Nella serata odierna, presso l’Istituto Italiano della Saldatura in Lungobisagno Istria, si è tenuta una partecipata Assemblea dei club dell’ACG (Associazione Club Genoani) alla presenza del Professore e Avvocato Andrea D’Angelo, già piccolo azionista del Genoa.

L’Avvocato D’Angelo era presente anche all’ultima approvazione del bilancio del 27 ottobre scorso (clicca QUI per leggere il resoconto che la nostra redazione aveva fatto dell’assemblea in questione). L’Assemblea si è aperta con le parole del Presidente ACG, Paolo Caricci, che ha ringraziato i presenti, la stampa e chi fosse collegato da remoto, ben oltre 30 club da tutta l’Italia e da tutto il mondo.

L’INTERVENTO DELL’AVVOCATO D’ANGELO – Si è proseguito con le parole dell’Avvocato D’Angelo, che ha preso la parola per illustrare il bilancio. “Ringrazio l’ACG per questo invito, che ho accolto molto volentieri. Un incontro utile per fare una riflessione in un’operazione di conoscenza della situazione complessiva del Genoa, senza nessuna finalità di contrapposizione o altro, ma semplicemente per un’operazione di verità che dovrebbe stare a cuore a tutti. Non sono un analista finanziario, non vi farò discorsi molto sofisticati e complessi, ma cercherò in tutti i modi di semplificare e ridurre nei termini essenziali l’analisi che si può fare dell’attuale situazione del Genoa. Con la riserva di base che la situazione è in evoluzione, con dati al 30 giugno 2025 – precisa in apertura D’Angelo – ma non ci sono stati dati elementi sull’evoluzione nel corso dell’esercizio, in particolare la composizione di costi e ricavi che potrà determinare il risultato economico di utile o di perdita, probabilmente di perdita. Non conosciamo quelli che sono gli elementi del conto economico futuro, non conosciamo esattamente la dimensione dei costi rispetto all’anno scorso. Immaginiamo che probabilmente siano in linea, perché negli ultimi due esercizi l’esercizio è sempre in perdita e varia da 33 a 36 milioni“.

L’analisi dell’Avvocato D’Angelo parte “dallo stato patrimoniale della società, che dà il senso statico della società composto da attivo e passivo. L’attivo, per i club di calcio, è un po’ peculiare nel senso che nelle società di calcio, soprattutto quelle che non hanno impianti di proprietà, l’attivo è rappresentato da immobilizzazioni cosiddette immateriali. È un elemento fondamentale dell’attivo, anche per la sua consistenza, ma ovviamente non è paragonabile a un bene immobile, ma ha una sua volatilità e mobilità che è sempre un elemento di criticità. Questo vale per tutti i club di calcio che hanno bilanci concepiti come quello del Genoa. In effetti, gli elementi dell’attivo sono dati perlopiù da immobilizzazioni immateriali, essenzialmente il diritto alle prestazioni sportive dei calciatori. Al 31 dicembre si ha un valore totale di immobilizzazioni immateriali di 123 milioni, composti per 91 circa da diritto alle prestazioni sportive e per il resto immobilizzazioni immateriali come marchi o licenze. Qualcosa che non ha una sua materialità, ma che ha un valore da un possibile sfruttamento, articolato in due voci: marchi proprio e attivi messi in Genoa Image, società controllata dal Genoa. Si tratta sempre di immobilizzazioni immateriali, quindi non beni reali, ma beni il cui valore dell’attivo è collegato ad un’operatività e ad una possibilità effettiva di sfruttare questi attivi”. 

“C’è un’altra parte di attivo, il cosiddetto “circolante”, che è dato sostanzialmente da crediti – prosegue D’Angelo – in gran parte verso la Federazione e altre società di calcio per gli scambi di calciatori. Situazioni che generano rapporti di debito e di credito. Il Genoa, come altre società, ha crediti e debiti a fronte dei calciatori che si sono scambiati. Il valore complessivi dell’attivo è di 303 milioni. Il valore dei debiti è di 283 milioni. Qua va fatto un ragionamento che deve tenere conto delle peculiarità di alcuni voci di attivo che hanno una consistenza più evanescente – precisa – mentre sul capitale circolante, ossia i crediti, ci si può contare per fronteggiare posizioni debitorie, questi altri attivi per loro peculiarità hanno una loro minore affidabilità nel tempo nel poter fronteggiare le posizioni debitorie. Il debito complessivo, che ammonta a 280 e passa milioni, ha come contropartita in attivo per 100 milioni circa di cui 150 grosso modo sono crediti, mentre 153 sono queste immobilizzazioni immateriali che hanno questa particolarità di cui ora parleremo per capire la situazione del Genoa. Qui bisogna tenere conto che, se ci fossero momenti di crisi o di insuccesso sportivo o – facciamo gli scongiuri – di eventuale retrocessione o di crisi più estreme, a questo punto le valutazioni di questi cespiti rischia di svuotarsi. Nel senso che, naturalmente, anche il valore dei giocatori può scemare per tutte le immobilizzazioni immateriali che sono legate alla sfruttabilità nella continuità della società”.

