Domenica 20 luglio 2025 non sarà un giorno qualunque per il Genoa e per la sua storia. In particolare, non sarà un giorno qualunque per Luigi Ferraris, colui che dà il nome allo stadio dove gioca le gare casalinghe il club rossoblù.
La sua scomparsa, nel corso della Prima Guerra Mondiale, porta la data del 23 agosto 1915. Quasi 110 anni fa, quando da capitano del Genoa combattè sul Monte Maggio col grado di tenente di complemento del Primo Reggimento di Artiglieria da Fortezza.

Luigi Ferraris non è solo un nome importante per la storia del Genoa quando si parla del terreno di gioco dell’omonimo “Ferraris” (che porta questo nome dal gennaio 1933), ma lo è anche per il fatto di essere stato, assieme a Giacomo Marassi, il primo calciatore del Genoa ad essere convocato in Nazionale italiana di calcio.
Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, essendo dipendente di un’azienda strategica, Luigi Ferraris si vide risparmiato dalla chiamata alle armi, ma domandò comunque di poter andare a combattere al fronte, in prima linea. Inizialmente fu il monte Coston d’Arsiero la sua linea del fronte, poco dopo diventò il Monte Maggio.
Qui, nella giornata di mercoledì 16 luglio, sono iniziati i lavori di posa di una bacheca che, portata a braccio per tutta la lunghezza del percorso da sette volontari, riporterà la storia di Luigi Ferraris, nato a Firenze nel 1887 da genitori originari di Saluzzo. Non solo: volontari del gruppo Alpini di Laghi e della Protezione Civile di Arsiero hanno già posizionato una croce nel luogo esatto in cui Luigi Ferraris venne sepolto. Lì vicino, a 1853 metri di altezza, sorgeva la piccola baracca che venne colpita da una granata scagliata dal forte austriaco Doss del Sommo. Lì morì Luigi Ferraris.
Nel primo Dopoguerra fu il padre di Luigi, Ettore Ferraris, a salire sul Monte Maggio per cercare il luogo di sepoltura del figlio. Lo trovò quando il calendario recitava 10 dicembre 1918. Circa quindici anni dopo, l’1 gennaio 1933, lo stadio del Genoa divenne ufficialmente il “Luigi Ferraris”.
“L’iniziativa si incastra in tutto quello per cui è nata l’Associazione Alpini, che ha come mandato il non dimenticare tutti coloro che si sono sacrificati nella Prima e Seconda Guerra Mondiale – ci racconta Manuel Grotto, storiografo e volontario dell’Associazione Alpini di Arsiero – Abbiamo recuperato un cimitero militare, stiamo facendo degli scavi per recuperare alcuni caduti sulle montagne e, tra le altre cose, abbiamo trovato la documentazione di un cappellano militare, che si chiamava Padre Galloni. Era il prete di un battaglione di alpini ed è stato anche a Monte Maggio. Nel primo dopoguerra, appena finita la guerra, si offrì per andare a sistemare i cimiteri e cercare di fare avere alle famiglie le poche notizie che si potevano raccogliere in quegli anni, ben 110 anni fa. È stato lui ad aver tessuto le fila con le famiglie per cercare di fare avere loro notizie“.
È durante l’alacre e perseverante lavoro di Padre Galloni, conservato presso la congregazione di suore da lui stesso fondata, che spunteranno le foto di Ettore Ferraris sulla tomba del figlio, quella che gli avevano riservato i commilitoni quel 23 agosto 1915.

“Nella ricerca di documentazione abbiamo trovato queste lettere e abbiamo trovato questa foto – prosegue Manuel Grotto – Allora mi sono interessato, con gli Alpini di Genova, e mi sono detto: “ma come faccio io a trovare qualche parente di Luigi Ferraris?”. Mi è stato detto che c’era Paolo De Chiesa, commentatore RAI, suo pronipote. Una volta contattato, ho raggiunto anche l’altra nipote che è la figlia del fratello e in tutta questa riunione di famiglia abbiamo deciso di ricordare Luigi Ferraris a Monte Maggio. A quel punto, con le cartine che mi ha fornito la famiglia, sono andato a ricercare a Montemaggio il posto esatto dove fosse stato sepolto (dove è stata posizionata la croce in legno, ndr) e il posto esatto dove fosse morto (dove sorgerà la bacheca con la storia di Luigi Ferraris, ndr)”. A supportare Manuel Grotto gli alpini della sezione di Vicenza, il gruppo di Laghi e il gruppo di Arsiero.
Domenica sarà un momento impattante: verranno raccontate quali erano le linee del fronte, dove fosse posizionata l’artiglieria, le dinamiche che regolavano una giornata di scontri e di guerra. Tre suore della congregazione fondata da Padre Galloni presenzieranno in loco, sul Monte Maggio, indossando un cappello degli Alpini. La simbologia sarà forte, e se la giornata sarà limpida si potrà vedere da lontano la Laguna di Venezia, come fosse una sottolineatura sul forte legame tra Ferraris e il mare, tra Ferraris e Genova. Un legame che potrebbe ripetersi tra qualche mese con nuove iniziative in seno a questa commemorazione.

Una storia lunga quella appena raccontata, la cui importanza è stata messa nuovamente in evidenza oggi da un articolo diffuso dalla Fondazione Genoa per ricordare quanto accadrà domenica 20 luglio. Una camminata verso il luogo di sepoltura di Luigi Ferraris culminerà con la celebrazione della Santa Messa officiata da Monsignor Mario Vaccari, vescovo di Massa Carrara, che di Luigi Ferraris, medaglia d’argento al valore militare, è il pro-nipote.
Saranno presenti autorità civili e militari, rappresentanti delle istituzioni coinvolte, esponenti del mondo sportivo e la cittadinanza. L’evento si inserisce nelle iniziative per il 110° anniversario della scomparsa di Ferraris e mira a unire la memoria storica con i valori dello sport, del coraggio e dell’impegno civile“.

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