La presentazione ufficiale di mister De Rossi è stata l’occasione, in casa Genoa, per presentare anche il nuovo Chief of Football, Diego Lopez, che ha sostituito una settimana fa l’uscente Ottolini. “Prima di tutto, siamo qui per dare il benvenuto a Daniele, nostro nuovo allenatore – esordisce Diego Lopez – Da parte mia ringrazio la società, il Presidente Sucu e Blazquez per la possibilità di lavorare qui come Chief of Football. Ho trovato una società strutturata e mi riconosco nei valori del Genoani, che da tanti anni vedo al Ferraris. Ringrazio la società e il lavoro di Vieira e del suo staff per il lavoro fatto con la squadra, capendo in un momento di difficoltà come fare risultati. Grazie di cuore anche a Criscito e Murgita che si sono presi la responsabilità in un momento molto, molto difficile: abbiamo vinto anche grazie al loro amore per il club. Abbiamo bisogno di persone così”.
“De Rossi è stato scelto per due motivi – ci tiene a sottolineare Diego Lopez – Per il Daniele uomo, che una voglia immensa di lavorare qui al Genoa. Ha capito cosa significano questo stadio, questa squadra, questa tifoseria e questa città. Fino ad oggi lo avevo conosciuto più come giocatore che allenatore. Per il Daniele allenatore, che ha capito subito come migliorare la squadra e come incidere sulla mentalità dei giocatori. Sono stati i due aspetti più importanti nello sceglierlo. Benvenuto e in bocca al lupo”.
Arrivato a Genova ha preso coscienza della squadra che c’è qui, ma immaginiamo che col club abbiate anche già parlato del prossimo mercato di gennaio…
“Penso che oggi sia più importante concentrarsi su domenica, poi su sabato e poi su un’altra partita. Oggi siamo in questa situazione, abbiamo necessità e voglia di punti e di dimostrare alla piazza che possiamo farlo. Ai giocatori ho chiesto semplicemente ognuno di guardare sé stesso domandandosi se tutti stanno facendo tutto quello che possono fare, prima di andare a cercarne altri. Questa deve essere la nostra strada: non cercare alibi o scuse e avere esigenze molto alte. Abbiamo qualità in squadra, come diceva il mister. Questo è il momento che viviamo oggi. Dobbiamo essere focalizzati sulla prestazione e sul campo. Evidentemente il mercato non è lontano e lo sappiamo: stiamo facendo – e abbiamo fatto – le nostre valutazioni. Abbiamo accolto il mister e parleremo assieme di dove poter essere una squadra più forte. I ragazzi vanno tutti a duemila in allenamento e sono carichi. Avremo sorprese anche dai giocatori che non hanno giocato tanto, che sono importanti per la squadra. Avremo un allenatore capace di tirare fuori tutto da questa squadra”.
Che cosa la ha spinta a venire al Genoa?
“Come sapete, sono spagnolo e nel guardare il calcio siamo simili, siamo passionali. Mi piace un calcio dove i giocatori non sbagliamo i passaggi, ma neppure una corsa, e su questa visione siamo collegati. Conoscevo un po’ la città e conoscevo soprattutto il Genoa come squadra, per tanti giocatori passati qui negli anni come Milito. Dobbiamo costruire una squadra con un’identità chiara, una squadra con un’identità piena di emozioni e valori del club. Un altro motivo della mia scelta è stata la società: ho parlato con Blazquez e mister Sucu che hanno voglia immensa di fare bene per il club. Sono esigenti e sono convinto che qui ci sia tutto il materiale per fare un lavoro di alto livello. Per quello sono qua. Se guardiamo la squadra, è forte. Se guardiamo non sul breve termine, ma su tutte le partite fatte (anche dello scorso anno), la squadra è forte, con giocatori capaci di fare gare serie e vincere. I dettagli fanno la differenza e non sono stati dalla nostra parte, mentre a Sassuolo abbiamo avuto quello che meritavamo all’ultimo minuto. Questi elementi, per me, sono stati importantissimi nella scelta. E poi la Serie A è un campionato enorme per me. Poter scegliere un progetto come il Genoa, che hai il quinto o sesto dato per abbonati in Italia e con il suo stadio ha sempre 30mila persone, è tutto quello che volevo fare nel calcio. Sicuramente è una grande responsabilità, sappiamo la sfida che abbiamo oggi e la porteremo avanti”.
Quali sono i programmi di cui avete parlato? Ci sono le risorse per fare investimenti a gennaio e nelle prossime sessioni visto che in estate si è incassato tanto, ma non si è investito?
“Abbiamo parlato di tutto chiaramente e ho una fotografia precisa: posso dire che dirigenti e presidente hanno il principio di mettere il calcio al centro. Non possiamo mettere il Genoa in una situazione di difficoltà. Dobbiamo prendere decisioni per vincere oggi e nel tempo ed è quello che cercheremo di fare assieme”.
Avete già un budget per gennaio? E, secondo lei: il Genoa ha una rosa troppo numerosa e avrebbe bisogno di uscite non per fare casse, ma per avere una rosa più ristretta?
“Il mercato di gennaio è, di solito, un mercato di aggiustamento e partendo da quella base abbiamo una situazione un po’ eccezionale. Abbiamo un nuovo allenatore, con cui valutare tante cose, e una nuova direzione che sono arrivati. Rispondere a questa domanda oggi, non sarebbe giusto. C’è un timing preciso per capire ciò che è possibile e prendere le decisioni sul mercato di gennaio”.
Alcuni reparti sono un po’ corti, come la difesa. Avete qualche idea dei reparti da rafforzare?
“Quando si arriva in una società, il primo lavora da fare è capire che cos si ha. Cercare vicino e non lontano. Questo passaggio mi serve a spiegare un’altra cosa che non ho detto: il Genoa è il club che ha permesso di giocare più minuti a giocatori provenienti dal settore giovanile entro 3/4 anni. Questo è da tenere in considerazione. Io mi appoggio tanto sul settore giovanile. È importante. Oggi, ad esempio, si è allenato con noi Celik, che è un difensore centrale. Dobbiamo capire quello che abbiamo. Sarebbe troppo prematuro parlare oggi di decisioni chiuse su posizioni da rinforzare. Vogliamo una squadra che, quando il tifoso va allo stadio, riconosce. Questa è la base del nostro lavoro: adesso, a gennaio, a giugno e successivamente”.
I centravanti, compresi i nostri, faticano in Serie A. A Gennaio ci sarà la caccia in quel ruolo. Voi vi state guardando intorno?
“Abbiamo attaccanti bravi, hanno energia e grandi qualità. Oggi penso a chi abbiamo oggi in squadra. Penso a vincere domenica, a sabato e nelle gare successive”.
Come si supera lo scalino della diffidenza per chi arriva, da dirigente, dall’estero, come nel suo caso?
“Col lavoro. So farlo solo così, col lavoro quotidiano. Soprattutto sapendo dove vogliamo arrivare, senza cercare di imporre niente che non sia collegato alla cultura della città e del club. Per me questo è importantissimo: allenatori e dirigenti devono essere bravi nella scelta dei giocatori, adattandosi il più rapidamente possibile a città, cultura e tifoseria per decidere bene e continuare a lavorare. Non conosco altre maniere”.
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