“Per quanto riguarda il conto economico, il discorso è abbastanza simile. Qua abbiamo un conto economico in cui l’andamento di costi e ricavi nell’arco di un esercizio porta ad un risultato economico che può essere di utile o di perdita. Per il Genoa è abitualmente di perdita per il tipo di attività che viene fatta e per i criteri di gestione economica. La possibilità di fronteggiare queste perdite e preservare, quindi, i valori dell’attivo è legato ad un fattore. Anzitutto la capacità di continuare nel tempo a gestire la società e che vi sia la cosiddetta “continuità aziendale” che condiziona sia i valori del patrimonio sia l’attitudine della proprietà a continuare la sua attività nel tempo. Anche qua, un eventuale insuccesso sportivo o una crisi più estrema può portare a volatilizzare parte dell’attivo patrimoniale, ma anche avere influenza negativa sul conto economico. Nell’ipotesi retrocessione, mentre possiamo pensare che, ottimisticamente, per la fidelizzazione particolare tra tifosi e società, i ricavi abbonamenti e biglietteria possono avere tenuta nel tempo nonostante gli insuccessi sportivi, come si è verificato in passato, altri fattori come ricavi da sponsorizzazione o diritti televisivi sono più esposti all’insuccesso sportivo e hanno una dimensione economica maggiore di quanto non la abbiano i biglietti”.  

In questo passaggio, si parla dei circa 8 milioni di ricavi da stadio, ma anche di più di 100 milioni per le altre voci di ricavo più sensibili all’andamento sportivo. E poco a poco ci si sposta sul tema plusvalenze. “Quando si parla di situazioni patrimoniali, dobbiamo presentarci situazioni di rischio e non di normalità o ostinatamente ottimistiche. Per questo, in questi casi, la valutazione di rischio è la cartina al tornasole dell’analisi dei bilanci. Le perdite, che negli ultimi due anni si sono aggirate fra 33 e 36 milioni, sono un risultato che tiene conto non solo dell’andamento normale di costi e ricavi, ma anche anche dei ricavi da plusvalenze e cessioni di calciatori, la cui entità talvolta può contenere le perdite. Quando parlo dei 33 milioni e dei 36 milioni parlo di un risultato di perdita che sconta già l’incasso di plusvalenze molto rilevanti”. L’accento, al capitolo plusvalenze, viene posto sulla somma delle plusvalenze di Gudmundsson, Retegui e Martinez. Nel primo caso un prestito oneroso con successivo riscatto, nel secondo e terzo caso due plusvalenze secche.

Tra Gudmundsson, Retegui e Martinez si sono avuto 48 milioni di beneficio. È rimasta una perdita di 33 milioni, il che vuol dire che senza le plusvalenze la perdita complessiva sarebbe stata superiore a 80 milioni – stima D’Angelo, che aggiunge: “Di questo dobbiamo tenere conto se vogliamo fare una prognosi sul futuro. Noi non abbiamo ancora i dati di costi e ricavi correnti. Non ci è stato detto in assemblea, anche se la società avrà già i dati di budget sulla base dei contratti di calciatori e delle altre voci di costo. Questi dati non li abbiamo e possiamo solo ragionare in via presuntiva immaginando che ci sia più o meno lo stesso andamento dell’anno scorso, che vorrebbe dire una perdita di 81, che potrebbe essere ridotta con le plusvalenze. Bisogna vedere quante e quali”.

Tracciato un parallelo tra il come fosse vissuta la compravendita dei calciatori nei decenni scorsi e il come sia vissuta oggi (“in una parte della storia del Genoa solo l’idea che un giocatore importante potesse essere ceduto era un elemento di scandalo, e non solo non era considerato come elemento del cuore e dell’attività della società, ma era percepito come qualcosa di assolutamente deprecabile. E forse era anche un tabù più di quanto la logica avrebbe richiesto. Se pensiamo a Fontolan, che era stato un mezzo scandalo…però poi con Fontolan venne fatta la squadra del 4° posto”), si passa a citare il bilancio del Genoa tornando al tema della continuità aziendale. Viene citato questo passaggio del bilancio per definire le plusvalenze come un elemento fisiologico al conseguimento del piano economico:

“La società è comunque molto confidente della concreta possibilità di implementazione e realizzazione degli obiettivi economici e finanziari previsti dal piano e del conseguimento della piena continuità aziendale, certamente per tutta la stagione 2025/2026 e per quelle successive. A tal fine alcuni dei principali indicatori sono i seguenti: le plusvalenze, già ottenute negli ultimi due anni, si inseriscono perfettamente nelle principali previsioni economiche e finanziarie a breve del piano (da intendersi il piano di ristrutturazione del debito con l’Agenzia delle Entrate, da due rate semestrali per dieci anni, di cui abbiamo già parlato il 27 ottobre scorso QUI, ndr). Anzi, come si può riscontrare esse risultano persino più alte di quanto previsto”. Ma le citazioni dei passaggi del bilancio proseguono – e ritorneranno – nel parlare delle strategie imprenditoriali. Qui si cita il passaggio che recita:

“L’attività caratteristica della società si estrinseca nell’organizzazione gestione di attività sportive connesse al mondo del calcio, nonché nella preparazione, formazione e valorizzazione di calciatori con la finalità di generare valore attraverso la cessione dei vari diritti pluriennali alle prestazioni sportive”. Questo passaggio servirà in Assemblea ad aprire un altro capitolo, quello della continuità aziendale.

