In Genoa-Ternana non è andato in onda il film di Sergio Leone “Il Buono, il Brutto e il Cattivo” con “sentenza” Dragusin a fare gol, ma un altro capolavoro della cinematografia mondiale, un po’ rivisitato: “Quella sporca quindicina“, quella mandata in campo grazie alla duttilità di Alberto Gilardino.

Il Genoa, oltre l’atteggiamento, ha capito che in questa Serie B dovrà essere pratico, solido e cattivo. Pazienza se non chiude le gare e lascia in ambasce i propri tifosi più preoccupati di un errore dei rossoblu a quarti che non dell’avversario.

Altro film lo ha mandato in onda al termine della gara in conferenza stampa il regista Cristiano Lucarelli, tecnico delle Fere: “Oggi le comiche” quando ha dichiarato di aver “giocato alla pari” e che “questa gara è stata vinta dal pubblico del Ferraris“.

D’accordo che fare l’analisi di una gara è difficile per tutti, ma per un calciatore navigato e  allenatore si poteva fare più bella figura. Avrebbe dovuto inquadrato lo svolgimento della partita per come era veramente andato, ma probabilmente per Lucarelli questa abilità è ancora da acquisire non solo con metodo e studio, ma con più esperienza.

Grande bomber Cristiano Lucarelli, il giorno prima te la sei presa con il VAR che ha fatto la Ternana “capro espiatorio” e il giorno dopo vedi altra partita. Prossimamente, se non vuoi che la panchina (ri)salti, non cercare il risultato con il minimo rischio e forse anche con il minimo sforzo perché altrimenti sarà difficile fare risultato pieno e vista la classifica serve troppo alle Fere incrementare.

Annunciare il 4-3-1-2 e dopo giocare tutti nella propria metà campo dietro il pallone e quando viene affondato da un gol rimanere nudi solo con corner o cross dalla trequarti a salve è come giocare alla battaglia navale e non al calcio. Si è anche corretto nel finale dando meriti al Genoa di essere più forte, in ritardo come ormai succede di frequente in politica su altri argomenti.

Se in campo c’è stata la “sporca quindicina”, nel cuore del gioco ci sono stati tre “hombre d’orchestra” e Lucarelli, in particolare nel primo tempo, non è riuscito a prender loro le contromisure. L’unica mossa è stata la marcatura a uomo su Albert.

Badelj, Strootman, Sturaro cambiandosi il ruolo ad elastico, difendono nella propria area, non fanno dribbling perché non serve: arrestano il pallone alla perfezione siano o non siano marcati, calcolano il tempo e lo spazio per ridare il pallone al compagno meglio piazzato. L’opera si completa quando Sturaro segue l’azione e piomba sui rimpalli – attualmente bisogna dire seconde palle -, tutti e tre non si dimenticano di battere a rete, contro la Ternana il gol di Badelj ha dato l’impressione della rete della vittoria pur mancando trequarti di gara da giocare.

Per finire il commento alla partita dispiace che uno dei più belli campionati della Serie B sia in mano a direttori di gara tipo Camplone, direttori che non sono in grado di essere a conoscenza della Regola 12 “Falli e scorrettezze”, che non può essere applicata con discrezionalità o ad minchiam, come avrebbe detto il Professore.

I giocatori rossoblu a quarti danno l’anima per far felice il loro mentore che in ogni gara vuole essere un Giano Bifronte non solo tatticamente, ma anche con volti datati e giovani, tutti pronti a contribuire al risultato. Per due pratici come Gilardino e il suo Vice Caridi la priorità resta la difesa, il clean-sheet, in italiano il non prendere gol. E zero gol incassati al Ferraris in otto partite sono lo specchio del loro credo collettivo.

I rossoblu a quarti hanno il miglior rendimento di chi ambisce al secondo posto e bisognerà incrementarlo. La cautela in questa Serie B è sempre d’obbligo, ma nel percorso tracciato al Pio Signorini, dentro e fuori del prato verde, c’è un percorso  chiaro da seguire.

Adesso serve aumentare ancor di più il ritmo, non solo prima di Pasqua, e bisogna fare ancora risultati per fare un ulteriore salto mentale, considerato che il passo di G&G (Genoa e Gilardino) è buono ed è ormai una certezza acquisita.

Gila in ogni gara ha fatto vedere che gli piace la supremazia del gioco, ma soprattutto il fatto di portare più giocatori nella metà campo avversaria: il tutto viene fotografato da più tiri da fuori area, dal riempire l’area avversaria e dall’eseguire calci di punizione diretti, confermando che il bel calcio alla fine paga di più di ogni altro fattore.

Gilardino dopo aver dato un’anima al Vecchio Balordo ha cercato e trovato una rosa larga, non solo con i ragazzi della Cantera ma anche con quelli più datati. Tutto questo viene raccontato dalle ultime gare sempre in 16 sul pezzo e mai con il fiato corto. Sostituzioni che non fanno fare passi da gambero al gioco.

Con questo cammino il Genoa  può sognare, pur avendo 9 finali prossimamente da giocare che vorranno e dovranno interpretare in casa e fuori giocando da squadra: compatti, combattivi, concreti, capaci di accendersi nel momento giusto, ma mai spenti.

In attesa di Coda e Aramu al rientro dopo la sosta, il numero 10 andrà almeno in panchina a Brescia? Gilardino ha ritrovato Ekuban  e Salcedo, due “matte” che possono fare poker.  Sabato alle ore 14 altro step, non esame, da superare: è il Brescia ultimo in classifica.