La scelta del violinista Gilardino come allenatore è stata perfetta per catalizzare una serie di elementi utili a costruire questa sorta di modello Genoa.

Gilardino ha infatti portato esperienza inaspettata con particolari doti motivazionali dentro uno spogliatoio e con il tempo le ha portate anche tra la dirigenza, facendo lievitare prima le aspettative dell’ambiente genoano (non solo tramite i risultati), poi creando un gruppo compatto di battaglieri in una Serie B non facile.

I tifosi sono stati parte integrante della cavalcata se si pensa al tutto esaurito non solo al Ferraris, ma in tutti i campi della cadetteria. Si è poco considerato che questa risalita in Serie A nasce anche dalla scrivania.

La scrivania non solo della parte tecnica, ma anche di tutti quelli che lavorano dentro gli stanzoni della Villa nobiliare di Multedo. Un gruppo giovane, dall‘amministrazione alla comunicazione che ha generato la corsa via social del Vecchio Balordo per  tutti quei tantissimi giovani che hanno riempito la Nord e la Sud. Non si dimentichino l’esperienza della segreteria, gestrice di tutte le problematiche organizzative, e quella del marketing.

Da sottolineare anche il lavoro della parte tecnica, del Direttore Sportivo con il coordinamento di Spors e di tutto lo scouting. Anche per questo l’ultima sessione di calciomercato estiva e invernale è stata fatta investendo, ma non spendendo cifre folli.

Si sono fatte scelte oculate cercando prima di vendere e dopo comprare, due verbi nel calcio in disuso, talvolta con scambi alla pari. L’essenza del baratto puntando su brillanti intuizioni a caccia del talento che poi in futuro deve diventare una comoda e quasi vitale plusvalenza per continuare il lavoro di rafforzamento della squadra. Il tutto senza dimenticarsi delle fatiche di Matteo Scala per ridurre l’organico, operazione che dovrà rifarsi anche nel prossimo futuro.

Le scelte degli uomini di mercato genoani si sono dimostrate importanti per la riuscita della risalita in A in un solo anno ccpsì ome la giovinezza che si respira dentro gli austeri saloni di Villa Rostan voluta dai 777, Blazquez e Ricciardella.

La parola “plusvalenza” non suona mai bene nelle orecchie dei tifosi genoani perché in passato non ha generato risultati positivi. La plusvalenza funziona quando si ha un sostituto pronto. Visione poco usuale nel passato, al punto da provocare esasperazione.

Certamente il settore tecnico, lo scouting, viste le potenzialità sparse in tutto il mondo,  come descritto dal ds Ottolini nella sua intervista a Buoncalcioatutti, si saranno coordinati con un buon margine di tempo come gestire una lista di sostituti per i giocatori in odore di plusvalenza, che dovranno produrre euro da investire subito per rinforzare la squadra.

La forza di una società di calcio per competere, con pochi euro, con le big è, in tutti i campionati europei, investire in modo oculato attraverso intuizione; capacità di analizzare altri dati significativi sulle capacità del giocatore da ingaggiare; elaborazione non solo situazioni da algoritmi e visioni televisive ma economiche e personali; ricerca e approfondimento del tipo di calciatore si arruola; analisi delle sue motivazioni, del suo modo di stare e lavorare in gruppo.

Sarà fondamentale che ci siano sintonia e coordinamento reale tra l’allenatore e il resto dello staff tecnico: quando si ingaggia un calciatore deve essere quello che vuole il mister. Senza rifarsi al calciatore particolare, ma al profilo.

Il settore tecnico deve essere uno strumento al servizio dell’allenatore. Se ti chiede una mela inutile portargli una patata o quello che lui ritiene essere una patata. Il fiasco è assicurato quando il calciatore capisce questo problema perdendo fiducia e l’operazione naufraga tra panchina e tribuna.

Il calciomercato è facile solo a chiacchiere. Il Genoa ha la fortuna di avere Gilardino che continuerà con i piedi ben piantati per terra, non chiedendo la Luna.