“Per queste società si pone il problema della cosiddetta “continuità aziendale” alla quale sono – e dovrebbero essere – molto attente le società di revisione che devono certificare i bilanci delle società di calcio, anche ai fini federali. Si è – o si dovrebbe – essere attenti all’elemento della continuità aziendale. Che significa? Ci si riferisce all’attitudine di una società a continuare nel tempo a poter svolgere la propria attività. Per farlo devono esserci le condizioni finanziarie, patrimoniali ed economiche per proseguire nel tempo la propria attività. Se venisse meno la continuità aziendale e la società non fosse più nella situazione di avere la capacità di proseguire nel tempo la sua attività, ecco che si verificherebbero tutti gli elementi negativi degli attivi che potrebbero volatilizzarsi, come le prestazioni dei giocatori di calcio. Perché? Perché l’insuccesso sportivo può deprimere il valore dei giocatore e, addirittura, una crisi più grave può portare alla revoca dell’affiliazione e, allora, i giocatori si svincolano tutti e l’attivo patrimoniale si dissolve totalmente. Non voglio fare l’uccello del mal augurio, ma cercare di spiegare quali sono gli elementi di valutazione. Allora si dice che serve la continuità aziendale – spiega sempre D’Angelo – ed elementi di continuità possono essere intrinseci, se la società ha una sua forza che è data dalla situazione patrimoniale, dai crediti che ha e dalla situazione finanziaria per assicurare la continuità. Oppure, la continuità può essere assicurata dall’esterno, con un socio che si impegna a fornire assistenza finanziaria alla società in relazione a tutte le esigenze. Questo impegno avrà più o meno valore a seconda della capienza e solidità economica di chi si assume questo impegno, ma se dovesse esserci una debolezza intrinseca della società, si potrebbe sovvenire a questa difficoltà con una garanzia esterna del socio che assicura le risorse necessarie per coprire le perdite che non fossero coperte da plusvalenze e offrire i mezzi finanziari per poter proseguire l’attività nonostante momenti critici”. 

Si ritorna a citare il bilancio e il come, al suo interno, sia giustificata la continuità aziendale del Genoa dalla società di revisione. “La società è molto confidente delle concrete possibilità di implementazione e realizzazione degli obiettivi economici e finanziari previsti dal piano e dal conseguimento della piena continuità aziendale, certamente per tutta la stagione 2025/2026 e per quelle successive”. Posto l’accento sul termine “certamente” e sull’ambiguità del dove sia collocato l’avverbio, l’Avvocato D’Angelo prosegue nel citare e riprende un passaggio già citato prima: “Le plusvalenze già ottenute negli ultimi due anni si inseriscono perfettamente nelle principali previsioni economiche e finanziarie a breve nel piano […]. Organi di stampa e media specializzati hanno già da tempo testimoniato un interesse da parte dei principali club calcistici italiani ed europei rispetto all’acquisizione, a titolo permanente o temporaneo, dei diritti legati alle prestazioni di alcuni tra i calciatori più promettenti, se non dal valore già unanimemente riconosciuto, attualmente nella rosa del Genoa CFC a titolo di proprietà”. Si tratta, in queste ultime righe, di un passaggio che va letto in relazione a quanto accaduto fino al 30 giugno 2025, aspetto che sottolinea lo stesso D’Angelo.

A questo punto, l’Avvocato D’Angelo prova a trattare l’argomento da un altro punto di vista e inserisce nella sua valutazione prima il Codice Civile, poi un’analisi sul capitale del club rossoblù. “Se si verificano perdite che possono mangiarsi in tutto o in parte il capitale, il Codice Civile impone agli amministratori di accorgersene per tempo e convocare l’Assemblea (l’allarme scatta quando c’è una perdita di un terzo del capitale, ndr). Oggi noi abbiamo un capitale di 61 milioni. C’è una parte storica di capitale messa prima dai precedenti soci, poi c’è stata l’operazione di aumento di capitale senza diritto di opzione che si è verificata circa un anno fa con una sottoscrizione di aumento di capitale del nuovo socio che è divenuto socio di larga maggioranza con una sottoscrizione di 40 milioni. Questi 40 milioni sono stati sottoscritti nei giorni immediatamente successivi alla delibera e versati poi nel tempo, non sappiamo bene quali. Sappiamo che al 30 giugno 2025 compariva ancora un credito verso il socio di 10 milioni, il che vuole dire che dei 40 che doveva versare ne aveva versati 30. I dieci che mancavano – e ci è stato assicurato in sede di Assemblea ad ottobre – sono stati versati nei giorni immediatamente precedenti all’Assemblea. Si è completato il versamento di 40 milioni. A questo punto risulta, tra capitale e riserve, un patrimonio netto di 61 milioni. Da questi 61 milioni vanno tolti i 39 milioni che sono perdite precedenti, quindi restano sostanzialmente circa 28 milioni circa di patrimonio netto al 30 giugno 2025″.

