Fra tre giorni finisce il calciomercato di riparazione 2024, alle ore 20 del primo febbraio. Per quanto i procuratori lo abbiano manipolato, sono loro i potenti del calcio, si saranno come sempre riempite le tasche di molti mediatori e anche di qualche “patron” o di qualcuno vicino. Continuerà fino al gong finale a voler essere l’arte dell’imprevisto. Il problema che tutto gira a chiacchiere, ma mancano gli euro o i dollari.

Riguardo al Genoa, le notizie che hanno sconvolto i tifosi di ieri sulla partenza di qualche stella entro giovedì non lasceranno tranquilli fino alle ore 20 di dopodomani. Tutti sono consapevoli che per il bene del Genoa a giugno qualcuno uscirà da Pegli per motivi di bilancio e autofinanziamento e per permettere ai 777 di abbassare i debiti (che ci sono sempre) e mettere in moto la loro seconda fase di crescita del Vecchio Balordo. Un’uscita entro dopodomani, condita dalla non sincerità riguardo la presunta volontà di qualche giocatore di andare via, non sarebbe digerita come quella della partenza di Dragusin, anche con il rispetto dovuto ad una valutazione monstre che non si possa rifiutare.

Bene il riscatto di Malinovskyi, bene l’ingaggio in prestito (considerata la stagione negativa  fatta al Marsiglia) di Vitinha, bene l’imminente arrivo e ingaggio di Ankeye. Il Presidente del Marsiglia, da procuratore a Presidente dei transalpini. sta cercando di recuperare euro dopo averne spesi tanti per i due calciatori passati sotto la Lanterna.

In molti hanno chiesto come gioca Vitinha: non è un prima punta, può giocare in caso di  necessità, è più un esterno. Un paragone: Albert è più un Perotti, Vitinha più un Iago Falque. Da venerdì il pallone passerà nei piedi di Gilardino. Sempre alla ricerca dell’equilibrio, sarà difficile farli giocare tutti insieme. L’importante incontrarsi per il rinnovo del contratto subito.

Peccato che il Genoa, che è in silenzio su tutto, faccia sì che questo stesso silenzio sia padre della meditazione, che a sua volta è madre della critica e, a sua volta, matrigna del pessimismo, come diceva Araquistain. Pessimismo dove si sguazza.