Il Vecchio Balordo è ancora vivo. All’89esimo minuto di gioco era già all’inferno, il gol di Badelj lo ha riportato nel Purgatorio della Serie A.

La partita con il Cagliari ha confermato che non eravamo tecnicamente tali da incantare,  e che solo il brio e la determinazione hanno determinato la vittoria contro i  sardi. Occorreva un gol, finalmente è arrivato: a posteriori possiamo scrivere meno male all’ultimo giro di lancette visto la sofferenza nei sei minuti restanti giocati.

Le punte del Genoa fanno fatica a liberarsi, ma nessuno di quelli che gioca e capace di liberarli a rete. Questo è il tallone della squadra di Blessin. I trequartisti o i calciatori che giocano dietro la punta difficilmente offrono il loro contributo in fase d’attacco, sebbene diano il loro apporto nei ripiegamenti difensivi e garantiscano aggressione in avanti giocando più da centrocampisti che da rifinitori del gioco.

L’iniziativa personale dei giocatori genoani è data da coraggio, intraprendenza, ma poca fantasia. Per fare gol l’ispirazione fuori e dentro l’area avversaria non è mai doverosa. Nel Genoa ci sono pochi calciatori che hanno estro e Blessin deve arrangiarsi montando e smontando la squadra a disposizione.

La partita con il Cagliari era difficile anche per il gioco di Mazzarri, arrivato al Ferraris con la sola idea di annullare il gioco del Genoa. Tale partita si è giocata sui rilanci dei due portieri con tutti ammucchiati a destra o sinistra. Bastava aggirare i sardi con un cambio campo veloce (l’unico a provarci è stato Frendrup) per avere praterie davanti e andare sul fondo mentre gli altri dovevano riempire l’area cagliaritana.

Blessin nel primo tempo ha preferito giocare a spillo con il solo Ekuban di punta, giocando in modo aggressivo in ogni zona del campo con una difesa compatta e ribattendo colpo su colpo. Blessin ha  preferito Ekuban per aprire spazi ai tre incursori, operazione difficilmente finita in porta. Il secondo tempo non da libri di calcio ha fatto capire che “senza Destro, no party?

Blessin ha messo in campo una squadra con quasi undici calciatori funzionali al calcio a tutto campo. Il collettivo è stato interpretato dagli undici schierati, ma non tutti funzionali al sistema di gioco solamente collaborativo.

Nelle prossime quattro gare, visto e considerato quello che abbiamo visto in trentaquattro giornate di campionato, non servono calciatori che facciano magie ma che abbiano fame e interpretino il gioco del tecnico cercando di imporre i propri ritmi e personalità.

Le genti genoane fino al penultimo di gioco hanno avuto paura di essere in B. Dopo si sono commosse e al fischio finale anche divertite. Anche noi in cronaca con Radio Nostalgia e gli altri colleghi vicini della stampa abbiamo rischiato l’infarto non per posa. Con dentro ancora gli occhi in quel calcio genoano che appariva confuso tecnicamente, che non creava azioni da gol. Sotto l’aspetto agonistico e sentimentale è stata una vera squisitezza come visto nelle prime  otto gare di Blessin. In ogni caso, si può dire che il campionato del Genoa continua.

Parlando con logica è dura: il Grifone è sotto in classifica e nella tabella dei gol fatti. Ma poiché sappiamo da sempre che la logica non ha senso nel calcio – e il campionato attuale lo conferma di giornata in giornata – vediamo di stare su allegri. Finora si sono vinte tre gare: adesso tutti insieme e non solo i 17.250 paganti (compresi 500 cagliaritani), che sono pochi visti i prezzi, devono incrementare il tifo della Nord oltre a riempire il Ferraris, perché il calendario prevede tre gare nel Tempio e una trasferta. Un tale calendario potrebbe portare i grandi numeri dalla parte del Grifone e non sarebbe un dispetto. Coraggio: aspettiamo partita dopo partita, guardiamo gli altri calendari .

Dovessi impostare le prossime quattro gare che deve giocare il Genoa incomincerei con un breve Pellegrinaggio alla Madonna della Guardia dove mi risulta agisca in pro dei poveri Cristi.