A questo punto l’Assemblea è ormai giunta a quasi un’ora di svolgimento e rivolge lo sguardo a quanto accaduto dopo il 30 giugno scorso. In particolare, si parla delle plusvalenze successive, principalmente le cessioni di De Winter e Ahanor, e si vira sul tema mercato di gennaio e futuro nel breve termine del Genoa. In merito alle suddette plusvalenze “ abbiamo altri 26,3 milioni, che portano il patrimonio netto, già nel secondo semestre di quest’anno, a circa 50 milioni – analizza D’Angelo – ma sappiamo, prendendo il ritmo dell’anno scorso, che la società perde 81 milioni all’anno. Questi 50 di serbatoio di patrimonio attivo sono esposti alle perdite che già si sono verificate in questo primo semestre, dal primo luglio ad oggi. Se si perde ad un ritmo di 81 all’anno, in sei mesi si perdono 40 milioni – è il calcolo che viene fatto in sede assembleare – Allora, in qualche modo, questa riserva patrimoniale che nasce dal capitale più le plusvalenze di De Winter e Ahanor si sta già erodendo. Ora si pone un problema cruciale: cosa succederà adesso?“.

Nel “cosa succederà adesso?” c’è racchiusa la domanda che in tantissimi si fanno: la società come opererà a gennaio? Come potranno essere gestite la conciliazione tra le esigenze patrimoniali del fare plusvalenze mediante con la cessione di calciatori e le esigenze sportive dettate da una situazione di classifica abbastanza critica che richiederebbe investimenti? Ci sono maghi del mercato che possono anche riuscire a fare plusvalenze e portare la squadra a far quadrare tutte le conflittualità fra queste differenti esigenze – risponde D’Angelo – Bisogna vedere se ci auguriamo di avere tra i nostri eroi dei maghi del mercato che concilino con plusvalenze le esigenze economiche per far fronte a perdite economiche sicure durante l’anno e il rafforzamento della squadra, un rafforzamento tale per affrontare in modo sereno il resto del campionato con chance significative di restare in Serie A. Se ciò non dovesse capitare e dovessimo retrocedere, facendo tutti gli scongiuri del caso, ecco che si potrebbero aprire tutti quegli scenari critici di cui parlavo. Valori patrimoniali che possono collassarmi e ricavi che possono dissiparsi.

Il tema cruciale è cosa accadrà nei prossimi mesi dichiara D’Angelo, avvicinandosi alla conclusione del proprio intervento prima di lasciare spazio alle domande – Naturalmente, non spetta a me cosa dire cosa debbano fare i tifosi e che compito possiate darvi – dice rivolgendosi alla platea – Certo la situazione è estremamente delicata. Quello che certamente si può fare è cercare di dare, con tutta l’energia possibile, tutto il sostegno alla squadra. Il successo sportivo è importante e in campo ci vanno loro. Il rischio, che un po’ di esperienza del Genoa mi fa intravedere, è che si verifichino invece non soltanto situazioni di sostegno alla squadra, ma anche di tensioni e turbamento dell’ambiente che potrebbero essere un fattore di crisi e di insuccesso del Genoa in tutte le sue componenti. Mi sentivo di porre questo tema: la tifoseria sotto schiaffo non può giustificatamente lamentarsi oltre un certo limite perché rischia di fare il male del risultato sportivo. Io quello che intravedo è che voi riusciate ad avere un dialogo con la società per avere almeno chiarezza, trasparenza e una dichiarazione preventiva di intenzione e programmi, perché questa è la base per un rapporto dialettico e di contrapposizione leale e serio. Quello che io vedo è che, nel timore che possa esserci una situazione ambientale molto turbata che possa portare ad eventi infausti alla fine del campionato, si cerchi quantomeno di dialogare e cercare di capire quali sono gli intendimenti, facendo capire che c’è un atteggiamento proattivo, ma che nel contempo si chiede chiarezza e trasparenza. Capisco perfettamente le tensioni, ma la mia esperienza mi dice che talvolta possa essere deleteria una contestazione acerrima perché favorisce risultati negativi. In questo caso vedrei più un sostegno con dedizione assoluta alla squadra, che non vuol dire necessariamente consenso nei confronti della società, e nei confronti della società un atteggiamento di richiesta di chiarezza”. 

GLI INTERVENTI DAL PUBBLICO E DAI CLUB – “Qual è però la prospettiva? È difficile adesso la situazione – dichiara come primo intervento dal pubblico Dario Bianchi che si rivolge al CEO Blazquez – Bisogna fare le plusvalenze e siamo terzi in Italia negli ultimi anni ad aver incassato. Quello là non ha speso niente. L’appoggio dei tifosi c’è sempre. Hanno chiamato a casa per fare gli abbonamenti, no? Siamo quinti in Italia come abbonamenti e per due mesi siamo stati ultimi in classifica. Da parte dei tifosi più di così non si può. Se lui, assieme ai suoi ruffiani, smettesse di raccontare musse alla gente, forse dialogo ci sarebbe”. 

