Arrivata la seconda pausa del campionato, dopo sette turni, siamo tornati, come consuetudine, a contattare telefonicamente i nostri colleghi della carta stampata e delle emittenti telefoniche e radiofoniche per tracciare un bilancio complessivo della Serie A e, nello specifico, delle prime giornate del Genoa.


SEBASTIANO VERNAZZA (GAZZETTA DELLO SPORT)

“Il campionato ci dice che abbiamo un po’ tutti sbagliato i pronostici estivi. Vero che li abbiamo fatti quando ancora c’era Cristiano Ronaldo, ma forse allo stato attuale anche con CR7 la Juventus avrebbe magari tre punti in più, ma non sarebbe la dominatrice assoluta. La vera novità è il Napoli di Spalletti, che ha tutto per vincere lo scudetto. Intanto ha fisicità, con questa spina dorsale africana Koulibaly, Anguissa, Osimhen – per buona pace dei razzisti – che rappresenta la colonna vertebrale della squadra. Poi c’è qualità, con Fabian Ruiz che sta venendo fuori come regista davanti alla difesa. Qualcosa concede a livello difensivo, ma ha una qualità in avanti notevole e pazzesca.

In questo momento il Napoli è la più avanti di tutte, e non solo per le sette vittorie su sette. Poi c’è il Milan dove stanno venendo fuori i giovani, soprattutto Leao. Primo anno male, l’anno scorso sembrava un incompiuto, ora sta venendo fuori benissimo. Così come Brahim Diaz, che liberato da Cahlanoglu è esploso e si è preso la trequarti. Col gioco collaudato di Pioli si vede che si muovono a memoria. Qualche problema in più lo ha l’Inter, che rimane forte come squadre e giocatori. La gara di Sassuolo, al di là della vittoria, è stata una brutta partita che ha detto cose non positive per i nerazzurri, come Dumfries che ha patito molto Boga. Infine la Juventus, che ha ripreso a camminare: alla fine penso che lo scudetto se lo giocheranno queste quattro squadre. 

Sul fronte Genoa, sono rimasto molto deluso dalla gara di Salerno. Capisco le dichiarazioni di Ballardini, che ha parlato di buona prestazione per tenere su la squadra, ma non è stata una buona prestazione. Hai giocato contro una Salernitana tecnicamente modesta: non voglio dire che sia il Crotone dell’anno scorso, ma siamo lì. L’anno scorso col Crotone avevi fatto sei punti, quest’anno ne hai già persi tre con la Salernitana. Vero che ha Ribery, ma non è il Ribery di dieci anni fa ed è stato abbastanza leggibile anche sabato. 

Probabilmente troppi giocatori, troppi moduli, troppe formazioni. Per quanto visto sabato, mi è parso che la partita sia girata quando è passato a quattro. Non capisco perché si continui a giocare a tre, quando ci sono delle evidenze: quando gioca a quattro, il Genoa gioca meglio ed è più pericoloso. Quella di Salerno è una brutta sconfitta, contro una diretta avversaria. Adesso il calendario rimane ancora accessibile per qualche giornata e dopo la sosta bisogna fare i punti, altrimenti si rischia di arrivare a gennaio, col finale di girone d’andata che propone il calendario, sulle ginocchia e in grave difficoltà. Serve una sterzata e serve subito. Certamente ci sono infortunati, ma si spera che rientri Caicedo e piacerebbe vedere anche Vasquez”.  


GESSI ADAMOLI (TELENORD – LA REPUBBLICA)

Il campionato in generale ci ha detto che aumenta sempre di più il gap, anno dopo anno, togliendo sempre maggiore fascino al calcio dove era possibile che Davide battesse Golia. Con questa ripartizione dei diritti tv, dei cinque cambi che favoriscono le grandi che hanno tutti giocatori di alto livello per tenere sempre alto il ritmo, chiaramente una squadra piccola alla lunga è destinata a soccombere. Non a caso mi pare che in Lega vogliano tornare alle tre sostituzioni. Dal punto di vista della Serie A, insomma, il gap è sempre più ampio. 

Pe quanto riguarda il Genoa, questa rosa pletorica di giocatori tutti sullo stesso livello Ballardini fatica a decifrarla. Lui, che è il pratico per antonomasia, l’allenatore più concreto e meno sognatore e utopista passato dal Genoa negli ultimi 30/40 anni. Persino lui, che ha questa fama di grande pragmatico, fatica non solo a decifrare quale sia la squadra titolare, ma anche quale sia il il modulo da adottare. Un continuo cambiare e cercare la formula migliore che non si è ancora riusciti a trovare. Il Genoa quest’anno ha un patrimonio importante da non depauperare: il ritrovato entusiasmo dei tifosi.  E abbiamo visto cosa succede quando c’è la Nord che spinge compatta come contro il Verona.

