Chiudiamo il cerchio delle interviste con gli addetti ai lavori presenti in quel di Neustift con Giovanni Mari, firma de Il Secolo XIX. Ecco le sue considerazione alla vigilia della partenza della truppa rossoblu per Linz.

Al tuo primo ritiro a Neustift: le sensazioni…

Le sensazioni sono buone. Vedo un gruppo che si sta creando bene, con tutte le difficoltà che si possono avere in un gruppo di trenta persone. Vedo ragazzi che quando sono in albergo o in giro per il paese, o come ieri sul ghiacciaio, sono sereni e convinti.

Anche in campo, nelle due lunghe sessioni d’allenamento quotidiane, vestono i panni dei professionisti: serietà, determinazione, anche un po’ di nervosismo che serve per dimostrare attaccamento, passione, voglia di riscattare l’anno scorso. Ho visto anche un gruppo consapevole delle proprie difficoltà, reduce da un campionato brutto ma capace di dimostrare che l’anno scorso è stata un’eccezione, non la regola”.

Cosa manca a questo Genoa e chi ti ha colpito di più fino adesso… 

Paradossalmente quello che manca è un po’ di selezione: il gruppo è troppo numeroso. L’anno scorso Juric lo ha fatto capire già a febbraio dicendo che aveva troppa gente. A questo punto per prendere, meglio restare con chi conosco. In ogni caso, manca un difensore centrale capace di portare palla e la ricerca di Preziosi mira proprio a quello, a un difensore centrale potente capace di uscire dalla difesa e impostare l’azione. Ecco perché i nomi di Paletta, Goldaniga, Ristovski.

Il centrocampo poi manca, per quanto folto, di quella figura “alla Rincon”: Cecchini potrebbe rispondere a quell’identikit, anche se è un po’ meno potente di Radovanovic, profilo che piaceva a Juric. Manca l’affiatamento in attacco: Lapadula sarà l’attaccante del Genoa – perché tutti stiamo dicendo che Simeone partirà – e Lapadula però non è ancora di fatto arrivato.

Chi mi ha colpito è la vecchia guardia: Rigoni, Laxalt, Lazovic, Veloso. Li vedo pronti a prendersi sulle spalle la squadra cercando di dare l’insegnamento. Vedo Perin molto esuberante: speriamo che questa esuberanza si trasformi poi in concretezza e capacità di essere leader, non solo nello spogliatoio. Mi sono particolarmente piaciuti i tre giovani Salcedo, Pellegri e Omeonga. Quest’ultimo mi ha sorpreso perché non lo conoscevo e lo ho visto molto aggressivo, determinato e capace di imporsi. Andrà all’Avellino dopo il ritiro, ma può essere un investimento per il futuro”.

DI SEGUITO L’AUDIO DELL’INTERVISTA A GIOVANNI MARI: