelli che sono i dettami di Juric, questo Genoa dovrà tornare a vincere e convincere anche di fronte al proprio pubblico: perché “vincere aiuta a vincere”.

Un ultimo aspetto in cui i rossoblu dovranno migliorare quello dell’intesa in campo: pochissimi, ad esempio, sono i cross realmente utili al reparto avanzato. Su 83 traversoni tentati, più della metà sono sbagliati (43). Il Bologna, se ripeterà la gara di Reggio Emilia, tenderà invece a tenere molto alti Masina e Mbaye, che in alcune gare tra cui l’ultima col Sassuolo hanno avuto il compito di fare la doppia fase e, quando in spinta, accentrarsi per crossare in area e prendere alle spalle la retroguardia avversaria. In caso contrario, è arrivato lo scarico del pallone a uno tra gli accorrenti Poli, Pulgar e Donsah. Di rilevanza non indifferente sarà quindi anche il primo pressing rossoblu a cercare di spegnere il lavoro d’impostazione di Gonzales, ex rosanero e centrale difensivo, oltre al contenimento e al tallonamento incalzante dei tre centrocampisti che Donadoni, da questa estate, schiera abitualmente tra mediana e corsie d’azione per le mezze ali in una sorta di 3-5-2 molto flessibile. Quanto appena detto va nella direzione di presentare un piccolo vademecum: una piccola guida che in copertina parrebbe avere Palacio, osservato speciale del tandem offensivo felsineo viste le sue caratteristiche da seconda punta che gli permettono di fare avanti e indietro decine di volte per aiutare la squadra in fase difensiva e farla salire quando in possesso.

In tutti i modi, ci dovrà essere un’idea di gioco tarata da Juric sull’avversario, con equilibri duraturi per 90’ e cura dei dettagli in ogni situazione e in ogni zona di campo. Un film già visto all’inizio della scorsa stagione, poi impolveratosi con la sua pellicola: qualcuno però lo rivedrebbe volentieri prima della pausa.