Mamma che fatica, ma finalmente è arrivata una vittoria dentro il Tempio. Sotto l’aspetto tecnico da una parte e dall’altra l’incontro non è stato gran cosa: ha avuto spunti belli da parte del Grifo e pause meno apprezzabili.

Il risultato, però, è giusto: il Grifone ha tirato verso la porta avversaria, colpendo anche un palo, mentre i canarini solo una volta hanno impensierito Martinez, bravo in uscita a terra. Come scritto nel pezzo di presentazione della gara, anche contro il Modena la prestazione del Vecchio Balordo scatenerà dei “però”, tra gli ottimisti e pessimisti.

Ha vinto il Genoa perché ha fatto gol. Ha fatto soffrire il Genoa perché non chiude le gare e sbaglia il possibile e l’impossibile davanti ai portieri avversari. Anche ieri almeno altri tre rigori in movimento errati con la porta avversaria quasi spalancata.

L’illusione che il Genoa fosse una corazzata, in realtà mai fatta balenare nelle stanze del Pio Signorini, lascia in ogni gara l’amaro in bocca. La squadra approntata il primo di luglio non può essere una corazzata: difficilmente si è visto saltare l’avversario con un dribbling o un cambio campo, in particolare al Ferraris, per aprire spazi. Questo fatto è stato capito anche da Blessin che vuole forza e intensità in ogni gara.

Il Genoa ha cercato di fare azioni manovrate fitte di passaggi, ma il gioco non si allargava e il cross arrivava con il contagocce. Il Vecchio Balordo ha fatto vedere con il gol di Jagiello che l’unica carta per far saltare il banco avversario sono le combinazioni di gioco veloci.

Più che la tattica e il modulo importante è il “modo di muoversi” della squadra, cioè i rapporti che devono stabilirsi tra i singoli calciatori in relazione all’uomo in possesso del pallone e il conseguente comportamento degli avversari. Questi collegamenti tra giocatori dello stesso reparto si chiamano combinazioni di gioco. Ripeto: al Genoa con il Modena ne è riuscito solamente uno, quello fatto nel gol realizzato.

Blessin oggi ha cambiato strategia, ma Coda centravanti che sbaglia stop e non fa gol sarà un’altra sentenza da parte dei social con qualche dubbio su cosa il bomber possa fare tra i due centrali di difesa. Probabilmente quello che ha sempre fatto in carriera.

Tutti si dimenticano degli assenti, e in particolare di Gudmundsson, l’unico ad avere la proprietà del dribbling in velocità. Con lui anche a Palermo la gara avrebbe potuto avere altro risultato.

In ogni caso, la Serie B è un vero rompicapo. Le partite giocate dal Grifone non hanno  fatto altro che confermare alcuni aspetti positivi e altri invece ancora da risolvere. Il più evidente far girare gli episodi a proprio favore. Troppo spesso gli avversari del Genoa hanno preso dei vantaggi quando il Grifone ha commesso degli errori, così come sono troppe le occasioni da gol create e non sfruttate.

Tesser aveva annunciato alla vigilia di voler giocare una gara sporca e nel primo tempo il Mosena ci è riuscito con marcature a uomo e un’altra caratteristica alla Gasperini, quella di prendersi la responsabilità di lasciare libera una parte di campo, in questo caso la fascia sinistra. Pajac l’ha sfruttata più di altre volte, ma ci si aspettava di più.

Il gioco del Vecchio Balordo c’è stato in ogni gara, anche se ad intermittenza. Su questo dovranno lavorare Blessin e il suo staff per non permettere agli avversari di tenere testa a Badelj e compagnia.

Il rosario avversario anche nelle restanti gare che si giocheranno al Ferraris sarà sempre lo stesso: spacciare numeri di modulo ma inserendo tanti centrocampisti al posto di mezze punte e attaccanti con un solo obiettivo: non far giocare il Genoa.

La rosa del Grifone è stata tagliata quasi esclusivamente sul modulo di riferimento visto fino a ieri. Con gli ultimi arrivati, quando saranno in grado di avere la forza e la corsa del gruppo che ha iniziato a lavorare il primo di luglio, sarà lecito attendersi soprattutto dai singoli un salto di qualità non solo nei piedi, ma anche nella soglia di attenzione partendo dalla difesa che con i cinque gol incassati (con pochi meriti degli avversari) e sette realizzati rappresenta un ingranaggio da regolare a dovere.

Non ci son dubbi che il recupero degli infortunati e la ritrovata condizione degli ultimi arrivati potrebbero permettere a Blessin di ritrovare altre certezze per continuare il viaggio iniziato.

L’avvio del Genoa ha regalato entusiasmo, in particolare in trasferta. È il momento di tenere  lontana la depressione dal Pio Signorini rigirandosi tra le mani moduli e formazioni.

Dopo la sosta grazie, con qualche rientro e la forma ritrovata degli ultimi arrivati, è lecito aspettarsi un altro inizio del campionato. Passare agli avversari Strootman, Ilsanker, Sturaro, Aramu e Gudmusson rende difficile fare le ciambelle con il buco.

I cambi ben riusciti di Blessin ne sono la prova: nessuna chicca di gioco, ma l’esperienza ha portato a casa il risultato mettendo il sale sulla coda dei canarini.

Il Genoa funzionerà ancora meglio solo se tutti saranno al top della forma, un obiettivo che si può ottenere con carichi di lavoro pesanti, come successo a quelli in rosa dal primo di luglio. Il fiato rappresenta le fondamenta su cui costruire ma poi serve la tecnica, mancata troppe volte in questo inizio di stagione genoana (più che la tattica) per fare la differenza.

Tutti sono capaci di correre, la qualità però fa la differenza. Blessin e lo staff dovranno essere bravi a capire come mettere in campo i calciatori e la mano del tecnico quando ci sarà più qualità dovrà vedersi nella compattezza con cui la squadra si muove negli spazi strettissimi della Serie B. Negli scorsi giorni, la società è stata brava a non perdere la testa per la sconfitta di Palermo. Blessin confermato da tutta la dirigenza, a parole.

La squadra oggi crede nell’allenatore e nelle sue idee, anche se presto avrà bisogno di quella fiducia che è data dal vedere che le cose funzionano in base al lavoro che si fa e che arrivano i risultati.

Blessin non vuole – e non dovrà e potrà – avere un dogma intoccabile, il suo mantra ad inizio stagione, e dovrà mostrare duttilità tattica non solo in corso di gara. Aver vinto contro i canarini è stato comunque assai importante: basta guardare la classifica ed essere sempre su quel treno chiamato “desiderio”.