Questo cambio societario, oltre a dichiarazioni di presentazione e bellissimi proclami, si attende che porti qualcosa di pratico. Siamo in attesa di conoscere chi guiderà le strategie perché chiaramente un gruppo finanziario non può essere una mente votata allo sport, ma deve esserci un cervello che decide le strategie societarie su budget e quant’altro. Aspettiamo di conoscere chi sarà questa mente ad operare nella stanza dei bottoni. Non va però sprecato questo ritrovato entusiasmo: la gente ha aspettato tanti anni – ed è disposta ancora ad aspettare – ma attende dal campo qualche risposta, anche non straordinaria.

Il Genoa di Salerno è stato imbarazzante: ha giocato contro una squadra che non so come mai sia in Serie A, eppure è riuscito a perdere. Ballardini a fine gara ha fatto dichiarazioni quantomeno singolari, che non sono da lui che è sempre stato molto sincero nelle dichiarazioni post-gara. E io sono preoccupato, perché quando un allenatore racconta un’altra partita – e ne abbiamo avuto parecchi che hanno iniziato a raccontare partite diverse da quelle che tutti gli altri avevano visto – vuol dire che qualcosa non funziona. La società non gli ha dato una mano in sede di campagna acquisti facendo un mercato assurdo, bloccato sino agli ultimi giorni per poi sbloccarsi all’improvviso a fine agosto dando a Ballardini una rosa di 34 giocatori molti dei quali equivalenti, motivo per cui giocando Tizio rimane il dubbio che potesse giocare Caio. Troppi giocatori equivalenti, scelte strane (due giocatori che l’anno scorso sembravano inamovibili, Radovanovic e Masiello, messi ai margini e pagati comunque), Vasquez è oggetto misterioso, Caicedo che addirittura non si allena ancora in gruppo ed è arrivato da un mese. Occorre dare qualche segnale che la squadra risponde. Non dimentichiamoci che sabato, a Salerno, in campo c’erano quattro millennials: largo ai giovani sì, ma così forse è un po’ troppo. Probabilmente Ballardini riteneva che quelle fossero le scelte migliori”. 


PINUCCIO BRENZINI (RADIO NOSTALGIA – TELENORD) 

Questo campionato ci sta al momento regalando interpreti un po’ diversi dopo tanti anni di obbligata e forzata dittatura della Juventus, sportivamente parlando. Juventus che quest’anno ha difficoltà, ma potrà riprendersi perché l’organico c’è. Importante che ne abbiano approfittato formazioni come Napoli, Milan o inter, che rimane una squadra di grande cifra tecnica pur avendo perso due uomini importanti e avendo un telaio tecnico importante. C’è da capire, nel troncone dal baricentro in giù, se ci saranno migliorie da parte di nuovi tecnici, come Zanetti, un po’ come è accaduto a Italiano lo scorso anno quando ha salvato lo Spezia in quel tipo di condizione. 

Sul fronte Genoa, il bilancio e i conti non tornano. Cinque punti in sette partite sono certamente un bilancio un po’ al di sotto: non pessimo, ma al di sotto di certe aspettative. Ciò che mi preoccupa di questa squadra è che ancora non si è percepito con quale modulo giocare, con quali giocatori, quali saranno le scelte. Capisco perfettamente che ci sia l’alibi di aver avuto molti giocatori nel finale di mercato, ma è altrettanto vero che scelte e valutazioni vanno fatte e qualche interrogativo va svelato. Per esempio l’interrogativo del perché, uscito Criscito, non sia entrato Vasquez. Con la scusa del Covid non siamo in condizioni di fare domande precise al tecnico (solamente le televisioni possono accedere, nei dopogara, alle conferenze stampa, ndr) e l’interesse era avere domande e risposte nella conferenza che si faceva assieme radio, stampa e siti. Questo manca e certe risposte non le possiamo avere, come non possiamo vedere gli allenamenti. Ci sono situazioni che causa pandemia – ma anche con la scusa della pandemia – non ci permettono di capire. 

Oggi c’è un po’ il partito del “Ballardini sì” e “Ballardini no” che ha sostituito il “Preziosi sì” e “Preziosi no”, una dinamica che fa parte del calcio con schieramenti da una parte e dall’altra. Oggi dare una risposta precisa e sicura non è facile, ma è importante che la società chiarisca a sé stessa cosa vuole fare nell’immediato futuro. In questi momenti dove c’è una fase di passaggio si rischia ancor di più perché può esserci un momento di vuoto di potere e di non chiarezza. La società si deve invece mostrare forte, sicura, decisa nella direzione che vuole prendere”. 


ANDREA SCHIAPPAPIETRA (SECOLO XIX)

È un campionato quanto mai equilibrato, senza una squadra che domina o più squadre che si candidano a giocarsi il titolo. Volti nuovi, allenatori che tornano da protagonisti come Spalletti e Mourinho, e una Inter che con Simone Inzaghi è ancora competitiva, mentre pensavo che potesse esserci un contraccolpo forte con l’addio di Conte. 

Per quanto riguarda il Genoa, sono stati due mesi di campionato intensissimi nei quali è successo veramente di tutto. C’è stato un cambio alla guida della società e si sta completando un passaggio, mentre quello che non è cambiato rispetto al recente passato è il rendimento in campo del Genoa, che ormai da qualche anno ha queste partenze assolutamente deficitarie e anche stavolta ha rispettato il copione. 

