Il Genoa non è Paganini e ha replicato la brutta prestazione di Reggio Calabria. Blessin non è Mourinho, ma forse accuserebbe dopo le gare di Reggio Calabria e con il Como qualche calciatore di “scarsa negligenza professionale”.

Blessin nella conferenza stampa post partita ha detto che lui non ha mai detto che ha a disposizione la squadra più forte della Serie B, opinione che si può condividere in particolare guardando le seconde linee, e non solo sugli esterni.

Perciò da cronista senza voglie moralistiche, considerato che il Vecchio Balordo è ancora terzo in classifica al primo terzo di campionato, con  25 gare da giocare e 75 punti a disposizione, potrebbe essere la situazione “giusta”. La situazione giusta, come sempre successo in tutte le squadre altalenanti nel gioco e nelle prestazioni, di fare da parte della dirigenza presente in loco, dopo un consulto con la proprietà, un incontro non solo con l’allenatore, ma anche coi calciatori di maggior esperienza per capire cosa sia successo nelle ultime due gare che hanno visto il Genoa colpito da una mesta “broccagine” improvvisa e poco giustificabile, quasi con riflessi spenti, nervosismo, insofferenza, fiato corto e intelligenza svanita. Colpa della tecnica mancata oppure di una tattica non pervenuta e non gradita? Domanda logica, che poniamo direttamente a noi stessi vista la scomparsa nei dopogara (dal Covid in avanti) delle zone miste dove si intervistavano anche i calciatori e anche delle porte perennemente chiuse del Pio Signorini.

Detto tutto ciò, vanno prese decisioni e comunicate all’esterno per far tacere – e non alimentare – il tam-tam non solo su nuovi tecnici, ma anche su giocatori già sull’uscio del Pio Signorini a 50 giorni dall’apertura del calciomercato. Le lezioni di Reggio e di ieri dentro il Tempio bisogna metterle subito a frutto per non temere il peggio in futuro, un problema che diventerebbe né onesto né ammissibile.

Ormai la nuova proprietà avrà capito che con il Genoa di mezzo c’era, c’è e ci sarà la solita “tarantella” tra il bene e il male. C’era forse solo l’illusione che, questa tarantella, con la nuova proprietà e la società a Pegli sarebbe cambiata, ma per fare una famiglia al Genoa le cose devono andare sempre bene. Addirittura qualcuno sarà rimasto deluso che il Grifone non abbia perso con il Como. Ora cerchiamo di stare ai fatti della partita contro il Como.

I genoani presi individualmente dovevano essere superiori ai lariani, ma non facendo squadra – e soprattutto non facendola da subito – non sono apparsi idonei, come contro la Reggina, a giocare contro il gioco degli uomini di Longo che in trasferta avevano solamente racimolato prima delle 16.15 di ieri un solo punto.

I comaschi sono partiti con gomiti in resta, sicuri della differenza tecnica, e hanno cercato di trovare vantaggi da ogni contatto e di non picchiare, ma metterla sul duro non solo contro i rossoblu a quarti, ma anche su ogni decisione arbitrale. Pazzesco: da parte loro non sembrava di giocare di fronte a 25.000 spettatori scatenati, ma in campo neutro.

Hanno stupito per chi lo avrà visto (compresi anche Blessin e il suo staff che hanno visionato altre gare in trasferta di Fabregas e compagnia) nel primo tempo, bravi per la tenuta del campo con l’autorità di una compagine non ai margini dei playout, cercando di essere impostati al meglio tecnicamente, solidi in difesa, tenai, agili in mediana, non geniali davanti ma pronti a sfruttare la fisicità di Cerri, autore del gol di testa. La sua unica specialità messa in luce da una marcatura alla “Roccapepe”. Badelj e Strotman nel primo tempo sono stati sconcertati dal gioco razionale, quasi preciso degli interni lariani.

Visto e considerato che nella prima parte si era avvertito la mancanza di un coordinatore più autoritario e deciso nel cuore che non fossero Badelj e Strootman, Blessin nell’intervallo ha fatto uscire il croato in una sostituzione non capita. Tutti si aspettavano il 4-3-3 con Frendrup tornato a centrocampo e Aramu con Yeboah, ricevuto con sospiri e mugugni.

Difficile dare per mancato l’esperimento dei due citati in precedenza. Confermato che senza qualcuno vicino pronto a fare il rubapalloni il loro gioco, per le loro caratteristiche tecniche non veloci, non si potrebbe riscontrare. Contro il Como sono continuati i problemi di rifornimento a quelli davanti che si sono mossi anche senza pallone. Dopo 6/7 passaggi laterali o indietro bisogna trovare l’imbucata giusta, altrimenti è meglio cercare la profondità o il cambio campo nella parte debole avversaria. Probabilmente non riesce per mancanza di tempo e spazio e di una manovra non supportata dalla velocità dell’esecuzione del passaggio, per non permettere agli avversari di chiudere tutte le linee di passaggio.

Il possesso pallone suddiviso al 50% per uno mai visto al Ferraris. Il Como ha sbagliato gol importanti, il Genoa solamente uno con Yebah che non ha fatto lo “scavetto” al portiere sdraiato per terra. Anche gli altri cambi di Blessin hanno lasciato perplessità.

Solo gli avversari del Genoa ultimamente hanno tenuto conto degli infortuni degli uomini di Blessin impostando le gare su quelli. La mancanza di esterni difensivi nella quattro pesano. Pajac in convalescenza per 6 mesi, Hefti con la pubalgia da domare gioca a scartamento ridotto, Sabelli spostato a sinistra spinge ma per crossare o fare il triangolo ha bisogno del piede destro, e anche a difendere fa fatica come Czyborra.

Blessin in conferenza stampa prima della gara, sabato scorso, ha fatto intendere di non essere contro i  suoi  “odiatori” e gli piacerebbe rispondere a tutte le critiche. Adesso arrivano due settimane di stop utili, importante che il tecnico non stia tra incudine e martello, altrimenti meglio cercare altre soluzioni, per cercare di affrontare la sosta con serenità tra infortunati da recuperare, Sturaro e Ilsanker su tutti, che potrebbero   permettere di cambiare qualcosa tatticamente. Il tutto in attesa del mercato invernale per riparare il lavoro estivo fatto in entrata e in uscita, non solo sulla corsia di sinistra. Oltre i prestiti gratuiti in giro per la Serie B che in ogni gara giocata contro il Grifone hanno voluto far vedere di non aver nulla da invidiare alle seconde linee rossoblu a quarti.

La Nord e la Sud hanno cantato a squarciagola per 100 minuti non soccombendo mai in qualsiasi minuto della partita contro qualsiasi tifo avversario, anche nei momenti bui. Alla  fine della partita hanno fischiato sonoramente, per la prima volta, la squadra, non contenti  di non essere oadroni nel proprio fortino: 5 pareggi su 6 gare giocate potrebbe essere altro “guinness” del Vecchio Balordo.