La risposta dell’Avvocato D’Angelo ribadisce che andrebbe chiesto alla società, in termini di chiarezza, che cosa abbia intenzione di fare in termini di equilibrio tra plusvalenze e investimenti per cercare di migliorare la classifica e le sorti del campionato. Emerge, sempre nella risposta, la suggestione di rinunciare alle plusvalenze per una stagione e cercare di operare sul mercato per rinforzarci. “L’altro aspetto da capire è questo nuovo azionariato che impegni si senta di assumere per dare continuità al Genoa –  dichiara D’Angelo, a cui viene domandato dal pubblico da dove nasca questa cifra di 80/81 milioni di perdite. “Gli 81 milioni li ho ricavati dall’anno precedente. Ho fatto quale è stata la perdita dopo le plusvalenze, ho sommato le plusvalenze e se la perdita è scesa a trentasei dopo aver coperto con le plusvalenze, vuole dire che c’è stata una perdita tra costi e ricavi di 81″. 

Il secondo intervento è particolarmente interessante perché scoperchia il tema A-Cap e un suo possibile ritorno dopo le vicende giudiziarie. Dopo essere tornati sul voto del 14 dicembre 2024 in sede di Assemblea degli azionisti (con il voto favorevole all’aumento di capitale della holding che deteneva il Genoa, rappresentata da una delegata) si ritorna su A-Cap, che ha assunto i contorni di creditrice nei confronti di chi deteneva la maggioranza delle azioni del club rossoblù.

“A-Cap fa delle cause per cercare di ribaltare la situazione e ha rilasciato una dichiarazione di supporto per il Genoa dicendo che per qualunque evenienza ha detto che sarebbe disposta a sostenere, dichiarazione nella quale declina le proprie situazioni patrimoniali di miliardi di dollari e dice di essere pronta a sostenere il Genoa in tutte le evenienze, a condizione che vinca la causa. Se dovesse vincere la causa, avremmo questa anomala dichiarazione di sostegno che non arriva dall’azionista attuale, ma da quello pregresso. Non conosco le carte, ma la mia sensazione è che non ci siano queste grandi chance di vittoria per la semplice ragione che l’operazione è stata fatta in un certo modo, per cui chi ha votato è quella stessa società che oggi si lamenta delle conseguenze del proprio voto. Ma chi è che ha dato la delega alla persona che è andata a votare? Qua si tratta di vedere chi, insomma…E qui si possono aprire altri scenari di responsabilità, ma ci importa di quelle che sono le sorti del Genoa e  della partecipazione del Genoa. Da questo punto di vista, se anche c’è questa dichiarazioni letta dal rappresentane di A-Cap, sarebbe una valida assistenza finanziaria, ma è condizionata all’esito di una lite sulla quale non mi sento di esprimere delle prognosi favorevoli”. 

La prima domanda dai club collegati da remoto (più di 30, con oltre cento persone in sala in presenza, ndr) è del Genoa Club Riva Trigoso, che domanda a D’Angelo, presente all’ultima assemblea a Villa Rostan, se l’attuale azionista di maggioranza, Dan Sucu, abbia aperto alla possibilità di ricapitalizzare nell’ottica di rinunciare alle plusvalenze a gennaio per rinforzare la squadra. “Diciamo che non c’è stato nessun impegno in tal senso, ma teniamo conto ce l’ultima assemblea si è molto spesa su Zangrillo e revoca. È stato dichiarato che è stato completato l’aumento di capitale, ma questi 40 milioni in numero assoluto, sui numeri che vi ho fatto e in relazione alla situazione, possono non essere sufficienti”.

Qui si torna nuovamente su un tema che era prevedibile sarebbe stato toccato più volte, ossia l’aumento di capitale con esclusione del diritto di opzione per l’allora azionista di maggioranza. “L’aumento di capitale con esclusione del diritto di opzione è una misura molto pesante per gli azionisti. Questa misura dei 40 milioni, rispetto al sacrificio dell’azionista che si è visto privare del diritto di opzione, è stata poco sensata –spiega D’Angelo, il quale votò contrariamente alla delibera di aumento di capitale nel dicembre 2024.

Seguirà la domanda del Genoa Club Sardegna, che chiede perché non si pensi di revisionare i costi per migliorare i conti del club e, poi, chiede conto di quali siano gli estremi dell’accordo del Genoa con l’Agenzia delle Entrate nel piano di ristrutturazione del debito. A quest’ultima domanda non si è data risposta in Assemblea, come anche (perlomeno nei numeri, che trovate in fondo al resoconto) al tema degli ammortamenti scongelati ex Covid che sul bilancio del Genoa hanno un peso non irrilevante. Proviamo a darla noi prima di tornare al racconto dell’Assemblea e lo facciamo citando il nostro stesso articolo del 27 ottobre scorso:

[…] rappresenta un elemento non trascurabile l’accordo decennale tra Genoa e Agenzia delle Entrate per la ristrutturazione del debito. Il Tribunale di Genova ha ratificato, a dicembre 2023, un accordo che aveva ridotto del 65% oltre 100 milioni di debiti pregressi del club. Ne era emersa la cifra di 37.235.121 euro da pagare su base semestrale per dieci anni.