Su responsabilità e colpe si può discutere: mercato fatto solo e in gran parte negli ultimi giorni, una squadra completata solo in extremis, un allenatore che per tutta l’estate ha allenato un certo tipo di squadra e poi ha avuto almeno metà dei titolari nell’ultima settimana di mercato. Un allenatore che, in questo momento, sta dando meno di quanto ci si potesse attendere e meno di quanto ci ha abituato nel recente passato. C’è stato un cambio al vertice della società e questo darà un effetto più a lunga gittata, però quello che temevo si sta concretizzando: una cessione del club tanto agognata da buona parte dei tifosi, all’insegna del chiunque basta che vada via Preziosi, ha creato una serie di alibi. Prima di tutto ai giocatori, poi all’allenatore stesso e probabilmente anche alla dirigenza. E in questi due mesi abbiamo visto una squadra e una società che hanno fatto poco. 

Sul mercato sono stati presi giocatori a mio avviso importanti, ma progressi sul campo, da fine agosto ai primi d ottobre, ne ho visti abbastanza pochi. La sosta arriva nel momento migliore: bisognerà vedere quali strascichi lasceranno queste prime sette giornate e, soprattutto, l’ultima partita contro la Salernitana. Partita che vado a inserire nella categoria delle partite che restano nella memoria come pietre miliari brutte di una stagione. Mi vengono in mente le sconfitte di Pescara e quella di Benevento dell’anno scorso: sconfitte evitabili contro squadre assolutamente non superiori al Genoa. Partite che si potevano sicuramente vincere o quantomeno pareggiare, ma vengono perse anche in maniera abbastanza fragorosa. Vero quello che ha detto Ballardini, ossia che il Genoa ha creato parecchio, ma è anche vero che non segnare neppure un gol ad una Salernitana volenterosa, ma con qualità tecniche molto limitate, mi sembra un grosso problema e un segnale abbastanza inquietante”. 


ENRICO CURRÒ (LA REPUBBLICA)

“Le prime 7 giornate di campionato ci hanno detto che la squadra che gioca meglio, ma largamente meglio, è il Milan. Una squadra con un gioco piuttosto moderno, il più adatto alla nuova tipologia indotta anche dalle nuove regole, dal fatto che ormai conti segnare un gol in più rispetto agli avversari rispetto al ‘prima non prenderle’ di una volta. Attacca in massa, con tanti giocatori che si proiettano contemporaneamente nell’area di rigore avversaria. Ci ha detto poi che il Napoli, con una digressione sul grande lavoro svolto nei mesi scorsi da Gattuso e con un Osimhen in più, è in testa al campionato e quindi ha la possibilità di stare lì vicino, ma credo che alla lunga Milan ed Inter abbiano qualcosa in più. Sta rinvenendo la Juventus, che ha buoni calciatori e gioca in maniera molto pragmatica.

Sul Genoa mi sembra, come detto altre volte, che a forza di scherzare col fuoco si rischi di bruciarsi. Sono anni che rischia fino alle ultime giornate: quest’anno i valori tecnici non sono tali da far pensare che sia più scarso di altre squadre, perché per me ce ne sono di peggiori a livello tecnico, ma come al solito parliamo di una squadra ri-assemblata, quasi nuova, squadra che ha perso giocatori forti importanti e che pertanto necessita di un periodo di collaudo più lungo. Prendendo come esempio la partita con la Fiorentina, persa meritatamente, in altri tempi – con altra forza e capacità di reazione – non si sarebbe arreso in quel modo. Era una partita abbordabile che il Genoa avrebbe potuto tranquillamente pareggiare, ma non ci è riuscito perché sostanzialmente non l’ha voluto. Non è riuscito a impedire una sconfitta che non era scritta. In casa, sperando ritrovi al più presto interamente il suo pubblico, quando gli stadi riapriranno completamente, deve riuscire a ottenere punti che – non è retorica – può dare il Ferraris. Questo negli ultimi anni non è successo ed è molto pericoloso. In partite come quella di Salerno, poi, sapersi adattare al nuovo tipo di mentalità del calcio italiano del giocare bene e magari semplicemente segnare un gol in più degli avversari, significa che se non hai concretezza sotto porta rischi di perdere partite ampiamente abbordabili. Un punto perso di qua due punti persi di là, ecco che ti trovi a dover inseguire. E l’inseguimento non sempre riesce.

Detto questo, nel mezzo c’è stata la questione della cessione societaria che è stata sicuramente la notizia più rilevante. I nuovi proprietari si sono presentati in un modo mediaticamente molto bello: adesso sono attesi alla prova dei fatti per capire se il calcio sia davvero romantico come una volta, sempre ammesso che lo sia mai stato. In questo momento, più che mai, bisogna vedere con i fatti quanto veramente tengano al Genoa e al suo futuro”.


Rassegna Stampa del 5 Ottobre, oggi summit 777 Partners. Può tornare Marroccu, speranza Caicedo