Il VAR, d’accordissimo con Buffon, dopo due giornate è una grande “strunzata”, per dirla alla “Trettre”. L’ invasione della tecnologia sui campi di calcio, che non possono essere un facebook utilizzato per delle belinate e senza costrutto, sfruttata nell’infantile e riconducibile tentativo di evitare un errore che ci sarà sempre, contribuisce a togliere al calcio la sua magia e il suo incanto.

Trasformare il calcio italiano in “Blade Runner” prima degli altri facendo esperimenti nel campionato più difficile in Europa a chi serve? A chi servono i replicanti con le sembianze di uomo? Agli arbitri, alla FIGC, alla Lega, agli show televisivi e alle pagine sui quotidiani sportivi per questione di euro? Se si vuole la moviola in campo si faccia come negli altri sport a conoscenza di tutti, ovvero sia vi si ricorra su richiesta degli interessati introducendo il tempo effettivo di gara.

Il VAR funziona se si cambiano la regola 11 (Fuorigioco) e la numero 12 (Falli e scorrettezze). Durante l’esecuzione di un calcio d’angolo di un calcio di punizione diretto o indiretto indirizzato dentro l’area di rigore, ad esempio, c’è sempre un fallo da massima punizione: caricare, saltare addosso, dare o tentare di dare un calcio, spingere, colpire o tentare di colpire (compreso con la testa), effettuare un tackle o un contrasto, sgambettare o tentare di sgambettare dentro o fuori dall’area di rigore sono tutte situazioni che per il regolamento comportano un calcio di punizione diretto o di rigore.

Sul fuorigioco vedere il campo suddiviso come uno spartito musicale senza una chiave di accesso per l’occhio umano a cosa serve? Se si vuole il VAR bisogna tornare al 1963 quando fu emanata la regola fissa del fuorigioco totale, cioè risultava in fuorigioco chiunque si fosse trovato davanti al pallone con tutti il corpo e su tutto il campo.

Facili profeti quando la scorsa settimana ci chiedemmo: “e in caso di infortunio del primo arbitro chi arbitrerà, il quarto uomo?“. La conferma è arrivata sabato a Benevento: si è fatto male Calvarese e al suo posto è subentrato Chiffi di Padova, 6 partite in serie A spalmate in 4 campionati dal 2013.

Il VAR al rientro dalla sosta, alla terza di campionato, dovrà calcolare anche questo intoppo, mettendo da parte i rimborsi spese. Dirigenti, calciatori, allenatori, arbitri, FIGC, Lega, non fate come le tre scimmiette sul problema del VAR per la gioia dei media. E fatelo prima che sia troppo tardi: il calcio non può essere un set tennistico. Ad agosto non fa notizia, ma quando entreranno in ballo gli interessi di classifica, apriti cielo sul perché è stata utilizzata è sul perché no!

Il VAR visto in questo prime giornate non è più a discrezione dell’arbitro. Un’inedita interruzione, dunque, che ai fatti, comunque la si veda, non azzera gli errori né il dibattito. Viceversa, lo spalanca.

BuonCalcioaTutti si butterà da questa settimana in una nuova rubrica, “VAR Sport”, cioè una ripresa di “Bar Sport”, come ai tempi di Sassi e Vitaletti nel 1967 al primo vagito della Moviola. Andiamo a vedere gli episodi VAR della seconda giornata di campionato.

GENOA-JUVENTUS: ormai visti e rivisti, i due episodi che hanno richiesto il ricorso al VAR sono quello in occasione della concessione del rigore per il Genoa, al 6′ di gioco, con Tanti che ravvisa con ritardo il fallo di Rugani sul centravanti bulgaro. Secondo episodio invece al 49′: Mandzukic calcia in area sul braccio di Lazovic, col pallone che finisce in corner. Concesso angolo, ma il VAR interviene e ravvisa, assieme con Tanti, l’irregolarità: rigore a favore della Juventus e pareggio di Dybala.

BENEVENTO-BOLOGNA: episodio da Video Assistant Referee allo scadere del match, quando viene annullato da Chiffi per sospetta posizione di fuorigioco il gol di Lucioni. Gol che avrebbe regalato il pareggio alle streghe giallorosse. Campo spezzettato in tante piccole fasce delimitate di blu e urlo strozzato in gola per lo stadio “Vigorito”.

SPAL-UDINESE: doppio episodio da VAR invece al “Mazza”, uno a favore dei padroni di casa della SPAL, uno a favore invece dell’Udinese, prossima avversaria del Genoa. Nella prima situazione, al 56esimo minuto, convalidato un gol precedentemnte annullato a Lazzari, che servito da Schiattarella – e dal decisivo tocco del bianconero Danilo – insacca in rete a porta vuota. Doveri annulla, ma il VAR lo richiama all’ordine evidenziando il tocco del difensore avversario che mette in gioco Lazzari: è il 2-0 della formazione ferrarese.

 

Secondo episodio invece all’87esimo: Perica steso da Vaisanen in area di rigore con un evidente tocco da dietro. Doveri lascia proseguire e nuovamente viene fermato il gioco, evidenziata l’irregolarità e concesso il rigore che porterà l’Udinese sul momentaneo 2 a 2. La deciderà poi Rizzo nel finale con un gran destro a giro.