Il Genoa, ogni anno, deve fare fronte a due scadenze semestrali (al 30 giugno e al 31 dicembre) per complessivi 3 milioni circa. Va da sé che il club rossoblù non possa e non debba derogare dalla puntualità del pagamento, altrimenti sarebbe costretto a ripagare l’intera cifra con gli interessi. Soprattutto, il club è attenzionato sul pagamento di tutte le tipologie di tasse e le scadenze vanno rispettate. Non si può lasciare indietro nulla, pena la risoluzione della transazione con tutti i problemi che andrebbe a creare“.

Torniamo al resoconto dell’Assemblea. “Gli 81 milioni che immagino sono una presunzione. Ragione come se, visto che c’è stata una ricorrenza negli ultimi anni, anche la terza abbia delle caratteristiche analoghe come composizione di costi e ricavi, ma come ho detto prima non ci è stata data nessuna informazione nell’Assemblea sul budget della stagione 2025/2026 – risponde D’Angelo sul tema del taglio dei costi domandato dalla Sardegna – Quello che lei dice è perfettamente ragionevole: un buon amministratore si preoccupa prima di tutto di vedere se può contenere i costi e mettere un tappo a certi fattori di perdita. Può anche darsi che l’abbiano già fatto, non ho informazioni su questo perché non ci sono state date”. 

Il terzo intervento arriva ancora da fuori Genova, precisamente dalla Capitale e dal Genoa Club Zeneixi de Roma. La domanda, sempre rivolta all’Avvocato D’Angelo, è se il Genoa abbia ancora appetibilità e se in società ci sia qualcuno che voglia tenere basso il valore della società perché, qualora la causa andasse nella direzione prevista poco sopra, la quota da dare alla società perdente sarebbe la percentuale di un totale che, se si tiene più basso, sarà più bassa.

Qua il problema è cosa è successo quando c’è stato l’aumento di capitale con esclusione del diritto di opzione – risponde lungamente D’Angelo alla prima domanda – Dai comportamenti successivi di A-Cap sembrerebbe che ci fosse quantomeno l’interesse di A-Cap di restare. Adesso sta facendo di tutto per fare saltare questa operazione. Infatti in quella assemblea rimasi un po’ sorpreso da quell’aumento di capitale con esclusione di diritto di opzione. La legge si preoccupa di dire che, quando viene proposto un aumento di capitale con esclusione di diritto di opzione, dato che è misura molto pesante nei confronti degli azionisti che vengono provati del diritto di opzione e ti fanno diluire, è necessario si dica qual è l’interesse della società che esige l’aumento di capitale con esclusione di diritto di opzione. Visto che la relazione non spiegava, la mia domanda fu di spiegarci almeno che attività avessero fatto, chi avessero interpellato per verificare la possibilità di soggetti pronti a sottoscrivere l’aumento di capitale, se avessero verificato con l’attuale azionista, se si fosse dichiarato indisponibile e se ci fosse già qualcuno sottomano disponibile a sottoscrivere. Perché dissi, in quella situazione fare un aumento di capitale con esclusione di diritto di opzione totalmente al buio mi pareva dissennato. Non ebbi risposta. Diciamo, però, che ci fu un’accelerazione subito dopo l’assemblea e una risposta assolutamente non data sembrò si dovesse attendere a lungo, ma quattro giorni dopo venne fuori che la persona c’era ed era il nuovo Presidente del Genoa. Senza voler fare polemica, è stata taciuta non correttamente agli azionisti la verità, ma in un certo senso meglio così se la situazione c’era anziché fare un aumento di capitale totalmente al buio. Probabilmente non è stata indovinata la dimensione. Un minimo di appetibilità si è dimostrato ci fosse perché A-Cap si è mostrata interessata a rientrare nel Genoa. Qui abbiamo a che fare con operatori che non hanno di mira certo la visione generosa nei confronti del Genoa e de nostri interessi, ma fanno operazioni finanziari e badano ai loro interessi. Qualche interesse ci poteva essere”.

La successiva domanda, dal pubblico presente all’IIS, si sdoppia: prima la richiesta di sapere la cifra del debito lasciato da Preziosi (gli esercizi al dicembre 2021 e 2022 si avvicinavano ai 280/300 milioni), la seconda di chiarire l’andamento dei debiti, ma tenendo in considerazione il calo dei debiti che il Genoa ha fatto registrare nei confronti delle banche. “Sulla prima domanda non so essere preciso. Sulla seconda, sull’andamento dei debiti, nel confronto tra le due voci vediamo effettivamente che i debiti nei confronti delle banche (per quelli scadenti entro esercizio) scendono da 24 a 15 milioni e che i debiti esigibili entro l’esercizio successivo sono scesi da 32 a 24. I debiti nei confronti delle banche, complessivamente, scendono da 56 a 40 milioni. Sono aumentati da 94 a 102 il totale dei debiti verso altri finanziatori (clicca QUI per saperne di più). L’indebitamento bancario complessivamente si riduce di 7/8 milioni. Ci sono stati anche pagamenti dei debiti tributari che si riducono di 700/800mila euro”.

