Il campionato di calcio di Serie A ha confermato che, mentre in Europa rispetto al passato le idee hanno aiutato la crescita di molte squadre, non solo le più titolate, in Italia siamo rimasti ancorati alla tattica: con quelli che non cambiano mai il sistema di gioco e quelli che invece si sono presi l’etichetta di trasformisti.

Sia chiaro che i fedeli e i trasformisti muovono la squadra in modi diversi, cercando di utilizzare le potenzialità in rosa e sul campo, ma principalmente analizzando le lacune degli avversari studiate con gli analisti prima della gara. Ogni partita del campionato italiano è stata una sfida tra sistemi e moduli diversi, con sviluppi dell’azione che cambiavano di azione in azione.

Sui sistemi di gioco, tanti sono i dibattiti sterili. Nel campionato italiano è facile ridurre un sistema di gioco a semplici numeri. Al contrario, in una gara le squadre si esprimono in valori dinamici: quelli che mancano quando giocano in Europa, mutevoli e a volte imprevedibili.

Un’idea della disposizione della squadra si ha solo nella fase difensiva. È difficile dare le posizioni generali sul terreno di gioco e valutare la distribuzione.

L’uomo, il giocatore, non è un computer che si può programmare. Ma, nello stesso tempo, egli deve sapere quando, come, dove muoversi e cosa fare nel modo più economico e utile per sé e per la squadra.

Lo schema, la tattica, rappresentano una linea guida per tutti, un’alternativa di soluzioni; ma nella fase di possesso l’inventiva dovrebbe contare di più, e nello scorso campionato si è vista poco. Lo schema è fondamentale nella fase di non possesso.

Nello scorso campionato, gli allenatori che hanno avuto successo sono stati quelli che hanno variato i moduli in una gara. Peccato che qualcuno abbia pensato di telecomandare i calciatori, essendo troppo innamorato di moduli e sistemi di gioco a scapito della giocata.

Nello scorso campionato non sono state molte le situazioni in cui si sono visti calciatori inventare con un gesto tecnico, riducendo il più bel gioco del mondo a qualcosa senza fantasia, invenzione e magia.

Probabilmente non sarà solo colpa della tattica: il problema è che scarseggiano i giocatori di personalità, cioè quelli che in una gara sono capaci di adattarsi alle varie situazioni di gioco senza essere appoggiati dalla panchina.

Altro punto di merito per gli allenatori è il passaggio positivo alle 5 sostituzioni: cambiando mezza squadra si riconosce la forza dell’allenatore e del suo staff.

Come si è visto nelle gare europee contro le squadre italiane, ogni calciatore era autore del sistema tattico. Ognuno, però, nella tattica era il protagonista attivo del proprio ruolo: muovendosi, ricevendo, seguendo, facendo qualcosa di diverso per ingannare l’avversario.

Ognuno era responsabile e quindi aveva una piena libertà decisionale in fatto di modi-tempi, spazi, scelta-interpretazione, pur tenendo conto del movimento coordinato e organizzato degli altri.

Si possono predisporre il maggior numero di tattiche possibili, in modo da determinare i tempi e gli spazi opportuni, ma tutto sarà inutile se non sarà supportato e suffragato da una sufficiente capacità tecnica da parte dei protagonisti.

A cosa serve correre, muoversi, creare e occupare spazi, se al momento opportuno chi è in possesso del pallone non è in condizione di fare un passaggio positivo o concludere in porta? Ad esempio, in fase di possesso: a cosa servono le tattiche se i calciatori non sono in grado di dominare la sfera e quindi avere i tempi e i modi adatti allo scopo?

Il calcio in Italia, quando non arrivano i risultati, si rifugia sempre nell’intensità mancata. Questo è vero. L’intensità, all’estero, viene sviluppata con altre metodologie nella preparazione, e qualcosa potrebbe cambiare nel prossimo campionato dello Stivale.

Semplicemente: ricordate Inter–Paris Saint Germain. La disfatta dei nerazzurri non è avvenuta per la tattica, ma per il possesso palla, che per i nerazzurri partiva da dietro con le difficoltà create dall’avversario pronto a fare pressing ultra-offensivo. Semplicemente perché le loro azioni, il loro palleggio, partiva da 40 metri davanti al proprio portiere, non dal basso. A Inzaghi sarebbero bastati dei passaggi lunghi per sorprendere i francesi? Probabilmente sì, ma strategicamente non erano preparati per effettuarli.

La speranza è che nel campionato 2025/2026, oltre all’utilizzo di un sistema di gioco e a una costruzione ragionata, chiara e logica nella distribuzione delle forze nell’interesse dell’intera squadra, sia lo stile a fare la differenza: un modo particolare e personale di comportarsi, con un tipo di gioco modellato in base alle capacità tecnico-tattiche, alle potenzialità fisiche e al comportamento fantasioso dei giocatori.

Giustamente, non cambierà nulla. Come scrivono i testi dell’Università del Calcio di Coverciano, le caratteristiche e i principi di un sistema di gioco non cambieranno, perché bisognerà sempre tener conto di un sistema equilibrato, elastico e razionale.

Per quanto scritto devo ringraziare il Professore Franco Ferrari, che me lo ha insegnato e adesso, in Cielo, probabilmente sarà arrabbiato perché si vuole trasformare il calcio in qualcosa di scientifico, i cui effetti siano riproducibili in laboratorio.

Il calcio non si può considerare alla stregua di una scienza se mancano le emozioni, le sensazioni, le percezioni di uno sport collettivo che vive di errori e giocate. Ci stanno provando gli arbitri, con la loro tecnologia, a farlo, ma i risultati sono molto scarsi.

Nel Mondiale per club, gli arbitri avranno una bodycam sul viso, integrata nel sistema centrale insieme alle immagini live, ai replay e agli highlights. Paradossalmente, però, non tutto sarà mostrato: le immagini saranno prima controllate, e solo quelle non controverse saranno mostrate.

A cosa serve allora? A niente, come quando durante una partita con episodi controversi sul campo e sugli spalti vengono mandate immagini di belle donne e bambini.

Novità anche per gli assistenti: saranno collegati con la sala VAR in occasione dei fuorigioco semplici ed evidenti. Per quanto riguarda quelli al millimetro, interverrà la tecnologia. Quando arriverà un robot sulla linea laterale al posto degli assistenti, ormai semplici guardalinee delle linee laterali?

Buoncalcioatutti!


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