Moltissime le domande di Riccardo Grossi del Genoa Club 7 Settembre, a partire da A-Cap e perché non abbia sottoscritto l’aumento di capitale. “Perché? Il meccanismo, nell’aumento di capitale con esclusione del diritto di opzione, dà il pallino per il ricollocamento delle azioni agli amministratori – ci tiene a precisare D’Angelo – Per definizione, i soci precedenti sono esclusi e non possono sottoscrivere. E così i creditori dei soci precedenti perché non hanno la veste per poterlo fare. Avrebbero forse potuto presentarsi agli amministratori e dire “io sono pronto, sono qua”. Qua non so cosa sia successo, forse era già tutto preparato. È stata molto rapida la situazione”. 

Si domanda, poi, perché se c’era questa urgenza, i 40 milioni di euro siano stati erogati in più soluzioni. “Quando c’è l’aumento di capitale bisogna versare almeno il 25%, non sappiamo in che tempi sia avvenuto. Sappiamo che gli ultimi dieci ancora non erano stati messi al 30 giugno perché venivano dati come credito nei confronti dell’azionista, ma non come capitale. L’hanno fatto prima dell’Assemblea. Perché 40 milioni e non di più? Insomma, oggi me lo domando…Crediti verso A-Cap? Non riesco a capire che ragioni di credito possa avere il Genoa nei confronti di A-Cap né le voci di bilancio ce lo dicono in modo chiaro”. Infine, una domanda sull’Agenzia delle Entrate e il tema ricapitalizzazione, su cui si accende un po’ di dibattito tra il pubblico. È la fine di questa trafila di domande, prima di passare alle successive.

Il quesito successivo, quasi a ridosso delle dieci di sera, è se il Genoa sarebbe fallito senza l’arrivo di Sucu. “Fallito non saprei, un po’ di autonomia ce l’aveva perché è andato avanti e lo ha fatto con vendite e altre plusvalenze” risponde D’Angelo, che dopo risponde ad un’altra domanda. A-Cap era una vera alternativa alla gestione Sucu oppure no? Lo domanda il Genoa Club Grifoni in Banchi per voce di Alberto Scotto. “Certamente A-Cap continua a dichiararsi pronta” dice D’Angelo, che poi cita una dichiarazione presentata dall’azionista A-Cap (e da ACM) che si impegnava a sostenere gli impegni finanziari del Genoa nelle prossime stagioni, inclusa la transazione fiscale. Si attinge evidentemente alla carta, circolata giorni fa, in cui è stata ribadita la volontà di investire nel Genoa. Dirimente sarà la decisione del febbraio 2025 con la causa al Tribunale di Genova.

Solo nel finale si parla della vicenda Zangrillo e si chiede all’Avvocato D’Angelo la sua posizione sulla revoca dell’ormai ex Presidente dal CdA. “Una premessa: ormai siamo abituati a vedere che non ci sono più volti genovesi e genoani in queste gestioni. Zangrillo aveva generosamente accettato – anche perché gli piaceva molto – e mi sembrava una scelta azzeccata, per chi arrivava da fuori e non aveva legami con l’ambiente, aver avuto la sensibilità di inserire qualcuno che aveva un legame e una rappresentatività. Mi sarei aspettato, francamente, un trattamento differente. Lui viene accusato di aver avuto queste chat con persone che lui dice essere referenti non solo suoi, ma anche della società, per cercare di trovare soluzioni in una certa fase. Che poi ci possano essere stati giudizi trasversali non simpatici…Era imbarazzante dover discutere la divulgazione di una chat privata proiettata sullo schermo dell’Assemblea. Credo che sarebbe stata da affrontare in modo differente, meno traumatica. C’era un elemento di tensione che andava risolto. Invece è stato un atteggiamento molto, molto duro, in una fase in cui il Genoa ha bisogno di tante cose, ma sicuramente non di polemiche. Come si è arrivato allo scontro anziché mediare? Alla base credo ci sia stato un senso di irritazione per come sono state condotte queste operazioni, in modo non trasparente, anche interno. Lo stesso Zangrillo si è trovato a non essere informato adeguatamente e lì si è sentito emarginato anche nelle cose più banali e quotidiane. Effettivamente, poteva uscire in altro modo e potevano indurlo a farlo in altro modo”. 

Alla luce dello scenario che si è creato al Genoa, gli viene domandato un giudizio prima su Blazquez e poi su Sucu. “Conosco pochissimo Sucu, ma mi è sembrato abbastanza franco. Probabilmente altre situazioni sono differenti e insondabili. Per quello penso che un confronto aperto con lui possa portare a qualcosa”. Chi preferisce? “Il primo, il secondo è un compagno che sbaglia…” risponde D’Angelo a chi gli domanda se Blazquez abbia sbagliato più nel merito o nel metodo (o in entrambe le cose) e a chi gli domanda che idea si sia fatto del Presidente Sucu.

Su questo tema l’ACG e il suo Presidente Paolo Caricci avevano ribadito già diversi giorni fa di aver domandato, un mese e mezzo fa, un incontro con l’attuale azionista di maggioranza, ma si è colta l’occasione di stasera per ribadire che “sarebbe opportuno secondo noi incontrarlo, abbiamo mandato una lettera“. 

C’è spazio, nel finale di Assemblea, anche per una domanda su Remo Ruffini, patron di Moncler citato da Zangrillo nell’ultima intervista alla Gazzetta dello Sport (“non è il momento in cui possa (Zangrillo, ndr) essere il tramite più valido, perché da lì si deve passare se c’è qualcuno che vuole comprare. Magari può trovarlo, difficile che possa essere lui il tramite visto che i rapporti si sono deteriorati“) e una domanda proveniente dal Genoa Club Merano, che chiede se sul bilancio pesino molto gli ammortamenti scongelati ex Covid e se dall’anno prossimo tale aspetto migliorerà. “Nella relazione si dice che si stanno ancora avvalendo delle agevolazioni che sospendo gli ammortamenti, il che significa che ci sono in realtà ammortamenti non fatti. Lecitamente perché è consentito dalla legge, però in termini di valore reale del bene, il bene è ammortizzato meno di quanto sarebbe dovuto essere. Ci sono delle altre perdite implicite” spiega D’Angelo. Come fatto per il passaggio sull’accordo di ristrutturazione del debito, riportiamo quanto scritto sul tema qui su Buoncalcioatutti il 27 ottobre scorso:

[…] un altro parametro ha inciso pesantemente, in negativo, sui bilanci al 30 giugno 2024 e al 30 giugno 2025: lo “scongelamento” degli ammortamenti cominciato dal 1° gennaio 2024. Il Genoa aveva deciso di “congelare” tali ammortamenti per tre anni, in periodo Covid, tra 2020 e 2023.

Cosa sono gli ammortamenti? In parole povere, sono le svalutazioni alle quali vanno incontro i beni di proprietà del club (“asset”). Nel caso di una società di calcio, l’asset principale sono i calciatori.

L’anno scorso gli ammortamenti sospesi ex Covid arrivavano intorno ai 22/23 milioni, quest’anno oscillano intorno ai 14/15 milioni. In due esercizi di bilancio, quindi, il Genoa ha dovuto far fronte ad un impatto sensibile sulla linea di conto economico del club di 36/37 milioni di svalutazioni.

Sul fronte ammortamenti e sul piano economico l’impatto, ex Covid e con svalutazioni, è di 62,5 milioni (37 sono gli ammortamenti, di cui 15 derivanti dalle sospensioni degli anni precedenti e più di metà riferibili alla vecchia gestione). Le svalutazioni toccano il numero di 25 milioni di euro, che riguardano per 16 milioni giocatori derivanti dalla vecchia gestione e per 9 milioni la nuova gestione”.

GLI STEP PRECEDENTI DELLA VICENDA – Più volte nel corso dell’Assemblea è stato riavvolto il nastro al 14 dicembre 2024, data nella quale venne approvato il bilancio al 30 giugno 2024 (clicca QUI per leggere il resoconto che la nostra redazione aveva fatto dell’assemblea in questione).

Durante quell’assemblea venne approvato il bilancio, vennero revocati tre membri dal CdA (Weiss, Pasko e Wander, riconducibili ai 777 Partners) e venne approvato l’aumento di capitale di 40 milioni di euro sottoscritto, poi, da Dan Sucu solo quattro giorni dopo. Si ricorda qui che lo scorso 27 ottobre è stato reso noto come l’importo di tale aumento di capitale sia già stato interamente versato dall’attuale Presidente Dan Sucu. Un aumento di capitale con esclusione del diritto di opzione, un passaggio che è stato al centro del dibattito anche stasera.

La voce dell’ODG, emanato il 6 dicembre 2024, recitava: “Proposta di aumento di capitale sociale per complessivi euro 45.356.262 di cui euro 5.356.262 a titolo gratuito tramite imputazione a capitale delle riserve disponibili ed euro 40.000.000 a pagamento in denaro senza sovrapprezzo con esclusione del diritto di opzione ai sensi dell’art. 2441, 5° comma, del Codice Civile. Delibere inerenti e conseguenti”. 

Per completezza d’informazione, sulla base di quanto riportato poco sopra, va segnalato che tra l’aumento di capitale (18 dicembre 2024) e la data di pronunciamento del Tribunale di Genova (25 febbraio 2026) ci sono stati due procedimenti cautelari d’urgenza per sospendere l’aumento di capitale di Dan Sucu presentati da A-Cap presso il Tribunale di Genova e respinti in entrambe le occasioni (7 aprile 2025 e 26 luglio 2025).

L’ultima Assemblea del 27 ottobre 2025, infine, ha aggiunto al quadro generale la revoca dal CdA del consigliere ed ex Presidente, Alberto Zangrillo, e l’approvazione dell’ingresso nel CdA di Razvan Rat e quello di Ovidiu Golea, precedentemente cooptati. L’ingresso é passato con tutti voti a favore tranne tre astenuti e un contrario, rappresentante dei 777 Partners, che contestò anche in quella sede l’aumento di capitale del dicembre 2024.


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